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addetto-ufficio-acquisti-chi-e-di-cosa-si-occupa
Addetto ufficio acquisti: chi è e di cosa si occupa

Le mansioni all’interno di un’azienda sono davvero molte e varie, anche a seconda del settore di attività. Una figura che, però, puoi trovare in ogni azienda è proprio quella dell’addetto agli acquisti.

Nella nostra attività abbiamo rapporti con molte imprese e conosciamo bene le esigenze che i datori di lavoro esprimono nella ricerca di questa particolare figura professionale.

Eccoci, quindi, pronti per guidarti alla scoperta delle mansioni e dei requisiti che riguardano la figura dell’addetto all’ufficio acquisti, perché tu possa fare una scelta consapevole per il tuo futuro lavorativo e – perché no! – trovare anche il tuo prossimo impiego.

 

Quali sono le mansioni dell’addetto ufficio acquisti

 

Nell’ufficio acquisti, come dice la parola stessa, il personale si occupa dell’approvvigionamento aziendale. Questo concetto così generale, però, racchiude una moltitudine di attività che dipende dal settore specifico e dall’organizzazione del reparto stesso.

In contesti medio-grandi l’ufficio si può suddividere in acquisti diretti per la produzione, acquisti indiretti oppure acquisti funzionali, che sono a complemento dell’attività aziendale e senza i quali non sarebbe possibile lavorare o raggiungere obiettivi. Qualche esempio? Prendiamo un’azienda che produce abbigliamento: si parla di acquisti diretti, ad esempio, citando le stoffe e i materiali di produzione; di acquisti indiretti se prendiamo in considerazione invece i lubrificanti necessari per la manutenzione dei macchinari o l’energia necessaria a farli funzionare; di acquisti funzionali, invece, per quanto riguarda il lavoro specifico da svolgere, ma anche semplici dettagli come la cancelleria per gli uffici.

Insomma, se sei interessato a lavorare come addetto all’ufficio acquisti, devi tenere in considerazione che sarai coinvolto in diverse attività. Vogliamo iniziare fornendoti una breve, ma esaustiva, lista:

1. definire le caratteristiche dei prodotti da acquistare per ogni fase produttiva e ogni reparto, negoziando il budget di approvvigionamento;

2. cercare e selezionare i fornitori, con un occhio di riguardo al rapporto qualità-prezzo;

3. condurre le trattative di acquisto, ovvero concordare ufficialmente prezzo, tempi e modalità di consegna della merce, fondamentali per la produzione e l’azienda;

4. pianificare operativamente gli acquisti per garantire che tutti i materiali necessari siano consegnati nei tempi e nei luoghi corretti;

5. monitorare la relazione con i fornitori, non solo in fase di selezione ma soprattutto una volta acquisiti, perché la qualità del rifornimento e del servizio si mantenga sempre di alto livello;

6. gestire commercialmente l’assortimento, perché, in contesti come la grande distribuzione, l’ufficio acquisti può occuparsi anche di attività accessorie ma connesse, come la promozione dei prodotti attraverso iniziative di vendita.

 

Come puoi diventare addetto all’ufficio acquisti

 

Qui si apre un’altra parentesi, che riguarda in modo specifico le diverse figure che rientrano sotto il titolo di “addetto ufficio acquisti”.

Se in alcuni ambiti si parla di buyer per definire questa posizione, è importante sapere che esiste anche in questo caso una gerarchia professionale che è bene conoscere. Così saprai quale obiettivo professionale porti, con maggiore consapevolezza.

Come nella maggior parte dei dipartimenti, esiste un responsabile che si occupa principalmente di coordinare gli altri membri del team. Questo prende il nome di Chief Procurement Officer (CPO), anche tradotto in Responsabile degli acquisti.

Oltre al compito di coordinatore, esso ha la responsabilità di redigere il budget degli acquisti, individuando prima le necessità e poi definendo le priorità aziendali. Grazie a queste decisioni di base, il resto dell’ufficio acquisti può passare alle fasi operative.

Ecco, dunque, che entra in gioco la figura del tanto nominato buyer, l’addetto all’ufficio acquisti che concentra la sua attività su tutti i punti visti prima. Diciamo “tutti”, ma in verità nelle realtà aziendali e produttive più grandi queste mansioni vengono suddivise tra più operatori.

