• Agenzia
    • Filiali e unità operative
    • Lavora con JOB
  • Offerte di lavoro
  • Carica il CV
  • Servizi
    • Somministrazione lavoro
    • Ricerca e selezione
    • Ricollocazione professionale
    • Formazione del personale
  • Specializzazioni
    • Settore sanitario
    • Settore metalmeccanico
  • Blog
  • Contatti
  • Academy
© Copyright

  • Agenzia
    • Filiali e unità operative
    • Lavora con JOB
  • Offerte di lavoro
  • Carica il CV
  • Servizi
    • Somministrazione lavoro
    • Ricerca e selezione
    • Ricollocazione professionale
    • Formazione del personale
  • Specializzazioni
    • Settore sanitario
    • Settore metalmeccanico
  • Blog
  • Contatti
  • Academy

  • Agenzia
    • Filiali e unità operative
    • Lavora con JOB
  • Offerte di lavoro
  • Carica il CV
  • Servizi
    • Somministrazione lavoro
    • Ricerca e selezione
    • Ricollocazione professionale
    • Formazione del personale
  • Specializzazioni
    • Settore sanitario
    • Settore metalmeccanico
  • Blog
  • Contatti
  • Academy

Blog

Personal-branding-blog-come-trovare-lavoro
Personal branding: come può aiutarti a trovare lavoro

La prima impressione è importante, lo sanno tutti. Ma quando ha inizio il primo incontro? Molte volte, quando non hai ancora messo piede in azienda.

Nel nostro lavoro di selezionatori sappiamo bene che cercare informazioni sui candidati prima di incontrarli di persona può fornire molti spunti interessanti. È proprio nella quotidianità che le persone mostrano la propria essenza ed è da qui che inizia la selezione.

Per non farti trovare impreparato c’è un unico segreto: punta sul personal branding, online ma anche nelle relazioni. Non si tratta solo di “cose da liberi professionisti”, venderti bene è ciò che ti permetterà di costruirti una via preferenziale per ottenere il lavoro che desideri.
 

Definiamo il Personal branding

 

Nonostante sia un termine molto in voga, definire il Personal branding non è facile. Solitamente si parla di branding riferito a un marchio, per inserirlo sul mercato e comunicarne caratteristiche ben precise. Questo è esattamente quello che fa il personal branding, con la sola differenza che non si sta parlando di prodotto, ma si parla di te.

Fai quindi finta per un attimo di essere tu stesso un brand: cosa ti identifica? Qual è il pubblico a cui ti riferisci? Per quali caratteristiche puoi differenziarti sul mercato del lavoro? Esattamente come un’azienda, anche tu puoi lavorare sul tuo posizionamento e trasformarti in un punto di riferimento professionale per la tua nicchia di mercato.

Tutto questo si gioca su un sottile equilibrio tra cura e promozione, partendo dalla prima per essere certo di dare esattamente l’impressione che vuoi ottenere e spingendo sulla seconda per entrare in contatto con un gran numero di nuove opportunità.

 

Per curare il tuo Personal branding inizia dal CV

 

Abbiamo parlato di distinzione. Ebbene, proprio da qui devi partire per lavorare sul tuo personal branding e presentarti al tuo mercato di riferimento.

Il Curriculum Vitae è il primo elemento che può aiutarti a presentarti nel migliore dei modi. O meglio: è il primo strumento che ha bisogno di cura per aiutarti a raggiungere il tuo obiettivo. Fin dal primo sguardo, il CV deve comunicare le tue caratteristiche più importanti e il valore che puoi portare in azienda.

Abbiamo riunito per te i 3 passi per rendere perfetto il tuo Curriculum:

  1. Sintesi e chiarezza, per cominciare.
    Come abbiamo già accennato, il primo obiettivo del tuo CV deve essere quello di mettere in risalto le tue doti e comunicarle come un vantaggio per l’azienda a cui ti presenti. Oltre alla formazione e alle esperienze lavorative, quindi, ricorda di dare rilievo anche alle tue competenze e alle soft skills.
  2. Dai peso alla tua Unique Value Proposition.
    Un altro termine ereditato dal mondo del marketing, ma utile a spiegare come proporti al mercato del lavoro. Proprio come un’impresa devi chiarire la tua “promessa”, mettere in luce non solo le tue capacità ma anche le risposte che puoi dare alle esigenze delle aziende. Si tratta di un avvicinamento strategico che non puoi farti fuggire.
  3. Non dimenticare il tuo fiore all’occhiello: la presentazione.
    Se nel CV devi essere il più conciso possibile, nella lettera di presentazione puoi parlare direttamente al tuo selezionatore e includere quelle che secondo te sono le motivazioni più importanti per convocarti a colloquio. Questa è un’occasione unica per far fruttare ancora di più il duro lavoro di Personal branding.

