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secondo-colloquio-di-lavoro-consigli-per-affrontarlo-meglio
Secondo colloquio di lavoro: 4 consigli per affrontarlo al meglio

Lo diciamo sempre e lo sai certamente anche tu: il modo migliore per presentarsi ad un colloquio è prepararsi adeguatamente. Ma se per il primo colloquio conoscitivo puoi facilmente trovare consigli e buone pratiche, non è lo stesso per le fasi successive.

Nella nostra attività ci occupiamo spesso di colloqui di lavoro e conosciamo bene anche i dubbi e le paure di chi si appresta ad affrontare il secondo colloquio di lavoro. Cosa devi aspettarti? Cosa ti domanderanno? Come dovresti prepararti per avvicinarti sempre di più a quella posizione cui ambisci tanto?

Eccoci qui per aiutarti a sciogliere ogni dubbio con 4 consigli davvero utili per passare a pieni voti questa fase della selezione.

 

1) Approfondisci lo svolgimento del secondo colloquio di lavoro

 

Se sei stato convocato per un secondo colloquio significa prima di tutto che il tuo profilo è interessante per l’azienda e, non di meno, che avete già avuto un primo contatto positivo. Ora si tratta di andare oltre le presentazioni. In questa seconda fase, infatti, il recruiter ha l’obiettivo di approfondire alcuni aspetti fondamentali per la posizione offerta e proprio su questo verterà l’incontro.

Da una parte potresti prevedere quali potrebbero essere questi punti, ma dall’altra sappi che non c’è nulla di male nel chiedere delucidazioni prima di presentarti all’incontro. Proprio questo è ciò che fa la differenza: se conosci come si svolgerà l’incontro e quali sono gli aspetti che verranno toccati, ti sarà possibile presentare della documentazione a supporto e offrire al selezionatore del materiale utile per il suo lavoro. Questa intraprendenza – puoi fidarti – sarà certamente apprezzata!

Un’ultima cosa: non dimenticare di chiedere con chi avrai il piacere di parlare durante il colloquio. Se conosci i nomi di chi sarà presente, puoi prima informarti sulla loro posizione ricoperta in azienda e sapere quindi meglio come rapportarti e quali domande fare (e non).

 

2) Fatti conoscere

 

Lo abbiamo detto: il secondo colloquio ha come obiettivo quello di approfondire la tua conoscenza professionale, quindi sii generoso nella condivisione di informazioni che ti riguardano come professionista!

Cosa si aspettano da te? Sicuramente di sapere meglio cosa potresti dare all’azienda, quali sono le tue caratteristiche professionali e personali, qual è il tuo temperamento sul posto di lavoro e come potresti inserirti nel contesto lavorativo esistente. Tutte informazioni fondamentali per scegliere la persona giusta per la posizione giusta.

Quindi raccontati nelle tue precedenti esperienze lavorative, condividi aneddoti e fai esempi di come hai affrontato difficoltà, richieste da parte dei superiori, progetti con i colleghi. Tutte queste informazioni aiuteranno chi ti sta di fronte ad avere una visione più completa di te e delle tue potenzialità, oltre a darti la possibilità di mettere in luce ciò che ritieni importante per la posizione che dovresti rivestire nella nuova azienda.

 

3) Preparati a svolgere dei test nel secondo colloquio di lavoro

 

Alcune aziende colgono questa occasione anche per mettere alla prova i candidati direttamente sul campo. Potrebbe trattarsi di brevi esercitazioni o compiti pratici, capaci di dimostrare come approcceresti la richiesta e dare un assaggio del risultato che puoi portare.

Questo momento è di solito quello che crea più apprensione nel candidato, ma non devi temere! Prendila come un’ulteriore occasione per mostrare le tue capacità, raccontare il tuo modo di rapportarti al lavoro, dare un’anticipazione del tuo apporto finale.

Se non ti viene detto esplicitamente se ci saranno delle prove da sostenere durante il colloquio, quando ti contattano per fissare l’incontro non dimenticare di chiederne la durata: con un appuntamento di un’ora o superiore puoi aspettarti che ti venga proposto un test, altrimenti puoi stare tranquillo e prepararti per un colloquio frontale più classico.

