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Come iniziare a cercare lavoro da zero

Per ogni successo c’è sempre un inizio. Ed è proprio questo uno dei momenti più delicati nella ricerca di un’occupazione. Da dove partire? Come trovare un lavoro senza esperienza?

Nella nostra attività abbiamo imparato quanto la buona volontà e qualche utile indicazione possano fare la differenza in questa ricerca.

Non parliamo certo di segreti, e siamo pronti a condividerli anche con te. Ecco i primi 4 passi per trovare lavoro da zero.

 

1. Non fermarti alla prima scelta

 

Gli indirizzi di studio sono, a volte, i primi a tarparti le ali. Hai fatto un liceo scientifico e credi di doverti dedicare per forza a lavori di laboratorio, ti sei laureato in lettere antiche e non speri nemmeno di poter essere preso in considerazione per una posizione dirigenziale. Nulla di più sbagliato: non sono i titoli di studio a dire chi sei, ma tu stesso grazie all’utilizzo che fai delle tue conoscenze.

Guardati attorno e prendi in considerazione anche proposte meno dirette, ma che ti appassionano. Capisci come le tue conoscenze potrebbero tornare utili anche in lavori apparentemente irraggiungibili e candidati per le posizioni in cui ti senti di poter dare il tuo contributo.

Il primo consiglio, quindi, è quello di guardare sempre un po’ più lontano rispetto al lavoro più scontato a cui potresti ambire. Tutte le conoscenze possono essere dei grandi tesori per le aziende ed è la passione a renderle più visibili. Quindi se hai notato di essere particolarmente bravo in cucina, non importa che tu abbia frequentato un liceo scientifico invece di un istituto alberghiero: anche le tue conoscenze, per quanto possano sembrare scollegate, sono in grado di diventare un fattore positivo e differenziante se alla base ci metti passione.

 

2. Approfondisci le tue competenze

 

Sì, il mondo del lavoro può essere un ambiente ostile, soprattutto quando sei alle prime armi e non sai bene come muoverti. Questo però non vuol dire che non ci sia lavoro e che non troverai mai un’occupazione che faccia al caso tuo.

Se la tua opportunità ha bisogno di un po’ di tempo per arrivare, non farti trovare impreparato! Approfittane per seguire corsi, prendere parte a laboratori, workshop o convegni, se possibile ottieni delle certificazioni. Tutto ciò ti permetterà di trasformare il “tempo perso” in tempo guadagnato per il tuo futuro impiego.

Inoltre, il fatto di non aver lasciato che il tempo semplicemente scorresse può dare un’ottima impressione di te ai reclutatori: invece di trovarsi davanti una persona che cerca da mesi un’occupazione, avranno la percezione di una figura che ha appena terminato di specializzarsi. Una differenza sostanziale, che ti permetterà di avere una spinta in più per il raggiungimento del tuo obiettivo.

Approfondire le tue conoscenze, però, non vuol dire solo studiare (ancora). Un lavoro lo si impara soprattutto sul campo, quindi completa la tua formazione mettendoti in gioco, facendo volontariato o aiutando dei conoscenti nel ramo di tuo interesse. Insomma, dimostrati veramente interessato al lavoro per cui ti candidi e approfitta di ogni occasione per arrivare ogni giorno un po’ più vicino all’obiettivo.

 

3. Cura il tuo curriculum e la presentazione

 

“Che scontato”, dirai. “Me l’hanno ripetuto ormai miliardi di volte, ma non è con un pezzo di carta scritto bene che riuscirò a trovare lavoro”. Hai assolutamente ragione, però è anche vero che con un CV e una presentazione poco curati le tue possibilità si riducono a zero.

Non ti resta altro che rimboccarti le maniche e approfondire come scrivere un Curriculum, partendo dalla scelta della foto migliore fino ad arrivare alla selezione delle competenze da inserire. Creare un CV non è difficile, basta avere un po’ di pazienza e soprattutto credere nelle tue possibilità in relazione alla specifica posizione per cui ti stai candidando. E non provare a creare un solo Curriculum Vitae da inviare in massa ad ogni azienda sul territorio!