 

Il tuo Personal branding a partire dai social

 

Quando si parla di Personal branding è impossibile non incappare nell’argomento social network. Questo è infatti il canale preferenziale per chi vuole costruirsi una solida reputazione online, almeno per due motivi:

  • riduce notevolmente i tempi di attesa, sfruttando l’inesauribile potenziale del fare rete;
  • permette di avere il controllo della propria immagine sul web in modo facile e intuitivo.

Il primo passo che devi fare, quindi, è riprendere in mano tutti i tuoi profili social e curarli con attenzione, in modo che possano essere un buon punto di contatto ancora prima di mettere piede in azienda.

Se da una parte LinkedIn lo utilizzi già come social professionale, devi prestare attenzione ai social network generalisti come Facebook o Instagram. Alcune impostazioni di visibilità e privacy possono aiutarti. Ad esempio, un metodo efficace per continuare a usare i social in ambito privato, senza intaccare la tua immagine professionale è proprio quello di rimuovere il profilo dagli indici dei motori di ricerca e restringere la visibilità dei post solo ai tuoi amici.

Una volta fatto ciò, assicurati di mettere a disposizione dei recruiter tutte le informazioni che dovrebbero avere su di te: le tue competenze, le tue esperienze e i tuoi progetti più importanti. Specialmente su LinkedIn tutto questo è già strutturato, ma se ritieni importante mostrare immagini o video della tua attività puoi pensare di creare un profilo professionale aperto anche su Facebook o Instagram.

Un ultimo consiglio: non focalizzarti solo su di te, lascia spazio anche a contributi di altri professionisti preoccupandoti di selezionare con estrema cura le risorse da condividere sui tuoi profili. Questo non solo dimostrerà che sei aggiornato, ma anche che conosci importanti esponenti del settore e che puoi essere anche tu fonte di continui stimoli per l’azienda.

 

Altri strumenti di Personal branding

 

Al contrario di quello che potresti pensare, fare Personal branding non vuol dire essere solo un attento fruitore del web. Alcuni dei più potenti strumenti di questa strategia risiedono nel mondo offline, lontano dai social network.

Il passaparola è uno dei canali di comunicazione più potenti – lo era all’alba dei tempi e lo è tutt’ora. Muoverti quindi nel mondo digitale può amplificare le tue comunicazioni ma anche dalla relazione con gli altri che puoi trarre enormi benefici.

Un’azione molto importante è ritagliarti il tempo per prendere parte a eventi e iniziative che riguardano la tua nicchia di mercato, farti conoscere nel settore e aprirti piccoli spiragli che possono trasformarsi in importanti opportunità.

Un altro strumento efficace che puoi sfruttare per dare rilievo alle tue competenze e conoscenze è lo sviluppo di un tuo blog professionale. Ok, non sarà forse la tua più grande aspirazione, ma è un utile elemento a supporto della tua comunicazione e della tua reputazione. Se in un post sui social devi limitare le parole, in un tuo blog puoi raccontarti appieno e trasmettere informazioni interessanti per il tuo settore.

Come capirai, si tratta di un biglietto da visita non indifferente: chi investe il proprio tempo per fare divulgazione è un appassionato prima di essere un lavoratore. E non c’è risorsa più appetibile per un’azienda attenta e di successo.

Stai cercando lavoro che sappia valorizzare le tue competenze e la tua professionalità? Scopri subito gli annunci già pubblicati sul nostro sito oppure carica qui il tuo Curriculum per essere sempre aggiornato sulle nuove posizioni aperte.