A proposito di preparazione, purtroppo non c’è un modo univoco per renderti pronto al secondo colloquio, ma puoi tenere conto di queste variabili: le problematiche cui va incontro il profilo per il quale ti candidi, le conoscenze tecniche che sei tenuto a conoscere, le nuove sfide dell’azienda, l’organigramma aziendale. Pensa bene se ci sono degli aspetti che potresti approfondire o ripassare in vista dell’incontro, ma ricorda che non c’è niente di meglio della sincerità delle tue risposte per approcciarti al nuovo lavoro con la certezza di avere le carte in regola per svolgere il nuovo lavoro e vivere con serenità tutto ciò che ti attende.

 

4) Preparati a porre delle domande

 

In una fase avanzata del processo di selezione, quale il secondo colloquio di lavoro, le distanze tra te e il recruiter si riducono e ci si potrebbe aspettare che anche tu abbia delle domande da fare a proposito della posizione.

Prova a pensarci: se fossi davvero interessato ad ottenere il lavoro, ti saresti senz’altro immaginato all’interno dell’azienda e nel ruolo per il quale ti candidi. Questo è esattamente quello che si aspetta il tuo selezionatore ed è per te l’occasione per dimostrati ancora una volta già proiettato verso un futuro in azienda.

Ma quali domande dovresti porre? Sicuramente, se conosci le persone con cui ti confronterai, sarà più facile individuare dei quesiti specifici da rivolgere loro. Se non hai questa informazione, il nostro suggerimento è riflettere sui seguenti punti per identificarne alcune:

  • il lavoro. Orari, mansioni, responsabilità, ma anche retribuzione e benefit riconosciuti;
  • l’ambiente in cui lavorerai. Team di lavoro, collaboratori e referenti, gestione delle pause e momenti di condivisione;
  • il tuo futuro in azienda. Obiettivi da raggiungere, possibilità di crescita, formazione continua.

Segui questi consigli e preparati per un nuovo inizio!

Sei alla ricerca di opportunità lavorative e vuoi valutare nuove proposte? Guarda subito tra gli annunci di lavoro già disponibili se c’è quello che fa per te, oppure invia qui il tuo CV per essere sempre aggiornato sulle nuove posizioni aperte di tuo interesse.

 

3 Marzo 2023
compiti-addetto-gestione-del-magazzino
Quali sono i compiti dell’addetto gestione del magazzino

I compiti principali di un addetto alla gestione del magazzino possono variare a seconda delle esigenze dell’impresa. In ogni caso, stiamo parlando di una figura professionale che ricopre un ruolo fondamentale all’interno del contesto aziendale.

Poiché ricevimento, stoccaggio, movimentazione e spedizione merci sono attività cruciali nelle dinamiche operative d’impresa, il responsabile di magazzino è chiamato a supervisionare e coordinare con efficacia. Dallo sviluppo e implementazione di processi efficienti all’organizzazione e al mantenimento di un ambiente di lavoro sicuro e protetto, deve essere aggiornato su tutte le ultime normative del settore.

Dunque, l’addetto alla gestione del magazzino deve possedere specifiche conoscenze e competenze, affinché sia in grado di svolgere tutti i suoi compiti. Vediamo nello specifico quali possono essere.

 

Addetto alla gestione del magazzino: quali mansioni svolge?

 

Un addetto alla gestione del magazzino può gestire lo smistamento, la movimentazione e lo stoccaggio delle merci per una singola azienda, oppure svolgere la mansione in una ditta che si occupa di logistica conto terzi: in entrambi i casi, ricopre un ruolo cruciale nell’amministrazione del magazzino e dei relativi flussi informativi.

Se vogliamo semplificare, le mansioni del magazziniere hanno come scopo principale quello di rendere la gestione e movimentazione delle merci un processo snello, affinché sia possibile offrire ai clienti un servizio affidabile e rapido.

Ne consegue che un addetto alla logistica dovrà assicurare efficaci modalità di stoccaggio delle merci, monitorarne le giacenze a magazzino, organizzare le spedizioni e verificarne i quantitativi in ingresso e in uscita. Ma i suoi compiti non finiscono qui.

 

Gestione magazzino: inventario

 

Come abbiamo già detto, uno dei compiti più importanti dell’addetto alla gestione del magazzino è quello di gestire la merce in entrata e in uscita, in modo da avere sempre sotto controllo l’inventario. Quindi, deve avere una panoramica precisa di ciò che è in magazzino e incrociare questo dato con gli ordini che arrivano dai clienti. In questo modo, può valutare quando sia necessario informare l’ufficio acquisti o, se previsto, procedere ad ordinare nuova merce.

