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Vantaggi-contratto-somministrazione
I vantaggi di un contratto di lavoro in somministrazione

Farsi strada tra le tantissime tipologie di contratto può spesso risultare una missione ardua.

Dopo aver affrontato quello per sostituzione maternità, oggi parliamo di contratto di somministrazione. Nel nostro lavoro trattiamo quotidianamente questa tipologia: è quella che di solito stipuliamo con i candidati che scelgono di lavorare in aziende clienti e che reputiamo parte della nostra grande squadra.

Capiamo, però, che ci sono dinamiche particolari, che è sempre importante non dare per scontate. In questo articolo abbiamo voluto fare un po’ di chiarezza e approfondire quali sono le caratteristiche del lavoro in somministrazione e i suoi reali vantaggi per te.

Cos’è la somministrazione di lavoro 

Il lavoro in somministrazione è un tipo di contratto che esiste dal 1997 come “lavoro interinale”, divenuto poi somministrazione di lavoro nel 2003.

Il rapporto lavorativo – che solitamente riguarda l’impresa e il lavoratore – prende in causa tre soggetti:

  • il lavoratore, quindi tu che ti candidi per un lavoro qualificato;
  • il somministratore, ovvero le agenzie autorizzate a stipulare contratti di somministrazione e iscritte all’apposito Albo (ANPAL, Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro);
  • l’azienda in cui ha luogo il lavoro che andrai a svolgere.

Quest’ordine non è casuale: in sostanza tu come lavoratore vieni assunto da un’agenzia somministratrice, la quale ha rapporti con diverse aziende che richiedono un profilo professionale in linea con il tuo. Quindi non sei direttamente assunto dall’azienda in cui andrai a svolgere il lavoro, ma dall’agenzia che ha fatto incontrare la domanda dell’impresa cliente e la tua ricerca di lavoro.

Come abbiamo visto in altri approfondimenti, la somministrazione di lavoro è una funzione che fa parte dei servizi offerti da un’Agenzia del lavoro. Questo tipo di contratto, quindi, ti potrebbe essere offerto dopo esserti rivolto a un’agenzia per la ricerca di un’opportunità lavorativa, al pari di un’assunzione da parte di un’impresa.

Il contratto di lavoro in somministrazione

Passiamo ora al contratto di lavoro in somministrazione che, nonostante sia molto simile a quello proposto generalmente dalle aziende, ha caratteristiche proprie che devi conoscere.

Partiamo dal principio. Esistono due diversi tipi di contratto di somministrazione:

  • a tempo determinato, quindi per un periodo di tempo circoscritto e legato solitamente ad una richiesta temporanea dell’azienda cliente. Attenzione però: come per le aziende, anche il contratto di somministrazione a tempo determinato ha delle limitazioni. Può infatti essere prorogato per un massimo di 6 volte e non oltre i 24 mesi. Si può anche trasformare in contratto a tempo indeterminato;
  • a tempo indeterminato, perciò continuativo con l’agenzia che ti assume, anche per il periodo di tempo che potresti non essere attivo. Una puntualizzazione, per tua conoscenza: se vieni assunto per lavorare a tempo indeterminato in una specifica azienda, allora il termine corretto da utilizzare è “staff leasing”.

Chiarito questo, capiamo meglio quali sono le caratteristiche di un contratto in somministrazione.
Prima di tutto, entrambi i contratti richiedono la forma scritta. Deve essere riportato ufficialmente che tu sei un dipendente dell’agenzia, altrimenti verrai considerato a tutti gli effetti dipendente della società per cui lavori fisicamente. In questo modo avrai anche la certezza che il tuo stipendio ti arriverà direttamente dall’agenzia, come anche i contributi previdenziali e assicurativi.

Altra cosa che devi sapere è che non sempre può essere fatto un contratto di somministrazione. Non può essere stipulato, ad esempio, a favore di aziende che non sono in regola con le norme di sicurezza. Altre restrizioni riguardano invece la mansione che andrai a ricoprire: il contratto di somministrazione non è valido se l’azienda ospitante ha richiesto sospensioni, riduzioni dell’orario lavorativo con cassa integrazione o licenziamenti collettivi nei 6 mesi precedenti. Allo stesso modo, il tuo contratto non sarà valido in caso di sostituzione di un lavoratore in sciopero.