18 Settembre 2020
contratto-di-apprendistato
Tutto quello che devi sapere sul contratto di apprendistato

Una volta esisteva la gavetta. Si cominciava da giovani ad apprendere un lavoro finché non si era abbastanza capaci da cominciare a portare a casa il primo stipendio. Per fortuna da quei tempi sono stati fatti passi da gigante, il lavoro è stato tutelato e oggi anche i primi impieghi sono riconosciuti con un contratto lavorativo.

Nella nostra esperienza abbiamo spesso a che fare con i giovani, con i loro dubbi e le loro domande sul grande – a volte persino immenso – mondo del lavoro. Per noi le dinamiche dei primi impieghi sono quotidianità e vogliamo essere d’aiuto a chi ancora cerca risposte.

Se anche tu ti stai chiedendo cosa c’è da sapere sul contratto di apprendistato, sei nel posto giusto: prosegui nella lettura e scopri con noi i segreti del contratto più diffuso tra i giovani in Italia.

 

Cos’è l’apprendistato

 

L’apprendistato è descritto come quel periodo di tempo lavorativo in cui vieni assunto con un contratto di lavoro a tempo indeterminato ma con l’obbligo di formazione, come disciplinato dal Testo Unico sull’Apprendistato.

Questo tipo di contratto ha infatti lo scopo di agevolare l’occupazione giovanile dando la possibilità di imparare un lavoro sul campo e favorendo le aziende che riservano questa occasione ai più giovani.

La commistione tra lavoro e formazione è la caratteristica fondamentale di questo tipo di contratto. Proprio per questo motivo esistono ben 3 tipologie che si differenziano per l’obiettivo finale di formazione:

  • Apprendistato per la qualifica e il diploma professionale
    Riguarda i giovani tra i 15 e i 25 anni, cioè tutti coloro che devono ancora completare un percorso di studi. Il caso più comune è quello degli studenti degli istituti professionali che aderiscono all’alternanza scuola-lavoro.
  • Apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere
    È rivolto a chi ha un’età tra i 18 e i 29 anni e viene assunto con il vincolo di formazione per conseguire una specializzazione. In questo caso l’attività lavorativa è svolta seguendo le regole del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL) e deve essere affiancata dalla formazione in azienda.
  • Apprendistato di alta formazione e ricerca
    Parliamo del livello più alto di contratto di apprendistato, dedicato a chi ha un’età tra i 18 e i 29 anni e volto a incentivare il conseguimento di titoli di studio, dal diploma di maturità al dottorato di ricerca. Anche il praticantato può essere svolto in questi termini.

 

Quanto dura un contratto di apprendistato

 

Parlare genericamente di durata non è solo difficile, ma addirittura sbagliato. Ogni tipologia di contratto di apprendistato prevede una diversa durata.

Nel caso dell’Apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il contratto non può durare più di 3 anni. Solamente quando il diploma è quadriennale si può arrivare ai 4 anni di contratto. Ad ogni modo, questa categoria di apprendistato dipende dal conseguimento della qualifica formativa e si adatta ad essa.

Il secondo caso, quello dell’Apprendistato professionalizzante, è simile per durata al contratto appena visto. Anche questo non può superare i 3 anni di durata, ma esistono dei casi particolari in cui il contratto può arrivare fino ai 5 anni (alcuni lavori del settore artigianato).

Infine, la terza tipologia di contratto di apprendistato, quella di alta formazione e ricerca: essendo legata a una formazione esterna – istituti, enti o università – anche la sua durata dipende dal titolo di studio da ottenere. Il periodo di validità del contratto è deciso dalle Regioni o Province autonome e dagli enti di formazione.

Il decorso del contratto è definito generalmente dalle condizioni appena viste, ma esiste sempre la possibilità per datore di lavoro e apprendista di recedere dal contratto. Il licenziamento in caso di contratto di apprendistato è possibile solo per giusta causa e con legittimo preavviso dopo il completamento delle attività formative previste. Se tu o il tuo datore di lavoro non avete intenzione di proseguire il rapporto, dovete darne preavviso, altrimenti il rapporto prosegue trasformandosi in lavoro dipendente a tempo indeterminato.

 

Il contratto di apprendistato a tempo determinato esiste

 

Abbiamo detto che l’apprendistato è un contratto a tempo indeterminato. Verissimo, ma esiste un’unica eccezione che riguarda i lavori stagionali.