Quindi, a seconda dell’organizzazione e delle dimensioni dell’azienda, l’addetto al magazzino dovrà gestire anche i rapporti con i fornitori e gli spedizionieri, per accertarsi che i prodotti siano sempre disponibili. Ma non solo, dovrà anche segnalare eventuali criticità, come ad esempio il ritardo di un fornitore o la difficoltà ad approvvigionarsi di alcuni materiali.

Dunque, il magazziniere deve avere anche le competenze necessarie per utilizzare dei software specifici di gestione logistica, per tenere traccia dei dati in modo preciso e puntuale.

 

Integrità delle merci

 

Oltre a gestire le scorte, l’addetto alla gestione del magazzino deve fare in modo che la merce sia sempre in buono stato. I prodotti deteriorati, infatti, rappresenterebbero un vero e proprio danno per l’azienda, sia economico che d’immagine, mettendo in dubbio la serietà della compagnia nei confronti dei clienti.

Quindi, è necessario che l’addetto al magazzino controlli in modo puntuale le merci:

  • in ingresso;
  • durante lo stoccaggio, per evitare che si deteriorino;
  • in uscita, prima che vengano messe in commercio e consegnate nelle mani dei clienti.

 

Stoccaggio magazzino e gestione degli spazi

 

Anche la gestione degli spazi è una responsabilità dell’addetto alla gestione del magazzino. Per garantire che ogni prodotto sia gestito in modo da non essere danneggiato durante la sua permanenza, dovrà essere collocato in uno spazio dedicato, adatto al suo ingombro e alle sue esigenze di conservazione.

Tutto ciò che è presente nel magazzino dovrà essere organizzato dall’addetto alla logistica in modo che sia facilmente raggiungibile nel momento in cui dovrà essere spostato in negozio o spedito a un cliente.

Inoltre, nei casi in cui siano stoccati anche alimenti, o prodotti soggetti a specifiche leggi, l’addetto alla gestione del magazzino dovrà predisporre bancali e scaffali per posizionare la merce in arrivo nel rispetto delle normative a cui sono soggetti.

 

Movimentazione e organizzazione delle merci

 

L’addetto al magazzino si occupa di sistemare la merce al suo posto, quando questa viene consegnata dallo spedizioniere, e di movimentarla quando deve essere spedita a un cliente o esposta in negozio.

Quando il magazzino è di grandi dimensioni, può voler dire che il magazziniere dovrà utilizzare dei mezzi motorizzati. Ad esempio, un carrello elevatore, che permette di sollevare grossi carichi e movimentarli con minore fatica.

Come specificato anche nell’articolo dedicato alla formazione necessaria per i magazzinieri, avere il patentino di almeno uno di questi mezzi rappresenta un plus in una selezione per il ruolo da addetto alla gestione del magazzino.

 

Controllo delle bolle e dei documenti di spedizione

 

Un buon addetto alla logistica, infine, deve avere anche un’infarinatura di amministrazione, perché tra i suoi compiti rientra quello di redigere e supervisionare i documenti di trasporto, di acquisto e di vendita, per accertarsi che tutto sia in regola.

Infatti, tale figura gestisce i rapporti con gli spedizionieri e ha la responsabilità di controllare che la documentazione relativa alla spedizione coincida con la merce ricevuta. Oltre a monitorare le spedizioni in uscita.

 

Cosa fa l’addetto alla gestione del magazzino

 

I compiti di un addetto al magazzino e alla logistica sono diversi in base al contesto e alle necessità dell’azienda e richiedono competenze trasversali, sia tecniche che organizzative.

Inoltre, il responsabile della logistica deve conoscere le normative sui trasporti, le procedure amministrative, fiscali e doganali. Nonché possedere anche capacità di gestione e di lavoro in team. Si tratta di una figura molto richiesta ed è un ruolo che può dare molte soddisfazioni.

Ora che sai quali sono i compiti un addetto alla logistica, ti senti pronto a mandare la tua candidatura per questo ruolo? Guarda le offerte di lavoro attualmente disponibili, oppure invia il tuo CV per sapere quando si aprono posizioni interessanti per te.

 

24 Febbraio 2023
come-funziona-contratto-di-prestazione-occasionale
Come funziona il contratto di prestazione occasionale

Aziende e privati possono avere l’esigenza di assumere personale qualificato per prestazioni saltuarie, ricorrendo così al contratto di prestazione occasionale, un tipo di accordo a tempo determinato, regolamentato dallo stato per fronteggiare il rischio del lavoro in nero e dare maggiori garanzie ai lavoratori.