Se vuoi diventare buyer la strada consigliata inizia con una laurea in discipline economiche, da approfondire poi con un master specialistico. I master in questo ambito possono aiutarti a fare la differenza: specializzarti ti permette di proporti in modo diretto alle aziende, specificando da subito il contributo che puoi portare invece di presentarti con un titolo generico. Inoltre, grazie ai master spesso si ha accesso a grandi aziende che, dopo il percorso professionale-formativo interno, scelgono spesso di integrare gli specializzandi nel loro organico. E se così non sarà, avrai comunque già un’esperienza da far valere nel tuo Curriculum!

Se vuoi invece ambire a Responsabile degli acquisti, la strada sarà un po’ più lunga. Prima di passare a questo ruolo hai bisogno di fare esperienza, di maturare consapevolezza del lavoro e delle complessità che puoi trovare sul percorso, di scalare quella piccola gerarchia che è la scuola migliore.

Certo, potrebbe comunque capitarti l’opportunità di essere selezionato direttamente come CPO per competenze pregresse e tue personali attitudini, ma se questo non dovesse accadere, ricorda che partire dall’operatività è il modo migliore per diventare un buon responsabile.

 

I requisiti più cercati per addetto ufficio acquisti

 

Eccoci arrivati ai nostri consigli conclusivi, quelli più pratici per permetterti di arrivare al ruolo cui aspiri.

Non c’è modo migliore per candidarsi a un posto di lavoro che conoscere bene i requisiti più apprezzati e metterli ben in risalto nel primo punto di contatto che avrai con l’azienda: il tuo CV.

Abbiamo raggruppato per te i 5 requisiti più cercati per la figura di addetto ufficio acquisti. Su quanti puoi fare affidamento per la tua prossima candidatura?

Skill informatiche. Non parliamo solo di saper usare un computer e le applicazioni più comuni, per un addetto ufficio acquisti è sempre più importante avere confidenza con i software e le piattaforme di e-procurement, cioè dei veri e propri programmi che consentono di trovare e registrare i fornitori per l’azienda, in modo molto più veloce ed efficace. Conoscere alcuni di questi ti metterà immediatamente in risalto tra tutte le candidature, soprattutto perché saprai ottimizzare più velocemente il budget grazie alle funzionalità di analisi delle spese.

Conoscenza del settore. Lo abbiamo già accennato: conoscere bene l’ambito di attività è essenziale per il lavoro di addetto ufficio acquisti, soprattutto per saper interpretare correttamente il processo d’acquisto in cui ti andrai ad inserire.

Spiccata attitudine all’organizzazione. Per poter gestire necessità, tempi, fornitori e budget è essenziale avere ottime doti organizzative. Lo sanno bene i dirigenti aziendali e i responsabili, che in questa figura professionale apprezzano in particolar modo la capacità di sapersi organizzare bene e in autonomia.

Buone doti di contrattazione. L’abbiamo detto: chi si occupa di acquisti deve fare i conti con un budget ben definito da dover ripartire tra tutte le spese. Se sei un abile contrattatore e non ti senti a disagio nel parlare di soldi e costi, questa è senz’altro una caratteristica che dovresti mettere in risalto.

Collaborazione e cooperazione. Che tu sia l’unico addetto all’ufficio acquisti o che tu debba lavorare con altri colleghi, ricorda che questo è un lavoro partecipativo, sempre. La collaborazione non si realizza solo nel rapporto con i colleghi, ma ancora di più nella connessione con gli altri reparti. Ecco che renderti partecipe delle necessità di ogni ufficio in azienda ti permette di rendere ottimale il tuo lavoro sfruttando caratteristiche che fanno già parte di te. Se è così, non ti resta che metterle in risalto!

 

Siamo felici se con questa lettura potrai prendere la strada giusta per te, con la consapevolezza necessaria per fare davvero centro con la tua candidatura.

Sei pronto a metterti in gioco? Ogni giorno selezioniamo diversi profili per le nostre aziende clienti: guarda subito tra gli annunci già pubblicati se c’è l’opportunità che stai cercando, oppure carica qui il tuo CV per essere sempre aggiornato sulle nuove posizioni aperte.