Per tutte quelle attività che hanno durata stagionale è possibile assumere in apprendistato con contratto determinato. In questo caso puoi quindi firmare un contratto di Apprendistato per la qualifica e il diploma professionale o di Apprendistato professionalizzante.

C’è un’unica clausola a cui devi prestare attenzione: se il tuo apprendistato è finalizzato al raggiungimento di una qualifica (prima tipologia) è obbligatorio che sia prevista l’alternanza scuola-lavoro, concordata da Regioni e Province autonome.

 

Il licenziamento esiste, ma ad alcune condizioni

 

Abbiamo già visto che la durata di un contratto di apprendistato può essere determinata anche da un recesso da parte del lavoratore o del datore. Come in tutte le altre categorie di contratto, anche in questo caso il licenziamento è previsto ma i diritti del lavoratore vengono tutelati.

In apprendistato puoi essere licenziato ma solo per giusta causa (anche detto “giustificato motivo”). Questa motivazione può avere due nature:

  • soggettiva, data dal comportamento diretto del lavoratore (inadempimenti, violazioni, danni);
  • oggettiva, legata cioè a motivi inerenti alla produzione aziendale e all’organizzazione del lavoro.

In termini di licenziamento c’è un elemento importante che devi conoscere, soprattutto se rientri nell’Apprendistato per la qualifica e il diploma professionale: non raggiungere gli obiettivi formativi o interrompere la formazione può essere motivo di licenziamento, perché non ci sarebbero più i termini che giustificano il contratto. La formazione è un’occasione, ma in questo caso è anche un dovere.

Il contratto di apprendistato va approfondito, esplorato e infine conosciuto. Sicuramente ora che hai qualche informazione in più dalla tua parte saprai prendere le scelte migliori per il tuo futuro.

Se sei alla ricerca di lavoro, e vuoi misurarti con nuove realtà, scopri subito tutti gli annunci già pubblicati sul nostro sito oppure inviaci qui il tuo Curriculum Vitae per essere sempre aggiornato sulle nuove opportunità.

11 Settembre 2020
perche-dovrei-assumerla-come-rispondere-colloquio
Perché dovrei assumerla? Come rispondere a un colloquio

Perché dovrei assumerla? Questa è una delle domande che, letteralmente, possono farti perdere la rotta durante un colloquio. Ti sembra strana? Eppure, è uno degli evergreen dei colloqui, la carta che molti reclutatori sfoderano al momento più opportuno.

Sebbene tu possa pensare che sia un modo per metterti in difficoltà, in realtà aiuta i recruiter a capire quanto i candidati abbiano compreso le necessità dell’azienda e come pensano di poter essere un valido supporto in un contesto lavorativo specifico.

Le opzioni di risposta sono davvero tante, devi solo trovare quella più adatta a te. Se pensi di andare in difficoltà di fronte a questa domanda, eccoci pronti a indicarti alcuni utili consigli per non farti trovare impreparato.

 

Preparati in anticipo per non avere sorprese

 

Nessun colpo di scena: il nostro primo consiglio parte dalle basi e ti ricorda che non c’è metodo migliore di affrontare una sfida che conoscerne ogni minimo particolare. Parti, quindi, dal documentarti sul settore dell’azienda per cui ti candidi, cerca informazioni sulle altre posizioni aperte, sui competitor e – perché no – prova a dare un’occhiata ai profili dei dipendenti dell’azienda cercando di captare le figure tecniche coinvolte.

Certo, tutto questo dovresti ormai saperlo quando ti presenti al colloquio, ma un ripasso fa sempre bene. La preparazione è lo strumento più potente che hai a tua disposizione, quindi sfruttala fino in fondo. Ti accorgerai dei suoi benefici quando ti troverai di fronte alla fatidica domanda e, invece di cadere nel panico, avrai molto da raccontare, non solo sull’azienda ma soprattutto su di te.

L’unica accortezza che dovrai avere è di non ripetere quello che è già stato detto durante il colloquio: invece di rafforzare la tua posizione, questo particolare comunicherebbe che non hai molte motivazioni dalla tua parte. Al contrario, prova a pensare a degli esempi, a input che hai notato provenire dal tuo interlocutore durante il colloquio e parti da questi piccoli spunti per sottolineare la tua adeguatezza e il vantaggio che potresti portare all’azienda.