I vantaggi del lavoro somministrato

 

Ora che hai chiare anche le caratteristiche che deve avere un contratto di somministrazione, vediamo meglio quali sono i motivi per cui la somministrazione di lavoro può essere un vantaggio per te.

  1. I tuoi diritti sono tutelati al pari dei dipendenti aziendali
    Il contratto è diverso – perché cambia il datore di lavoro – ma i tuoi diritti in sede sono quelli di tutti i lavoratori dell’azienda per cui presti servizio. Tutte le condizioni del tuo contratto (retribuzione, tutele sociali e assistenziali, ecc.) non potranno essere inferiori a quelle di colleghi di uguale livello e mansione. Allo stesso modo potrai conoscere e accedere alle possibilità di carriera interne, per aspirare ad avanzamenti professionali e a un contratto stipulato direttamente con l’azienda.
  2. Hai diritto a un’indennità di disponibilità
    Nel caso di contratti di somministrazione a tempo indeterminato può capitare che ci siano momenti di inoccupazione tra una prestazione professionale e l’altra. Se resti momentaneamente senza occupazione, quindi, che succede? È compito dell’agenzia trovare un’azienda in cui puoi prestare servizio, e quando questo non succede (anche se raro) verrai comunque retribuito con un’indennità di disponibilità determinata dalla contrattazione collettiva, e non inferiore all’importo definito dal Ministero del lavoro.
  3. Ti sono riconosciute molte agevolazioni e prestazioni aggiuntive
    Solitamente le agevolazioni vengono riconosciute solo da società molto grandi, invece tu avrai diritto a un elenco di prestazioni aggiuntive paragonabile a nessun altro contratto: per rette scolastiche (contributi per l’asilo nido o rette universitarie), spese per l’istruzione (buoni libri per studenti lavoratori e per i figli, voucher per la formazione continua), maternità (sostegno alla maternità e integrazione del contributo INPS), sostentamento economico (agevolazioni per prestiti, contributo per i trasporti extraurbani) e salute (tutela sanitaria e indennità per infortunio).
  4. Contribuisci alla lotta contro il lavoro nero
    Perché questo contratto, nonostante non sia ordinario, ha così tanti vantaggi? Hai ragione, viene proprio da domandarselo. Le motivazioni sono due e l’una spiega l’altra: il contratto di somministrazione contribuisce a creare stabilità economica e lavorativa in quei lavoratori che non trovano direttamente occupazione nelle aziende; questo contribuisce a scoraggiare il lavoro in nero e tutte quelle forme che non tutelano il lavoratore e i suoi diritti.

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6 Maggio 2020
proattivita-sul-lavoro-perche-importante
Proattività sul lavoro, perché è importante

Lavorare in azienda è un po’ come fare gioco di squadra: ognuno ha il suo compito, ma allo stesso tempo completa il ruolo degli altri. Ecco perché nulla può funzionare senza proattività.

Ma cos’è la proattività? Talvolta difficile da applicare, la proattività è un atteggiamento fondamentale per un’azienda forte e sana. Imparare ad avere un comportamento proattivo sul lavoro può aiutarti nella ricerca di un nuovo impiego o a migliorare la tua posizione attuale.

Cosa aspetti? Parti con noi alla scoperta della proattività sul lavoro e della sua importanza.

 

Il significato di proattività

 

Per iniziare, vediamo cosa significa proattività attraverso la definizione del dizionario Treccani, che riporta:

“proattivo: nel linguaggio aziendale, di chi opera con il supporto di metodologie e strumenti utili a percepire anticipatamente i problemi, le tendenze o i cambiamenti futuri, al fine di pianificare le azioni opportune in tempo”.

La definizione fa subito capire quanto l’essere proattivi non sia solo una caratteristica desiderabile, ma anche una qualità strategica all’interno di un’azienda. Con collaboratori in grado di anticipare i problemi o le esigenze legate alla propria attività, l’interesse per il bene comune aumenta e di conseguenza anche la produttività può trarne vantaggio.

Amare la propria azienda vuol dire mettersi al suo servizio, non solo assolvere i propri compiti ma anche investirci tempo, idee, passione. Ecco perché è fondamentale essere proattivi e, se lo sei, questo tornerà. sicuramente a tuo vantaggio.