Chi presta servizio non deve avere necessariamente una partita iva, ma proprio perché si tratta di lavori saltuari è bene conoscere nel dettaglio tutti i vantaggi e tutti i limiti di questa particolare tipologia contrattuale.

Questo tipo di contratto viene generalmente stipulato per progetto e non dà luogo alla costituzione di un rapporto di lavoro subordinato tra azienda e lavoratore. Quindi, non sussiste l’obbligo di fornire un lavoro continuativo, né il diritto di richiederlo.

Può essere una soluzione vantaggiosa per datori di lavoro e lavoratori? Dipende dal contesto e dalle dinamiche di lavoro. Approfondiamo subito e vediamo insieme come funziona il contratto di prestazione occasionale in Italia.

 

Cos’è il contratto di prestazione occasionale

 

La normativa vigente (art. 54 bis del DL 24 aprile 2017, n. 50, convertito con modificazioni in Legge 21 giugno 2017, n. 96 e successivamente modificato dalla Legge di Bilancio 2023) prevede una distinzione tra 2 tipi di collaborazione occasionale:

  • prestazione di lavoro occasionale, a favore di un privato;
  • contratto di prestazione occasionale, che regolamenta i rapporti professionali con un’impresa.

Per definire una prestazione occasionale, la normativa chiarisce dei limiti precisi:

  • il lavoratore non deve ricevere un compenso annuo totale superiore ai 5 mila euro;
  • il datore di lavoro non deve elargire in totale più di 10 mila euro annui con questa tipologia di contratti;
  • ogni lavoratore non può ricevere più di 500 euro dallo stesso datore di lavoro.

I compensi vengono computati al 75% nel calcolo per i limiti fiscali, in caso chi presta servizio sia:

  • titolare di pensione di vecchiaia o invalidità;
  • giovane con meno di 25 anni;
  • disoccupato;
  • percettore di prestazioni integrative di salario.

I compensi sono esenti da imposizione fiscale e non incidono sullo status di disoccupato. Ma vengono conteggiati per determinare il reddito necessario al rilascio o al rinnovo del permesso di soggiorno.

 

Come funziona la prestazione di lavoro occasionale

 

La prestazione di lavoro occasionale permette di mettere in regola presso l’INPS la manodopera domestica:

  • assistenza a minori o anziani;
  • assistenza allo studio;
  • opere di giardinaggio e manutenzione dell’abitazione.

Datore di lavoro e chi presta servizio devono iscriversi sul portale INPS con i loro dati. L’utilizzatore del servizio può acquistare un Libretto Famiglia. Tale libretto è costituito da titoli di pagamento del valore di 10 euro ciascuno.

Pre-acquistati e assegnati al collaboratore domestico, sempre all’interno del medesimo portale INPS, i titoli consentono di regolarizzare gli oneri contributivi previdenziali e assicurativi, che sono a carico dell’utilizzatore.

 

Come funziona il contratto di prestazione di lavoro occasionale

 

Questo tipo di contratto è rivolto alle aziende che necessitano di personale per prestazioni di lavoro occasionali o saltuari. Ovvero, che rientrano in determinati limiti, oltre quelli retributivi elencati sopra.

I soggetti che possono usufruire di un contratto di collaborazione occasionale sono:

  • professionisti;
  • lavoratori autonomi;
  • imprenditori;
  • associazioni;
  • fondazioni;
  • enti privati;
  • amministrazioni pubbliche.

Tuttavia, le aziende che ricorrono a questo tipo di offerta contrattuale non devono avere alle proprie dipendenze più di 10 lavoratori assunti a tempo indeterminato. Fanno eccezione le Pubbliche Amministrazioni e le società sportive, che ricorrono ai contratti di prestazione occasionale per gestire le attività degli steward.

Non si può ricorrere alla prestazione occasionale nel caso in cui il lavoratore abbia con la stessa azienda un rapporto di lavoro in corso o che questo sia terminato da meno di 6 mesi. Invece, le aziende che operano nel settore agricolo non rientrano in questa regolamentazione e rispondono a disposizioni legali differenti.

 

Compensi previsti dalla legge per gli accordi di collaborazione occasionale

 

La normativa vigente prevede anche la regolamentazione della retribuzione prevista per le prestazioni di lavoro occasionale. I compensi pattuiti tra il lavoratore e chi lo assume sono fissati liberamente tra le parti.