 

Non temere e lasciati andare

 

Se analizzi per un attimo la domanda – ora che ne hai il tempo e non ti trovi con il fiato sul collo – ti renderai conto che non esiste richiesta più aperta di questa. Non c’è quindi una risposta giusta o sbagliata, ma solo un’occasione per farti conoscere ancora di più.

Per questo motivo ti consigliamo di non farti prendere dall’ansia, piuttosto mostrati sincero e aperto al racconto. Proprio il tuo approccio a questa domanda può raccontare molto di te: quanto sei in grado di affrontare le difficoltà, se ti piacciono le sfide, se nonostante il disagio del momento riesci a cogliere nel segno con una risposta che non fa riferimento ai soliti cliché ma è davvero personale.

Un altro metodo per girare a tuo favore questo momento difficoltoso è dimostrare la tua curiosità mettendo in luce sì le tue capacità, ma domandando anche delucidazioni su alcuni particolari che non ti sono chiari dell’azienda. Questo alimenterà il tuo coinvolgimento, comunicando quindi all’azienda una vicinanza che si fa sempre più stretta, sin da questo primo appuntamento.

 

Concedi a ognuno la sua parte

 

Hai mai sentito parlare di pensiero laterale? Uscire dagli schemi e rielaborare la domanda in una nuova chiave può darti maggior rilievo e aiutarti anche a giocare la carta del fattore sorpresa.

Andiamo quindi al punto: come interpretare questa domanda così classica in un modo alternativo? Di solito si tende a parlare solo delle proprie caratteristiche, del perché l’azienda dovrebbe avere interesse ad assumerti, ma potresti inserire delle considerazioni anche sul perché tu desideri quel posto di lavoro.

Non è egoismo, ma (ancora una volta) senso di appartenenza. Il candidato che si preoccupa della propria vita sul posto di lavoro è colui che si vede già proiettato in questa realtà e che si sente profondamente parte dell’universo aziendale. Sicuramente, un modo meno scontato rispetto alle solite risposte sentite mille volte.

 

Sfrutta questa opportunità e prenditi il tuo tempo

 

Abbiamo già detto che non c’è bisogno di correre, anzi, è consigliato prendersi il proprio tempo per sfruttare appieno questa occasione che ti viene concessa. Come puoi rendere la tua risposta unica e fare in modo che la tua candidatura sia memorabile? Semplice: creando un perfetto equilibrio tra quantità e qualità delle informazioni.

La tua risposta non deve essere né troppo breve né troppo prolissa. Lascia quindi al tuo curriculum i punti elenco e preferisci per questa domanda episodi di vita reale, reinterpretati secondo l’interesse dell’azienda per cui ti candidi. In fondo, sono proprio i fatti a poter dare consistenza alle tue parole.

C’è un unico rischio a cui devi prestare attenzione: il brodo allungato non è mai buono, soprattutto per i reclutatori che possono avere colloqui con decine e decine di persone ogni giorno. Taglia quindi inutili esempi che rischiano di portarti fuori strada e di annoiare il tuo esigente pubblico.

 

Qual è il segreto per uscirne alla grande? Prendi in considerazione i nostri consigli e scegli l’alternativa che più si adatta alla tua personalità.

Su questo argomento potrebbe interessarti anche il seguente articolo: 3 errori da non fare a un colloquio di lavoro.

 

Ti senti pronto per metterti alla prova? Ogni mese selezioniamo diversi profili per le aziende. Guarda subito gli annunci di lavoro già pubblicati oppure carica qui il tuo CV per essere sempre aggiornato sulle nuove opportunità.

4 Settembre 2020
decision-making-prendere-la-scelta-giusta-strategie-aziendali
Decision making: prendere la scelta giusta per le strategie aziendali

In molti sognano un giorno di avere un lavoro importante, di essere ai vertici di un’azienda e poter prendere decisioni in autonomia. Eppure, non è tutto oro quel che luccica: a ogni alta posizione corrispondono grandi sforzi ed enormi responsabilità.