Inoltre, ricorda che un CV senza lettera di presentazione è come un autoinvitarsi a una festa: devi almeno farti conoscere perché ti siano spalancate le porte dell’azienda. Ritagliati il giusto tempo per preparare qualche riga su di te, le tue aspirazioni e le motivazioni per cui chi ti legge dovrebbe approfondire il tuo Curriculum.

La morale è che – per quanto ti siano antipatici – Curriculum Vitae e lettera di presentazione sono elementi fondamentali per presentarti alle aziende, e te ne devi occupare scrupolosamente.

 

4. Non aspettare che il telefono squilli

 

Hai scritto un bel Curriculum, come ti abbiamo suggerito, hai allegato anche una lettera di presentazione, hai fatto una ricerca approfondita di tutte proposte di lavoro che potrebbero interessarti e hai inviato decine di e-mail. Non ti resta che aspettare e sperare, dirai.

Sì, forse puoi permetterti di farlo la prima settimana – se vuoi prenderti un po’ di pausa – ma se aspetti oltre sappi che stai sprecando tempo prezioso.

Rimanere fermo ad aspettare non ti farà bene, anzi ti renderà sempre più negativo nei confronti della ricerca e poi sì che sarà difficile! Lamentarsi e trovare scuse per giustificare il risultato che tarda ad arrivare non sono soluzioni. Quello che puoi fare è cercare trovare ogni giorno nuove modalità per arrivare all’obiettivo. Di certo la negatività non ti aiuterà, né durante la ricerca né quando ti convocheranno per un colloquio.

Cosa puoi fare, quindi? Se hai contattato un buon numero di aziende selezionate e ti sei candidato anche per posizioni aperte inerenti alla tua candidatura, ma non hai ottenuto risultati, comincia ad avvicinarti al lavoro dei tuoi sogni per vie traverse, ad esempio entrando in contatto con professionisti delle aziende che ti interessano o altri specialisti che segui e che potrebbero ispirarti. Non c’è niente di meglio della condivisione per scoprire nuove opportunità, metterti in mostra e sfruttare ogni tua potenzialità.

 

Sei pronto per lanciarti nel mondo del lavoro? Ogni mese selezioniamo profili diversi per le aziende, valorizzando le competenze e le specificità di ogni candidato. Scopri subito gli annunci di lavoro presenti sul nostro sito oppure carica qui il tuo CV per essere sempre aggiornato sulle nuove opportunità.

21 Agosto 2020
team-building-cose-e-perche-funziona
Team building: cos’è e perché funziona

L’unione fa la forza. Soprattutto con le persone con cui passi la maggior parte del tempo. Chi sono? I colleghi, chiaro!

A volte otto ore per cinque giorni la settimana non sono sufficienti per creare meccanismi produttivi efficaci e convincere tutti a partecipare al lavoro di squadra. Ecco perché le esperienze di team building possono rafforzare il legame e la collaborazione tra colleghi, dando finalmente un volto umano anche al più severo dei capi.

Sei pronto a scoprire cos’è e perché funziona il team building? Apri la tua mente a una nuova concezione dell’essere azienda, ti sorprenderai.

 

Le origini: cos’è il team building

 

È dagli esperimenti e dai test effettuati dallo studioso Elton Mayo, negli anni ’20, sui dipendenti della Western Electric Company di Chicago, che sono nate le prime riflessioni alla base del team building.

Tutto ha avuto inizio quasi per caso. Si voleva studiare l’influenza degli ambienti di lavoro sulla produttività delle persone. Ne emerse che non è solo il contesto ad avere effetto sui lavoratori, ma soprattutto l’interesse dell’azienda nei loro confronti, la considerazione del proprio capo – presente per capire l’avanzamento dell’esperimento, ma comunque più vicino al lavoro delle persone coinvolte – e ancora la creazione di un vero e proprio spirito di aggregazione tra gli appartenenti dello stesso team.