 

Come può la proattività migliorarti nel lavoro

 

L’errore più comune è credere che la proattività porti vantaggio solamente all’azienda.

Quante volte ti sei detto “Faccio tanto e non ottengo mai nulla” oppure “Più mi impegno e più ne traggono vantaggio gli altri”? Se è questo che pensi, non sei ancora completamente proattivo.

Il lavoratore proattivo non opera solamente per portare a termine dei compiti o per il bene (unilaterale) dell’azienda, ma si impegna perché crede che le sue decisioni possano portare a buoni risultati, per sé e per gli altri.

Come avrai capito, quello che puoi ottenere da un atteggiamento proattivo sul lavoro è un vero tesoro:

Meno problemi e più soluzioni.
Metti fine a quei terribili momenti di stallo, in cui riunioni su riunioni non permettono mai di arrivare a una conclusione. Inizia eliminando la parola “problema” dal tuo vocabolario, sarà sicuramente più stimolante se parli di “soluzione”.

Nessuna perdita di tempo.
Sarà chiaro anche a te: se ti concentri sull’azione invece che sull’ostacolo, il tempo che impiegherai si dimezzerà per magia! Questo vorrà dire anche più tempo per brainstorming, riunioni edificanti e pianificazioni. Nessuno potrà più dire che non c’è il tempo, a questo ci hai già pensato tu.

Più spazio a progetti interessanti.
Se liberi la tua creatività nel risolvere problemi (o meglio, nel trovare soluzioni) chissà quante altre idee nasceranno. Evitando inutili perdite di tempo, avrai la possibilità di sviluppare progetti che finora hai dovuto accantonare.

Più gratificazione.
Meno problemi, zero perdite di tempo, più spazio alla creatività e a progetti stimolanti. Non pensi che già questa sia una grande gratificazione? E sei solo all’inizio, perché con un atteggiamento proattivo sarà più facile ottenere risultati concreti.

 

Fai attenzione: gli ostacoli alla proattività sul lavoro

 

Come in tutte le cose, esistono degli ostacoli da superare. Anche nella pratica della proattività sul lavoro bisogna tenere conto di alcune insidie, che sono probabilmente già parte della tua quotidianità professionale.

Quante volte ti è stato detto “serve una soluzione, subito!” oppure “non c’è tempo per pensare, bisogna agire!”. Sono proprio questi i peggiori freni alla proattività.

Sono in molti a sostenere che questo atteggiamento sia promotore anche di una maggiore produttività. Ma non è detto che per ottenere un risultato si debba essere rapidi, quasi istantanei. La proattività richiede un forte coinvolgimento personale e soprattutto riflessione, per questo c’è bisogno di serenità e – quando necessario – anche di tempo.

Essere proattivi e reattivi sono due qualità senz’altro lodevoli, ma non sempre possono andare a braccetto. Ricordalo bene: ad ogni cosa il suo tempo, solo così il risultato sarà efficace e soprattutto durevole nel tempo, per il bene del tuo lavoro e dell’azienda.

 

Come migliorare la tua proattività sul lavoro

 

Ora ti è più chiaro perché la proattività sia così importante sul lavoro. Ecco alcuni utili consigli per allenare questa qualità e poterla sfruttare nella tua professione.

1. Se vuoi cambiare qualcosa, parti da te
Aspettare che siano gli altri o le condizioni esterne a cambiare non è mai una buona idea: rischieresti di invecchiare aspettando il miracolo. L’unica cosa che puoi controllare sei te stesso, quindi è da qui che devi partire se vuoi ottenere qualcosa.

2. Punta tutto su ciò che puoi controllare
È inutile attendere, ma è anche inutile intestardirsi quando la soluzione a cui avevi pensato non può essere sotto il tuo controllo. Lascia da parte quello che non puoi governare e concentrati invece sul tuo spazio di manovra, su quello che puoi ottenere con gli strumenti che hai.

3. Non fissarti sugli errori e le debolezze altrui
Il modo migliore per incagliarti in un ostacolo insormontabile è focalizzarti su quello che fanno (o non fanno) gli altri. Errori ne facciamo tutti e tutti abbiamo le nostre debolezze: accetta questa realtà e pensa, ancora una volta, al contributo che puoi dare tu.