Tuttavia, il compenso orario non può essere inferiore ai 9 euro all’ora, né inferiore ai 36 euro per una giornata di lavoro. Sono a carico del datore di lavoro anche:

  • oneri relativi alla Gestione separata INPS (33%);
  • assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (3,5%);
  • tassa di gestione del servizio da parte dell’INPS (1%).

 

Prestazione occasionale a norma di legge

 

Se ti capita l’opportunità di assunzione con un contratto a prestazione occasionale può essere un modo efficace per reinserirti nel mondo del lavoro. Magari, dopo un periodo di pausa o per acquisire nuove competenze e poter cambiare settore professionale.

L’importante è sapere come funziona, per comprendere i limiti e le condizioni previste dalla normativa vigente. Infatti, se la collaborazione professionale comporta un superamento della soglia retributiva di 5 mila euro annui o il monte di 280 ore in un anno, il lavoro deve essere regolarizzato con un contratto a tempo pieno e indeterminato.

Ora che conosci i termini fondamentali per stipulare un contratto di prestazione occasionale puoi dare un’occhiata agli annunci di lavoro già pubblicati: tra le inserzioni potresti trovare l’occasione professionale che fa al caso tuo! Se invece non hai individuato una proposta che suscita il tuo interesse, gioca d’anticipo: manda il tuo curriculum e aggiornati sulle posizioni che si apriranno in futuro.

 

17 Febbraio 2023
aggiornare-il-curriculum-consigli
Aggiornare il curriculum: 4 consigli pratici

Quando è stata l’ultima volta che hai fatto una revisione completa del tuo CV? Come la maggior parte delle persone, è molto probabile che tu abbia pensato di aggiornare il curriculum solo quando hai dovuto, o voluto, cercare un nuovo lavoro. È comprensibile.

Dopotutto, perché avresti dovuto farlo?

Tuttavia, ora che è giunto il momento, pensare di rivedere totalmente il tuo curriculum lavorativo sembra scoraggiante e dispendioso in termini di tempo. Si salvi chi può! In realtà, potrebbero bastare pochi aggiustamenti per avere un impatto sorprendente sui recruiter.

Non lasciare che un CV obsoleto limiti il tuo potenziale. Ecco 4 pratici e potenti consigli per aggiornare il curriculum e iniziare la tua ricerca di lavoro con fiducia.

 

Perché dovresti aggiornare il curriculum?

 

Dall’ultima volta che hai aggiornato il CV è passato un po’ di tempo, probabilmente era poco prima di trovare il tuo ultimo posto di lavoro. Magari, ci avevi anche lavorato molto. Dunque, perché dovresti aggiornare il curriculum, invece di aggiungere semplicemente la tua più recente esperienza lavorativa?

Ogni volta che ti metti alla ricerca di un nuovo lavoro, dovresti fare una revisione completa del curriculum, perché l’attuale lavoro potrebbe non essere l’unico cambiamento. Prova a pensare a tutto quello che è successo in questi anni: sicuramente avrai maturato delle esperienze, professionali e personali, che ti hanno insegnato qualcosa di nuovo.

Rifletti su quali di questi insegnamenti possono essere integrati nella tua vita lavorativa, e parti da quelli per aggiornare il tuo curriculum. Inoltre, revisionare il CV periodicamente ti è utile anche in altre situazioni:

  • è sempre pronto per fare domanda, se capitano opportunità di lavoro inaspettate;
  • puoi cogliere eventuali lacune nella tua esperienza e nelle abilità lavorative che già possiedi, per migliorarle senza imminenti scadenze a metterti sotto pressione;
  • andrebbe bene subito, se ti capitasse di ritrovarti in una situazione di disoccupazione imprevista;
  • puoi tenere traccia dei tuoi progressi professionali, risultati, abilità, esperienza, ecc.

Dai, mettiamo mano al CV? Ecco 4 consigli da mettere in pratica subito.

 

#1 Fai pulizia nel tuo curriculum

 

Molto spesso si cade nell’errore di pensare che un buon curriculum sia pieno di informazioni: più posizioni lavorative e informazioni inserisci, migliore figura farai.

Ma non è proprio così. L’attenzione dei recruiter è chiamata a un super lavoro, perché sono chiamati a visionare un’enorme quantità di curriculum in una volta sola. Trovarsi davanti un documento di otto pagine in cui racconti nel dettaglio la tua esperienza di animatore all’oratorio non sarà certo allettante per loro.