Come tutti i precursori, Mayo non fu subito compreso. Ci vollero altri 20 anni perché il pedagogo tedesco Kurt Hahn concretizzasse gli stessi principi aprendo la prima scuola esperienziale nel Regno Unito.

Che si parli di formazione o di vita aziendale, il concetto di lavorare sul benessere del gruppo per ottenere risultati è ciò che ha dato vita al termine che oggi tutti conosciamo: team building. Il suo significato letterale è “costruzione della squadra” ed è proprio questa la sua essenza. È chiaro che non è sufficiente mettere in una stanza delle persone perché queste si sentano parte di un progetto comune, serve dare loro degli input per creare dinamiche sane e vantaggiose per tutti, anche sotto il lato umano e sociale.

Le attività di team building servono proprio a creare una base condivisa e a dar vita a una vera squadra, distruggendo quei muri che tutti creiamo nella nostra mente e rendiamo reali nella vita lavorativa di ogni giorno. E come ci riesce? Rompendo proprio le routine, trasportando le stesse persone in contesti nuovi, per riscoprirsi a vicenda senza le ristrettezze dell’ufficio o i preconcetti delle dinamiche aziendali.

 

Come funziona il team building

 

Il team building è un’attività che viene svolta in collaborazione con professionisti che si occupano specificamente di questo. Educatori, organizzatori di eventi, psicologi, sociologi: tutte queste competenze al servizio delle imprese e del benessere aziendale.

A guidare i partecipanti in questa esperienza è il team builder, un accompagnatore specializzato che si occupa di gestire l’intera attività. Ma attenzione, non si tratta di una semplice guida, bensì di un professionista attento, che ha anche il compito di monitorare i comportamenti delle persone coinvolte e di indirizzarle verso il maggior beneficio per loro.

Le attività si svolgono solitamente in luoghi aperti, il più lontano possibile dalla realtà aziendale. In alcuni casi, però, non è necessario andare troppo distante per vivere un’efficace esperienza di team building. È il caso delle mini-sessioni realizzate in corrispondenza di convention aziendali, per “sciogliere il ghiaccio” tra i partecipanti oppure stimolare la crescita di gruppi di lavoro già esistenti.

Diverso è il caso delle esperienze più lunghe, che possono durare dalle 2-4 ore a un intero weekend. In questi ultimi casi è più facile spostarsi dagli ambienti consueti e ci si può sbizzarrire con team building ludici, ma anche formativi.

La caratteristica principale di queste esperienze è l’unicità: ogni buona attività di team building è creata su misura per le persone che partecipano, calibrata sulle loro esigenze. Solo in questo modo si possono ottenere risultati tangibili e scongiurare il pericolo di “perdere una giornata”, come alcuni potrebbero pensare.

 

Il team building funziona davvero?

 

Se da una parte la teoria è in grado di conquistare tutti, è la pratica spesso a spaventare. Distogliere i propri dipendenti dal lavoro è un costo, al quale si aggiunge l’investimento organizzativo. Abbiamo detto bene: investimento. Decidere di intraprendere un percorso di team building non significa seguire una moda o regalare una giornata di ferie, ma prima di tutto investire sul personale dell’azienda.

In quest’ottica, i dubbi dovrebbero svanire. Per aiutarti ulteriormente, però, abbiamo individuato alcuni consigli per assicurarti che l’attività di team building sia davvero efficace:

  1. Accertati che tutti i partecipanti riconoscano la sua importanza.
    Ti diamo ragione: non serve a nulla investire in chi non ci crede. Per questo motivo la prima cosa che devi fare è condividere con i dipendenti informazioni dettagliate sull’attività che andranno a svolgere e sullo scopo del team building. Raccogli anche le domande e le titubanze dei collaboratori, questo ti aiuterà a rivedere alcuni aspetti delle attività e renderle ancora più indicate per la realtà specifica.
  2. Affronta i problemi in azienda prima di delegarli al team building.
    Alla base di molte attivazioni di team building ci sono malumori e rigidità irrisolte. Non è questo lo scopo dell’attività, non in modo diretto. Se hai riscontrato delle difficoltà tra i dipendenti, parlane prima apertamente con loro, chiedi un primo confronto. Solo dopo questa condivisione potrai proporre una sessione di team building, in cui le persone non si sentiranno più costrette a un rapporto obbligato con i colleghi ma capiranno l’opportunità che gli viene offerta.
  3. Scegli attività attinenti al lavoro in azienda.
    È vero, più si è lontani dalla realtà aziendale, più è efficace l’azione di team building. Perché diventi un’esperienza edificante e non solamente un’avventura divertente, però, devi assicurarti che l’utilità di quanto viene fatto sia ben chiara ai partecipanti. In queste attività si gioca per parallelismi, ma l’intento pratico deve essere chiaro, perché l’investimento si trasformi in vantaggio reale.
  4. Lascia spazio ai partecipanti per il confronto.
    Troppo spesso queste iniziative si soffermano solo sull’attività in sé. Non c’è niente di più sbagliato, perché senza un confronto libero non resterà nulla ai partecipanti. Assicurati quindi che una parte del programma preveda la discussione tra i partecipanti, per trasferire quello che si sta provando a un contesto pratico nell’ambiente lavorativo.
  5. Non pensare che una sola attività di team building risolva tutto.
    Quando si impara una cosa nuova è fondamentale ripeterla perché rimanga impressa nella mente. Lo stesso vale per il team building: non puoi pensare che con un solo appuntamento di questo tipo tutto cambi velocemente e in modo automatico. Serve ripetere, imprimerlo nella mente e soprattutto nelle abitudini. Basterà anche solo un incontro semestrale per rinfrescare la memoria e costruire passo dopo passo una squadra forte e unita.

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14 Agosto 2020
problem-solver-figura-preziosa-per-aziende
Il problem solver: una figura preziosa per le aziende

Il problem solver è una figura davvero strategica per le aziende, per mantenere alta la produttività anche nei momenti difficili.

Non stiamo parlando di fantascienza: nel nostro lavoro abbiamo incontrato diversi professionisti che si occupano proprio di questo e abbiamo approfondito l’efficacia di questa figura in ogni tipo di impresa.

Ti sei incuriosito? Se ne avevi già sentito parlare, ma non hai mai approfondito l’argomento, ecco arrivato il momento di scoprire tutto sul problem solver.

Problem solver e problem solving

 

Due facce di una stessa medaglia. Il problem solving è il metodo con cui i problem solver si approcciano ai diversi ostacoli che si presentano sulla strada delle imprese. Non si tratta quindi di un dono innato, ma di un vero e proprio procedimento che rende praticabile anche la strada più dissestata.

Le spiccate capacità di arrivare a delle soluzioni efficaci sono infatti supportate da un procedimento costituito da diversi passaggi, di cui il problem solving è solo un tassello del puzzle. Procediamo con ordine, e vediamo quali sono le mosse fondamentali:

  1. Problem finding, ovvero l’identificazione del disagio, del punto di rottura che crea il problema percepibile.
  2. Problem setting, la definizione del problema per quello che realmente è. Non è sempre facile vedere in modo chiaro la reale causa della situazione in atto, per questo è fondamentale passare da una definizione del vero problema prima di agire.
  3. Problem solving, il passaggio che comincia a prevedere una soluzione. Dopo aver capito bene di cosa si tratta, si può infatti passare a ipotizzare delle azioni riparatrici e programmarle.
  4. Decision making, sarebbe a dire la presa di posizione finale, solitamente condivisa con l’azienda.
  5. Decision taking, l’ultimo passaggio cruciale per trasformare un gravoso problema in un’azione decisiva.