4. Da giudice a modello
Con un atteggiamento proattivo, sarà impossibile non diventare un vero esempio anche per gli altri, non credi? La proattività è più contagiosa di quanto pensi. Non si incontrano spesso persone concentrate sul proprio lavoro invece che sulla critica e sul giudizio degli altri, quindi il tuo comportamento farà bene a te, ma anche a tutti quelli che ti staranno intorno.

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17 Aprile 2020
contratto-sostituzione-maternita-come-funziona
Contratto per sostituzione maternità: come funziona

In alcuni annunci di lavoro, può capitare di imbattersi in un contratto particolare: il contratto per sostituzione maternità.

Di cosa si tratta esattamente? È una domanda lecita, soprattutto perché le informazioni a proposito sono spesso vaghe, e quando si trovano è facile perdersi tra i mille tecnicismi.

Niente paura: in questo articolo vogliamo aiutarti a fare chiarezza, per valutare questa proposta lavorativa in completa serenità.

 

Cos’è il contratto per sostituzione maternità

 

Il contratto per sostituzione maternità è, in sostanza, un particolare tipo di contratto a tempo determinato stipulato nel caso di una sostituzione temporanea. Viene detto anche “contratto per sostituzione con diritto alla conservazione del posto” proprio per esplicitare il fatto che il posto offerto non è vacante, ma richiede di essere occupato solo per un tempo limitato.

Questo contratto può essere applicato quando un dipendente è temporaneamente assente. Nel caso di un contratto per sostituzione maternità, la persona sarà appunto assente perché incinta e lascerà il suo posto per il tempo della gravidanza e anche oltre, se lo richiederà. Ma potrebbe capitare anche di dover sostituire un padre in congedo di paternità, ricordiamolo.

Di tutto quel che si può dire di questa tipologia di contratto, però, una delle più importanti riguarda i diritti del lavoratore. Anche se il vincolo è temporaneo, puoi stare tranquillo: i tuoi diritti sono gli stessi del lavoratore che sostituisci, fino al termine dell’accordo contrattuale.

 

Le caratteristiche di un contratto per sostituzione maternità

 

Ora che ti è più chiaro cosa sia un contratto per sostituzione maternità, vediamo assieme nel dettaglio quali sono le caratteristiche che deve avere.

  1. Proprio per la sua natura “sostitutiva” è fondamentale che sul documento sia riportato esplicitamente il nome e cognome del dipendente sostituito. Sono pochissimi i casi in cui questo elemento non è richiesto, come ad esempio per i magazzini della grande distribuzione, dove la sostituzione riguarda più il turno di lavoro che un singolo lavoratore.
  2. Insieme alle generalità della persona sostituita, dovranno essere messe per iscritto anche tutte le caratteristiche del suo contratto di lavoro, che si devono riflettere sul nuovo sostituto. Come dicevamo, i tuoi diritti – e doveri – saranno gli stessi della persona che sostituisci e tutto questo deve essere riportato nel tuo contratto per sostituzione maternità (mansione, qualifica, contratto collettivo, retribuzione, ferie).
  3. Un’altra caratteristica del contratto per sostituzione maternità è la durata. Tema molto dibattuto questo, ma sicuramente se viene esplicitato già in fase contrattuale sia tu che il datore di lavoro vi potete togliere un bel pensiero. Attenzione però alla dicitura “fino al rientro della signora X dalla maternità”, che pur essendo legittima non ti darà molte certezze sulla durata effettiva del contratto. Ma questo lo approfondiremo tra poco.
  4. Sempre in relazione alla durata, è importante che tu legga attentamente il tuo contratto per capire se già da ora puoi escludere una futura assunzione a tempo indeterminato. Se nel contratto è riportata la fine del rapporto lavorativo ai 12 mesi (che la persona sostituita sia rientrata o meno al lavoro), sicuramente il tuo contratto non potrà passare automaticamente a tempo indeterminato.Questa è una clausola importante da conoscere, per evitare di fare progetti nella speranza di un’evoluzione del contratto che è già negata in partenza. Sempre che il datore di lavoro non decida di farti un nuovo contratto in seguito.

 

Quanto dura un contratto per sostituzione maternità

 

Eccoci arrivati alla questione. L’avevamo detto: questo è uno dei punti più dibattuti a proposito del contratto per sostituzione maternità, ma cercheremo di fugare ogni dubbio.