 

30 Dicembre 2022
cover-letter-come-scrivere-lettera-di-presentazione-in-inglese
Cover letter: come scrivere la lettera di presentazione in inglese

Negli ultimi anni il mondo del lavoro è molto cambiato. Oggi l’occupazione che fa per te non è più necessariamente sotto casa, gli spostamenti sono più frequenti, si ha a che fare anche con aziende multinazionali e, non di rado, l’opportunità che stavi cercando si trova all’estero.

Conosciamo bene queste dinamiche e le difficoltà che puoi riscontrare nel candidarti presso un’azienda fuori dall’Italia o che lavora principalmente con mercati esteri. Come puoi presentarti al meglio, anzi fare la differenza ed essere ricontattato per un colloquio? La risposta sta sempre in come ti presenti e in questo articolo abbiamo qualche consiglio utile per te.

Il tuo miglior biglietto da visita, assieme a un CV in inglese curato in ogni dettaglio e redatto appositamente per la posizione per la quale ti vuoi candidare, è una lettera di presentazione in inglese, anche detta cover letter. Vediamo insieme come scriverla.

 

Le basi che valgono sempre

 

Scrivere una cover letter non è così diverso dal redigere una lettera di presentazione in italiano. Quello che cambia è la lingua, naturalmente, e l’approccio che l’azienda ha verso il mondo del lavoro, ma il tuo obiettivo rimane sempre lo stesso, e con esso anche le buone pratiche da seguire.

Rispolveriamo quindi alcune basi fondamentali.

Lo scopo della tua cover letter deve essere quello di attrarre il recruiter e convincerlo ad aprire il tuo CV. Senza questo primo passaggio, difficilmente riuscirai ad ottenere il colloquio che tanto desideri.
Per riuscirci, ricorda sempre che stai parlando con un’azienda e con un suo diretto rappresentante, quindi il tuo linguaggio deve mantenersi formale e pulito, pur introducendo qualche formula accattivante che permetta di rendere interessante il tuo profilo anche a parole.

È inutile poi perdersi in tante parole: chi avrebbe il tempo di leggere una presentazione di un’intera pagina? Sicuramente non un recruiter che deve esaminare centinaia di candidature. Dunque riassumi brevemente chi sei, i settori in cui hai lavorato e le tue skill rilevanti, senza dimenticare di esprimere le tue più sentite motivazioni legate alla posizione per la quale ti candidi.

Infine non dimenticare che a fare da filo conduttore di tutto questo deve esserci sempre una conoscenza di base dell’azienda a cui invii la tua candidatura: non giocare le tue carte senza aver prima approfondito (anche online se non hai altre fonti) chi è l’azienda, come si compone e qual è il suo modus operandi. Parlare la stessa lingua è fondamentale – e non si tratta solo di inglese!

 

La struttura della tua cover letter

 

In poche righe devi racchiudere molte informazioni, risultare accattivante per chi ti legge e per di più farlo in inglese. Una missione impossibile? Non per te!

Per riuscire in questo scopo ti lasciamo un vademecum di cosa è importante scrivere nella lettera di presentazione, starà a te fare poi una selezione in base a ciò che puoi realmente spendere.

Prima di tutto puoi spiegare perché ti candidi, dimostrando il tuo interesse per la posizione offerta. Un altro punto fondamentale è approfondire perché saresti il loro candidato ideale, dimostrando di avere tutte le carte in regola attraverso esempi di esperienze pregresse e competenze acquisite. Anche citare i risultati ottenuti nelle più recenti occupazioni, se concreti, è una strategia che può risultare vincente, ma ancora più importante è dire come credi che il tuo contributo possa essere utile per l’azienda e per il team in cui sarai inserito.

I contenuti sono molti, è vero. Esiste però un modo per riuscire a rendere snella la tua lettera di presentazione. Ecco la struttura che consigliamo di seguire per redigere la tua cover letter in inglese:

1. Introduzione. Saluta e indica la fonte da cui sei venuto a conoscenza della posizione aperta, citando il job title se presente. Un esempio: Dear hiring manager, with this letter I would like to express my strong interest in the X position you have available.