In questo modo, il problem solver è in grado di analizzare la situazione oggettivamente, prendere in considerazione diversi punti di vista e proporre soluzioni non solo corrette ma anche praticabili per l’azienda.

Le caratteristiche del problem solver

Non esiste scuola o università che insegni a diventare un problem solver, ma possiamo identificare alcune caratteristiche e competenze in grado di descrivere questa figura.

Abbiamo già parlato della sua distintiva abilità nel far fronte a difficoltà di ogni genere, da quelle semplici alle più complesse. Sicuramente la caratteristica che più lo descrive è l’elasticità: senza essere un esperto tuttologo, un buon problem solver è in grado di creare una visione panoramica di ogni situazione, qualsiasi sia l’ambito.

La seconda peculiarità di questa figura riguarda la sua intrinseca positività. Prova a pensarci, a cosa servirebbe aggiungere tensione e pessimismo in un ambiente già problematico? Il primo compito del problem solver è proprio quello di rimanere esterno ai fatti, non lasciarsi influenzare e, anzi, cercare di condizionare gli altri per raggiungere insieme un accordo. Uno dei suoi valori è quello di rimanere concentrato sugli aspetti positivi della condizione iniziale, per lavorare in un contesto favorevole alla soluzione.

Per raggiungere il risultato, però, il problem solver gioca un asso nella manica. Si chiama pensiero laterale e riguarda la capacità di porsi davanti a situazioni difficili prendendo in considerazione più punti di vista. Dalle valutazioni più scontate a quelle più minuziose, nulla viene lasciato al caso. Spesso la chiave di volta si nasconde proprio dove gli altri non guardano.

Infine, una caratteristica che lascia da parte il lato strategico per occuparsi invece dell’interlocutore. Il problem solver si deve relazionare con persone spesso nervose, agitate e difficilmente aperte all’aiuto. Ecco che le abilità sociali diventano fondamentali per arrivare a una soluzione non imposta ma elaborata dall’intera azienda. Il problem solver deve avere quindi pazienza nella gestione di situazioni pesanti e persone scontente, ma anche molta delicatezza nel rapportarsi a tutto ciò, all’insegna della professionalità.

Chi è il problem solver

 

Quella del problem solver è una delle professioni più affascinanti nel mondo del lavoro. Dinamica ma anche metodica, difficile ma estremamente soddisfacente.

Di solito si tratta di un professionista esterno all’azienda, una figura che è coinvolta marginalmente nelle dinamiche organizzative e che per questo è in grado di mantenere un certo distacco e una fondamentale libertà di azione. Proprio come una mente esterna, valuta la situazione in modo oggettivo e affianca chi non ha lo stesso distacco ma deve comunque prendere decisioni importanti.

Il problem solver è quindi quella figura che aiuta dirigenti e amministratori a trovare la soluzione migliore per la propria attività, non certo sostituendoli ma proponendo loro un percorso strategico per arrivare al risultato.

In alcuni casi questa figura professionale può essere integrata all’interno delle aziende, soprattutto le più grandi, dove la ricerca di una soluzione veloce ma efficace è all’ordine del giorno. Nei casi più comuni, comunque, il problem solver si trattiene in un’impresa solo finché la situazione non raggiunge un equilibrio duraturo, limitando il suo intervento e lasciando spazio alle altre figure decisionali.

Non sempre le aziende necessitano di problem solver di professione, ma avere personale che abbia sviluppato questo tipo di competenza può senza dubbio fare la differenza nella scelta di un candidato. In ogni lavoro subentrano problematiche, ostacoli e intoppi: ecco perché figure in grado di trovare soluzioni efficaci, per il team e per l’impresa stessa, diventano risorse davvero preziose.

Stai cercando un nuovo lavoro, che sappia valorizzare appieno le tue competenze? Guarda subito gli annunci presenti sul nostro portale, oppure carica qui il tuo CV per essere sempre aggiornato sulle ultime posizioni aperte.