Lo sanno bene i dirigenti aziendali e i responsabili delle strategie di business. Nel nostro lavoro ci interfacciamo spesso con queste figure e le selezioniamo per nostri clienti. La caratteristica che accomuna tutti quanti? Un’ottima predisposizione per il decision making.

Quella di prendere decisioni è una capacità che si impara e si affina passo dopo passo. Ma andiamo più a fondo sulla questione, capiamo cos’è il decision making e perché è importante per le aziende.

 

Decision making: di cosa parliamo?

 

La “presa di decisione” (per usare il termine italiano) è l’atto finale della ricerca di una soluzione, che passa prima per il problem solving e arriva infine all’azione, cioè all’applicazione vera e propria.

Ma qual è la sostanziale differenza tra decision making e problem solving? Quando devi risolvere un problema, per prima cosa definisci l’obiettivo che vuoi raggiungere, solo in un secondo momento valuti tutte le possibilità disponibili e quindi prendi una decisone. In sostanza si tratta di due momenti distinti e sequenziali, entrambi fondamentali per determinare una soluzione efficace.

Per mettere in atto un processo decisionale, però, non è sufficiente valutare le migliori opportunità, ma bisogna cominciare da un’attenta analisi ed elaborazione delle informazioni a disposizione, fino ad arrivare alla valutazione di tutte le alternative a disposizione. Per fare tutto ciò entrano in campo fattori cognitivi ma anche fattori emozionali. Le decisioni, infatti, non sono solo il frutto della ragione, ma il giusto equilibrio tra ciò che il ragionamento ti invita a fare e quello che ritieni sia invece più giusto.

Come in molti casi, quindi, non c’è un modo univoco di affrontare il problema, ma sei tu a dover sviluppare un metodo efficace di strategia decisionale, il tuo sistema personale per agevolare questo difficile processo.

Decision making e scelte aziendali

 

Onnipresente nei volumi di economia, questo termine si lega fortemente alla vita aziendale. Ogni giorno l’attività nelle imprese si popola di scelte, momenti complessi che vanno affrontati tenendo conto della natura della decisione da prendere.

Forse non ci hai mai fatto particolarmente caso, ma esistono almeno 3 diverse tipologie di scelte:

  • Scelte strategiche.
    La tipologia che richiede più tempo e che è quindi meno ricorrente. Prendono in considerazione moltissimi fattori, ma al loro grande impatto sull’azienda corrisponde una scarsa reversibilità, quindi devi fare particolare attenzione quando ti accingi a prendere una decisione strategica.
  • Scelte tattiche.
    Un livello appena sotto della variante strategica, si caratterizzano per avere un impatto di medio periodo sulla realtà interessata. Sono le decisioni che solitamente prendono i responsabili e che indicano una linea generale da seguire.
  • Scelte operative.
    Senz’altro la tipologia più comune, quella che tutti i lavoratori mettono in atto ogni giorno nella loro operatività. Più l’azienda è organizzata nei suoi processi, meno queste scelte diventano necessarie e d’impatto.

Che si tratti di scelte strategiche, tattiche o operative, il decision making è il processo che sta alla base di ognuna di esse. L’alto dirigente, il responsabile di reparto, l’impiegato d’ufficio sono tutti interessati a conoscere e mettere in atto metodi efficaci per arrivare a decisioni ottimali.

 

Come prendere decisioni aziendali efficaci

 

È giunto il momento di passare alla pratica. Il decision making è un processo che ti interessa da vicino, e puoi prendere spunto da alcune tecniche per essere sicuro di non cadere in facili errori.

Il suggerimento più comune è senz’altro quello di seguire una check-list, un metodo facile e sicuro che ti aiuti anche nei processi più difficili e si adatti a tutte le occasioni. Abbiamo riassunto per te i 5 passaggi per un buon decision making:

  1. Definisci il problema, la sfida o l’opportunità.
    Non c’è niente di meglio di partire con le idee chiare, quindi capisci bene qual è il soggetto della tua decisone e chiariscine le caratteristiche.
  2. Crea un ventaglio di possibili risposte.
    Mai fermarsi alla prima idea, questa è la regola! Per prime arrivano infatti alla mente le soluzioni già messe in atto, quelle con cui hai più familiarità. Ma tu abbi pazienza, spremi le meningi e apri la mente: ti stupirai di quante altre alternative troverai. ­­
  3. Valuta i costi e i benefici, i pro e i contro per ogni opzione.
    Le migliori decisioni derivano sempre da un’attenta analisi, perciò metti nero su bianco i vantaggi e gli svantaggi delle soluzioni che hai trovato, per avere una visione più chiara e oggettiva delle opportunità.
  4. Ipotizza l’impatto della decisione e apporta le modifiche opportune.
    Ogni grande impresa richiede un periodo di collaudo, ma in assenza di tempo e di un tester valido puoi utilizzare il tuo ragionamento per capire quali potrebbero essere le possibili conseguenze della tua decisione, in quali modi potrebbe creare danni più che benefici. Una volta appurati i rischi, perfeziona la tua opzione.
  5. Seleziona definitivamente la tua scelta.
    Finalmente sei arrivato all’ultimo passaggio, quello che definisce una volta per tutte il percorso da seguire. Ma attenzione: questo è solo l’inizio! Ricorda sempre di monitorare l’applicazione della tua decisione e i risultati che ha generato.

 

Come essere il miglior decision maker? Ecco le skill più importanti

 

Prendere decisioni complesse non è cosa da tutti. Come hai visto, entrano in campo moltissimi fattori, il più delle volte legati a spiccate capacità personali.

Se anche a te piacerebbe diventare un buon decision maker ma non pensi di esserne del tutto capace, inizia approfondendo le soft skill che più caratterizzano questa figura.

La prima competenza che devi avere è senz’altro la leadership, ovvero la capacità di essere un punto di riferimento per colleghi e collaboratori. Investire nel rapporto con gli altri e nella tua abilità a motivarli nel raggiungere un obiettivo è fondamentale per rendere forti anche le tue decisioni.

Passiamo poi a un’altra soft skill fondamentale, anche se spesso data per scontata. Si tratta del ragionamento, l’elemento essenziale per raccogliere informazioni e trarne utili indicazioni. Allenare la tua mente a sfruttare tutti i possibili appigli che ti vengono offerti dal ragionamento ti aiuterà a rafforzare anche la tua capacità di trovare soluzioni alle questioni più complesse.

La terza capacità che è richiesta a ogni decision maker è l’intelligenza emotiva. Nulla di scontato, anzi, una delle soft skill più complesse da gestire e migliorare. Essere consapevole delle tue emozioni e usarle per avvicinarti agli altri abbattendo ogni resistenza, però, ti aiuterà ad aprirti a nuove possibilità e a rendere più popolari le tue decisioni.

Infine, parliamo di intuizioni. L’istinto è il risultato delle tue esperienze ma anche ciò che ti guida nella vita di tutti i giorni. Affidarti all’intuito, quindi, può avere un grande potenziale, ma ricorda di affinare questa capacità. In questo modo non sarà una facile via di uscita, ma uno strumento davvero strategico per valutare l’efficacia delle alternative che hai di fronte a te.

Stai cercando un lavoro che permetta di valorizzare le tue capacità decisionali?

Scopri subito gli annunci presenti sul nostro sito, oppure carica qui il tuo Curriculum Vitae per non perderti nessuna delle nuove opportunità di tuo interesse.

28 Agosto 2020
« Inizio‹ Precedente323334353637383940Prossima ›Precedente »
Pagina 36 di 48


Chi siamo

JOB Just On Business è un’agenzia del lavoro con quasi vent’anni di esperienza nel settore e una rete di unità operative attiva su tutto il territorio nazionale.

Menu

Filiali e unità operative
Offerte di lavoro
Carica il CV
Specializzazioni
Blog

Servizi

Somministrazione lavoro
Ricerca e selezione
Ricollocazione personale
Formazione del personale
Login

Sede legale

Via Massena 8
20145 Milano
jobspa@jobspa.it
+39 02317426

Copyright 2022 JOB Cap.Soc. €1.000.000 i.v. e P.IVA 05815251003 - C.C.I.A.A. Milano n° 5487/2004 R.E.A. 1624633 - Aut. Min. prot. n° 1172 - SG del 13/12/2004
Privacy Policy | Cookie Policy | Codice etico | Modello Parte Generale