2. Corpo della lettera. Spiega perché dovrebbero scegliere proprio te, riportando in modo sintetico i tuoi dettagli personali e le tue motivazioni, senza tralasciare (come già detto) informazioni riguardo le tue esperienze e le tue competenze spendibili nel settore e per l’attività aziendale.
Qualche esempio: I believe that my skills/abilities/attitude would make me an ideal candidate for your vacancy. After working for X years in Y, I have advanced knowledge in Z. A brief summary of the skills and values I would bring to the company include …

3. Chiusura. È qui che devi indicare la tua disponibilità per un colloquio, chiedendo di essere ricontattato e salutando formalmente in attesa di una risposta.
Un esempio: Thank you for your time and consideration, I’d love to discuss the position with you further and I’d appreciate the opportunity to tell you how my skills and ideas could benefit your company.

 

Scrivere una lettera di presentazione in inglese e non sbagliare

 

Ormai ti è chiaro: tutto ciò che vale per una lettera di presentazione in italiano lo devi tenere valido, anche se questa volta la lingua sarà diversa.

Ci teniamo però a lasciarti ancora qualche indicazione per ottenere un a cover letter in inglese ottimale, perché ci sono alcune accortezze che è bene tu tenga a mente nella fase di stesura. Per quanto tu abbia proprietà della lingua e ti senta sicuro di te in questo, avere una check list di verifica finale potrà solo aiutarti a evitare quei piccoli ma importanti errori che non vorresti commettere.

Innanzitutto prenditi il giusto tempo per occuparti della lettera di presentazione. Significa anche lasciar passare un giorno prima di rileggerla con attenzione, in modo che tu possa notare errori di battitura, qualche scorrettezza ortografica o grammaticale, piccole inflessioni che potrebbero essere migliorate. Il tempo è il tuo più caro alleato, fai in modo di dargli il giusto spazio.

Se ti è possibile, un’ottima idea è quella di far leggere la tua cover letter anche a qualcun altro che conosca bene l’inglese (meglio ancora se madrelingua), per rendere il controllo ancora più efficace.

Per quanto riguarda la stesura vera e propria, prediligi sempre strutture semplici e brevi, senza troppe subordinate o frasi passive che molto spesso diventano un campo minato in cui è bene non addentrarsi.

Se vuoi fare colpo (e ne hai le competenze) sostituisci i verbi più basici con formule un po’ più raffinate, che facciano capire la tua proprietà di linguaggio a chi ti legge. Dovendo lavorare per un’azienda estera in inglese, più dimostri le tue capacità linguistiche, più alto sarà l’interesse per il tuo profilo.
Attenzione però: non esagerare se sai di avere delle lacune! Piuttosto prediligi la correttezza e la completezza delle informazioni: far credere di avere una competenza linguistica più alta della realtà non farà che metterti in difficoltà poi durante il colloquio.

Ora puoi dirti davvero pronto a scrivere la tua cover letter! Stai cercando nuove opportunità di lavoro in linea con le tue abilità personali e professionali? Guarda subito tra gli annunci già disponibili se c’è quello che fa per te, oppure carica qui il tuo CV per non perderti le nuove posizioni aperte di tuo interesse.

 

23 Dicembre 2022
permessi-retribuiti-quali-sono-e-quando-richiederli
Permessi retribuiti: quali sono e quando puoi richiederli

Il lavoro ti impegna per gran parte del tempo durante la giornata. E quando le circostanze ti richiedono di essere disponibile altrove, per motivi privati?

Nel nostro lavoro siamo costantemente in contatto con i lavoratori e conosciamo molto bene le dinamiche che governano il rapporto dipendente-azienda. In molti sanno che esiste la possibilità di prendersi dei permessi, ma non tutti sanno che questi sono retribuiti e che esistono diverse motivazioni per poterli richiedere al datore di lavoro.

È arrivato il momento di fare chiarezza: quali sono i permessi retribuiti e quando puoi richiederli? Siamo pronti a chiarire ogni tuo dubbio, iniziamo!

 

Permesso retribuito per particolari motivi personali e familiari

 

Partiamo dal caso più generico, quello che ti permette di richiedere fino a un massimo di tre giorni all’anno di permesso retribuito per motivazioni personali e familiari. Si tratta di una definizione dai confini molto sottili, ma all’interno dei quali puoi far rientrare ogni casistica che sia oggettiva e ragionevole.