Quindi, quando aggiorni il CV fai una selezione di ciò che è davvero importante e tieni solo quello. Non avere paura di glissare su esperienze che non sono rilevanti ai fini del lavoro che stai cercando: solo in questo modo metterai in luce le tue vere qualità.

 

#2 Adegua il contenuto del CV all’offerta di lavoro

 

Uno dei consigli più importanti che possiamo darti per aggiornare il curriculum in modo efficace è quello di adeguare il contenuto al tipo di lavoro per cui ti stai proponendo.

Più specifico è e maggiore impatto avrà: il tuo curriculum deve dare proprio l’impressione di essere stato cucito su misura dell’offerta di lavoro a cui stai rispondendo. Per questo motivo, ti consigliamo di aggiornare il CV ogni volta che invii una candidatura, utilizzando al suo interno anche alcune parole chiave presenti nell’offerta di lavoro.

In ogni caso, quello che non deve assolutamente trasparire dal CV è che tu ti stia candidando in modo casuale per tutti i posti di lavoro che trovi online. Il recruiter che lo leggerà dovrà avere la percezione della tua intenzionalità: hai scelto di proporti per quel lavoro, poiché desideri davvero lavorare in quella posizione e in quell’ambiente.

 

#3 Cura la forma del curriculum

 

Un curriculum impaginato male, con errori di battitura e difficile da leggere, dà una spiacevole impressione di poca cura. Quindi, fare attenzione anche ai minimi dettagli è fondamentale quando aggiorni il tuo CV.

Dunque, a ogni revisione del curriculum presta attenzione ad alcuni elementi:

  • controlla che non ci siano refusi;
  • assicurati che il font sia leggibile per aspetto e dimensioni;
  • fai in modo che l’impaginazione sia coerente e ordinata.

Non serve creare effetti grafici strabilianti, se non è quella la tua professione: prediligi la leggibilità e l’ordine. Fai in modo che il testo sia diviso in sezioni e paragrafi, evidenzia le parole più importanti e cerca di farle emergere dal testo.

Purtroppo, come già detto, i recruiter hanno poco tempo da dedicare a ogni curriculum. Aggiorna il tuo, in modo che tutte le informazioni siano facilmente reperibili e chiare: te ne saranno molto grati e farai un’ottima prima impressione.

 

#4 Assicurati che il curriculum sia completo

 

Ora che hai aggiornato il tuo curriculum togliendo tutto ciò che non è necessario e aggiungendo le informazioni attinenti all’offerta per cui ti stai candidando, è il momento di completarlo con gli ultimi ritocchi.

Prima di tutto, è una buona idea aggiornare il CV con un brevissimo riassunto iniziale, in modo che tutte le informazioni salienti siano raccolte in un punto solo: uno spazio dedicato, che colpisca l’occhio del lettore. Non c’è bisogno di dilungarti, ti basterà usare le parole chiave più importanti per dare un quadro molto sintetico del tuo profilo professionale.

Altri elementi, che assolutamente dovresti aggiornare nel curriculum, sono la foto e i dati di contatto: immagina la confusione di un recruiter nel cercare di contattarti su un numero che non usi più. Oppure, nell’incontrare a colloquio una persona apparentemente diversa da quella in foto che usi da troppo tempo.

Infine, ma non meno importante, ricordati di inserire in calce una dicitura che autorizza l’azienda al trattamento dei tuoi dati. Sembra un dettaglio, ma non lo è affatto. Quindi, non dimenticartene.

 

È il momento di aggiornare il curriculum

 

Ora sai perché devi aggiornare il tuo CV ogni volta che cerchi lavoro: non ti resta che metterti all’opera. Se seguirai i nostri 4 consigli, siamo sicuri che il tuo curriculum riuscirà a farsi notare e a offrire un’ottima presentazione di te.

Ricorda di ripulirlo dalle informazioni inutili e di aggiungere tutto ciò che può avere attinenza con il lavoro che stai cercando, poi metti molta cura nella forma e aggiungi i dettagli finali.

E una volta che il tuo curriculum è aggiornato? Visita la sezione degli annunci di lavoro su JOB Just on Business, per scoprire se il tuo prossimo di lavoro è proprio lì che ti aspetta. Oppure, invia qui il tuo CV, per ricevere novità e aggiornamenti quando si aprono posizioni interessanti e in linea con il tuo profilo professionale.

 

10 Febbraio 2023
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JOB Just On Business è un’agenzia del lavoro con quasi vent’anni di esperienza nel settore e una rete di unità operative attiva su tutto il territorio nazionale.

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