Innanzitutto, da quando inizia un contratto per sostituzione maternità? Non tutti lo sanno, ma è previsto per legge che il contratto cominci un mese prima dell’inizio della sostituzione vera e propria, in modo che ci sia il tempo utile di affiancamento. È importante saperlo perché – sia chiaro – non è un’agevolazione generosa accordata dal datore di lavoro, ma un dovere. In questo modo puoi già tenere conto di un mese di lavoro.

Per fare il calcolo di quanto dura un contratto per sostituzione maternità bisogna poi tener conto inizialmente dei 5 mesi obbligatori previsti per legge per la maternità. Con il mese di affiancamento si arriva quindi a 6 mesi, che è in sostanza il minimo che puoi aspettarti da un contratto di questo tipo.

Bisogna però considerare che il contratto può essere prorogato in base alle successive richieste della neo mamma, che può avvalersi di ulteriori 6 mesi di congedo parentale (conosciuto comunemente come “maternità facoltativa”). Possiamo dire quindi che il tuo contratto può durare fino a un massimo di 12 mesi.

Questo termine, lo ricordiamo, è fissato non solo dalla somma dei mesi riconosciuti alla madre per la maternità, ma anche perché altrimenti, allo scadere dei 12 mesi, il tuo contratto dovrebbe trasformarsi per legge in contratto a tempo indeterminato. Come un qualsiasi contratto a tempo determinato, insomma.

 

Quante volte può essere rinnovato il contratto

 

Se ci hai fatto caso, abbiamo parlato di “proroga” poco fa. Già, perché ogni rinnovo di contratto è considerato una proroga del tuo contratto di sostituzione maternità.

Anche in questo caso, il contratto si comporterà a pieno titolo come un tempo determinato, ed esiste un limite al rinnovo. La legge che regolamenta questo aspetto è l’articolo 21 del Decreto Legislativo n.81/2015 che afferma che il contratto può essere prolungato solo se la durata iniziale non supera i 36 mesi (ma non è questo il tuo caso) e vale la regola del rinnovo massimo di 5 volte.

Se il datore di lavoro vuole prolungare il contratto oltre i 12 mesi o più di 5 volte, cosa succede? Per legge il tuo contratto deve passare a tempo indeterminato.

Fai inoltre attenzione a un altro aspetto importante: come anticipato in precedenza, per poter allungare il tuo contratto deve essere specificata la possibilità di proroga al momento della prima sottoscrizione. Quindi presta attenzione prima di firmare!

 

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10 Aprile 2020
colloquio-di-lavoro-e-linguaggio-del-corpo-errori
Colloquio di lavoro e linguaggio del corpo: gli errori da evitare

Il colloquio di lavoro è un momento così importante quanto delicato, con molti aspetti cui fare attenzione.

In altri articoli abbiamo già visto cosa dire a un colloquio conoscitivo e come vestirsi a un colloquio di lavoro, ma oggi vogliamo approfondire un altro argomento importante, di cui non sempre sei consapevole e che potrebbe giocarti brutti scherzi: il linguaggio del corpo.

Il non verbale dice molto più di quel che vorresti raccontare, quindi è importante imparare a controllare il tuo corpo perché possa dare la giusta impressione. Partire dagli errori da evitare è senz’altro un buon inizio: eccone 4 che non puoi davvero trascurare.

 

1) Non controllare le mani

 

La prima cosa che fai quando incontri il recruiter è dargli la mano, poi ti siedi e metti le mani sulle gambe. Durante il colloquio non sai bene cosa fare, e queste mani fanno un po’ quello che gli viene: gesticolano, si posano, indicano, toccano. Insomma, il controllo è un’abilità che devi affinare.

Proprio le mani sono una delle parti del corpo che più utilizziamo per supportare la parola – e noi italiani, in particolar modo, lo sappiamo bene! Conoscendo gli errori più comuni, però, puoi imparare a evitarli.

Primo grande classico: le braccia incrociate (ma attenzione anche alle gambe). Tutto ciò che è messo a croce indica un divieto, quindi perché mai dovresti chiuderti di fronte al tuo interlocutore? È proprio il contrario di quello che vorresti. Niente braccia conserte, quindi: ricorda piuttosto di tenere le mani appoggiate in modo naturale sul tavolo, così eviterai ogni problema.