7 Agosto 2020
operaio-metalmeccanico-cosa-fa-e-competenze
Operaio metalmeccanico: cosa fa e quali competenze deve avere

Quella dell’operaio metalmeccanico è una professione molto antica, che è andata evolvendosi con lo sviluppo di nuove tecnologie. Un lavoro che include diverse competenze, riserva molte belle sorprese e soprattutto ottime opportunità di carriera.

Nella nostra esperienza, in questo settore, abbiamo imparato a riconoscere un buon operaio metalmeccanico, le abilità che fanno la differenza e le caratteristiche precise richieste dal mercato per la selezione di nuovo personale.

Se anche tu ti stai guardando attorno e stai cercando lavoro come operaio metalmeccanico, scopri le caratteristiche di questa professione e quali sono le competenze più richieste.

 

Cosa fa l’operaio metalmeccanico

 

È facile individuarne l’ambito di azione, ma non sempre si conoscono le molte sfaccettature di questa professione così varia.

La lavorazione del metallo e la produzione di manufatti sono il focus principale, ma quello dell’industria metallurgica è un settore talmente vasto e multiforme che non può certo essere “liquidato” in poche righe.

L’operaio metalmeccanico può mettersi alla prova in tantissimi ambiti: la produzione di utensili, macchinari o impianti, la creazione di pezzi di ricambio o di componenti, la carpenteria metallica, la costruzione di grandi macchinari come treni, aerei, navi, automobili. Dalle piccole cose, un buon operaio metalmeccanico può passare alle più grandi opere meccaniche.

Non tutti però hanno la possibilità di cimentarsi con progetti così esuberanti, ecco che esistono quindi anche mansioni più consuete e di routine, che richiedono meno specializzazione ma altrettanta maestria.

Il trampolino di lancio per diventare operaio metalmeccanico è sicuramente la pratica. Si parla infatti di formazione on the job, cioè basata sull’esperienza e su periodi agevolati di apprendimento sul campo. Stage e apprendistato sono infatti il modo migliore se vuoi mettere il naso in questo settore e cominciare a diventare un professionista.

La forte componente manuale di questo lavoro non implica una minore specializzazione, anzi, sprona ad approfondire specifiche lavorazioni e a diventare un vero esperto in un preciso ambito. Ecco quindi che da operaio metalmeccanico generico puoi aspirare a diventare un vero professionista del settore. Perché “far carriera” non è una prerogativa riservata solo a chi indossa giacca e cravatta.

 

Le mansioni dell’operaio metalmeccanico: questione di livelli

 

Hai mai sentito parlare di Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, o CCNL? Se vuoi diventare un operaio metalmeccanico è da qui che devi partire.

Il CCNL per il settore metalmeccanico disciplina i contratti per i lavoratori dell’industria meccanica privata e dell’installazione di impianti.

Per determinare i diversi livelli di specializzazione (e quindi anche di retribuzione) riconosciuti nell’ambito dei lavori metalmeccanici, questo ente ha definito una classificazione in 10 categorie professionali. Si parte dalla prima categoria, quella più bassa, in cui rientrano i neofiti del lavoro, quindi coloro che non hanno conoscenze professionali e che le sviluppano attraverso un percorso di apprendistato. Man mano che le competenze e le abilità aumentano, si alza anche il livello professionale, fino all’ottava categoria, che comprende i lavoratori più specializzati e qualificati. Gli ultimi due livelli, il nono e il decimo, sono riservati ai “super” operai metalmeccanici, ovvero chi ottiene un incarico più indirizzato all’organizzazione e coordinamento.

Proprio sulla base di questa classificazione viene determinata la mansione che deve svolgere l’operaio metalmeccanico e la relativa retribuzione minima. Questa è una buona garanzia, che ti permette di essere tutelato in fase di stipulazione del contratto e di conoscere l’entità del tuo stipendio, al netto dei contributi previdenziali, delle imposizioni e detrazioni fiscali.

 

Le 10 competenze più richieste per i metalmeccanici

 

Se stai cercando lavoro in questo settore e ti domandi come sia meglio presentarti o quali siano le competenze che devi inserire nel tuo Curriculum Vitae, eccoci pronti ad approfondire la questione.

Il lavoro di operaio metalmeccanico richiede numerose caratteristiche, dalle più semplici alle più specialistiche. Ne abbiamo individuate dieci:

  1. Diploma di indirizzo.
    Per accedere a questo tipo di lavoro è fondamentale possedere le basi della metallurgia e della meccanica. Per questo è richiesto un diploma di Perito meccanico o meccatronico, oppure titoli affini.
  2. Competenze certificate.
    In un ambito così pratico gli attestati fanno la differenza. Per comprovare le tue capacità di utilizzo di macchine utensili e strumenti da banco sono necessari dei veri e propri patentini, come quello per la saldatura TIG, per il muletto o il carroponte.
  3. Disegno tecnico meccanico.
    Il lavoro dell’operaio metalmeccanico si basa sulla progettazione. La lettura dei disegni meccanici è fondamentale per poter svolgere il lavoro e deve essere una delle caratteristiche ben in evidenza sul tuo CV.
  4. Strumenti di misura.
    Assieme alle capacità di maneggiare i macchinari e leggere i disegni tecnici è fondamentale conoscere i principali strumenti di misura utilizzati nel lavoro. La specializzazione consiste anche in questo, assicurati di mettere in rilievo gli strumenti con cui hai familiarità.
  5. Abilità manuali.
    Tutto sta nella pratica, ma se hai già fatto esperienza in questo settore o ti sei occupato della lavorazione dei metalli, è bene che tu lo esprima nel tuo CV. Non c’è nulla di meglio per un’azienda di un lavoratore appassionato e già pratico del mestiere.
  6. Pazienza e precisione.
    Ecco due soft skill fondamentali per il lavoro di operaio metalmeccanico. Se le abilità manuali si acquisiscono con il tempo, la precisione e la pazienza sono caratteristiche che devi coltivare da subito e che vale la pena mettere in risalto in fase di candidatura.
  7. Forza e resistenza fisica.
    Siamo chiari: non si tratta di caratteristiche imprescindibili, ma di aiuto in un lavoro così fisico. Se non ritieni che questi siano i tuoi punti di forza, specifica la tua predilezione per mansioni più minuziose, sarai apprezzato.
  8. Flessibilità e autonomia.
    Come ogni lavoro pratico, anche quello dell’operaio metalmeccanico richiede una certa indipendenza nello svolgimento. Ogni progetto ha le sue peculiarità e i suoi rischi, perciò è importante sviluppare flessibilità e autonomia per diventare un valido collaboratore.
  9. Propensione al lavoro di squadra.
    Oltre alle abilità, è importante mettere in luce anche le collaborazioni con gli altri. Nel settore metalmeccanico l’intreccio tra competenze è fondamentale per ottenere il risultato. In questo senso, quindi, metti in mostra le tue abilità sociali e la tua apertura al lavoro in team.
  10. Attenzione alla sicurezza.
    Il contatto con materiali, macchinari e processi molto rischiosi rendono la buona disposizione verso le norme di sicurezza sul lavoro una caratteristica davvero apprezzata. Se ritieni di essere particolarmente rigoroso in quanto a salute e sicurezza, inseriscilo nel tuo CV.

 

Se stai cercando lavoro come operario metalmeccanico, con JOB Just On Business puoi affidarti a un’agenzia del lavoro con una divisione interna specializzata proprio in questo settore.

Per saperne di più, scopri subito le offerte di lavoro presenti sul nostro sito oppure carica qui il tuo Curriculum per non perdere nessuna delle nuove opportunità.

31 Luglio 2020
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JOB Just On Business è un’agenzia del lavoro con quasi vent’anni di esperienza nel settore e una rete di unità operative attiva su tutto il territorio nazionale.

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