Il secondo facile errore è ovviamente abbandonarsi all’abitudine di gesticolare. Questo è un comportamento non adatto al colloquio e che potrebbe persino infastidire e distrarre. Il nervosismo, lo sappiamo, può portarti a usare troppo le mani o, ancora peggio, scrocchiarti le dita, giocare con ogni oggetto tu abbia davanti, tamburellare le dita sul tavolo. Se poi cominci a toccarti anche capelli, barba, naso e volto, mettendoti le mani davanti alla bocca e disturbando l’ascolto, hai fatto tombola.

Il controllo durante un colloquio è essenziale, ricordati quindi di stare tranquillo e tenere le mani semplicemente lontane dal tuo corpo. Non è una missione impossibile: più ti concentrerai su chi hai di fronte, più ti sarà facile lasciare da parte le mani e dare più spazio alle parole.

 

2) Farti tradire dallo sguardo

 

Hai mai sentito dire che “gli occhi parlano”? Ebbene, questa è una grande verità, soprattutto in momenti particolari e di imbarazzo come può esserlo un colloquio di lavoro.

Il punto fermo cui fare riferimento è la concentrazione. Il tuo deve essere uno sguardo interessato e attento unicamente alle persone che hai davanti, quindi cerca di non guardare l’orologio e il cellulare o di non abbassare continuamente lo sguardo. Di sicuro non vorrai correre il rischio di sembrare disinteressato o addirittura intimorito!

Allo stesso tempo, però, non esagerare e fissare in modo ossessivo il recruiter. Anche tu ti sentiresti a disagio con due occhi puntati addosso, quindi cerca di avere un comportamento rilassato e di guardare con naturalezza il tuo interlocutore, senza lasciarti distrarre dal nervosismo o da altri elementi nella stanza.

Una buona pratica è quella di approfittare delle pause di riflessione tra una domanda e l’altra per distogliere leggermente lo sguardo, così darai modo anche al recruiter di prendersi una pausa.

 

3) Non avere padronanza della postura

 

Abbiamo parlato di mani e di sguardo, ma non sai quanto sia importante anche il tuo portamento.

Già durante l’attesa, non esagerare in posizioni comode che potrebbero farti sembrare al cinema piuttosto che a un colloquio. Allo stesso modo, evita di startene tutto impettito come un piccolo soldatino. Cerca una posizione che comunichi professionalità, adattandoti anche al contesto in cui ti trovi. Un piccolo (ma importante) accorgimento: fai qualche prova a casa per evitare di cambiare posizione mille volte.

Una volta entrato nella stanza dedicata al colloquio, l’errore più comune è non sapere come posizionarsi. Movimenti nervosi sulla sedia, numerosi cambiamenti di posizione e continui cambio gamba possono risultare davvero fastidiosi e indicare anche nervosismo.

Per non sbagliare, ti basta seguire una piccola regola. Siediti composto sulla poltrona che ti viene indicata e tieni la schiena dritta. Una posizione corretta è il miglior modo di presentarti, qualsiasi sia il ruolo per cui ti stai candidando.

 

4) Sottovalutare la tua voce

 

Se mani, gambe, sguardo e postura devono stare al loro posto, ti sarà chiaro che è sulla voce che si gioca la partita.

L’avrai sentito ripetere tantissime volte, ma l’esercizio in questi casi è il miglior modo per allenare tono e pronuncia della parole.

Ecco quindi gli errori che devi assolutamente evitare:

  • parlare con un tono esagerato, squillante e troppo alto;
  • esprimerti con voce troppo bassa, quasi titubante o eccessivamente tranquilla;
  • prendere parola in ogni occasione, non lasciando spazio a chi hai di fronte;
  • scavalcare i discorsi dell’interlocutore o completare parole e frasi;
  • interrompere con continui suoni di assenso.

Per fare del tuo meglio puoi invece allenarti ad avere una voce chiara e sicura, mantenendo un volume adeguato. Nel dubbio puoi sempre cercare nel recruiter le risposte che ti servono: ascolta il suo modo di parlare e cerca di adeguare quegli aspetti su cui ti senti meno sicuro, mantenendoti però sempre fedele a te stesso.

Insomma, tieni bene a mente questi quattro errori comuni e non avrai nulla da temere per il tuo prossimo colloquio!

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3 Aprile 2020
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