A differenza degli altri casi di permesso retribuito, questa particolare casistica ti permette di utilizzare i tre giorni anche separatamente e per motivi diversi. L’unico obbligo è sfruttare l’intera giornata, non solamente qualche ora e nemmeno la mezza giornata lavorativa.

Se da un lato esiste tanta flessibilità per te, dall’altro anche il datore di lavoro ha la facoltà di poter dire la sua in merito. Basandosi su un riferimento di correttezza e buona fede, il tuo capo potrebbe non concederti il permesso se concorrono motivazioni importanti di tipo organizzativo che prevalgono sulla tua richiesta.

Insomma, si tratta di tre giornate lavorative retribuite che puoi sfruttare come meglio credi, ma con la stessa facilità potrebbero non esserti concesse. Una lama a doppio taglio – potresti pensare – ma anche un’effettiva possibilità di prenderti del tempo libero dal lavoro per motivazioni importanti e senza dover rinunciare a parte del tuo stipendio.

 

Permesso retribuito per matrimonio

 

Passiamo a una casistica più concreta, anche se qui possono rientrare diverse possibilità.

Il matrimonio può essere civile o religioso, ma anche entrambi, e magari suddivisi in diverse giornate.

Partiamo quindi da alcuni punti fermi:

  • per il tuo matrimonio ti sono riconosciuti 15 giorni di permesso retribuito (articolo 19 comma 3 del CCNL del 6 luglio 1995);
  • questo periodo deve essere usufruito in modo continuo, senza possibilità di frazionamento;
  • vanno inclusi nel conteggio totale anche i giorni festivi e non lavorativi;
  • va goduto in un periodo temporalmente vicino alla celebrazione del matrimonio, senza obbligo però di goderne a partire dal giorno del matrimonio stesso.

Il periodo che ti è riconosciuto è piuttosto consistente e anche le modalità di fruizione sono abbastanza flessibili. Nemmeno il tuo capo può opporsi alla tua richiesta di permesso retribuito! Quest’ultimo, infatti, se il matrimonio si è effettivamente celebrato, non può negarti il permesso, nemmeno se ci sono delle particolari motivazioni lavorative e organizzative. Se tu lo richiedi, ti deve essere concesso, nel periodo da te richiesto.

Passiamo ai casi un po’ più complessi: se il tuo matrimonio si è svolto in momenti diversi per la celebrazione civile e religiosa, puoi usufruire del permesso una volta sola e puoi scegliere tu per quale dei due eventi far valere questo tuo diritto.

Nel caso invece che tu ti sia già sposato in passato – usufruendo del permesso – e che tu abbia ottenuto successivamente il divorzio o tu abbia perso il tuo partner, il diritto di usufruire del permesso retribuito in caso di nuovo matrimonio è valido.

 

Permesso retribuito per concorsi ed esami

 

La formazione è un tema che nel mondo del lavoro si cerca di tutelare. Anche in merito ai permessi retribuiti c’è un monte di otto giorni in un anno che puoi utilizzare per preparare e partecipare a concorsi o esami.

Qualsiasi percorso tu decida di intraprendere, anche non per forza inerente al tuo attuale ambito professionale, puoi usufruire del permesso retribuito senza alcuna possibilità di rifiuto da parte del datore di lavoro. Ti basterà presentare una documentazione ufficiale del percorso di studi per far valere la tua domanda.

In merito alla fruizione di questi permessi, ci sono delle altre condizioni che devi tenere a mente:

  • puoi richiedere di usufruire separatamente dei giorni di permesso in base alle tue esigenze e ai diversi esami che dovrai sostenere, ma non possono essere frazionati ad ore;
  • rientrano nel conteggio, se lo vuoi, anche i giorni di viaggio necessari a raggiungere la sede del concorso o dell’esame;
  • in alternativa al frazionamento, puoi usufruire degli otto giorni in un’unica soluzione e far rientrare anche il tempo di preparazione oltre all’esame finale;
  • se usufruisci dei permessi per il diritto allo studio, puoi aggiungere alle 150 ore anche i permessi retribuiti per gli esami, come previsto dall’articolo 19 del CCNL.

 

Permesso retribuito per lutto

 

Una casistica speciale è riservata ai casi di lutto, per il quale è previsto un permesso retribuito di 3 giorni consecutivi. Non è molto – potrai dire – ma si tratta di tre intere giornate che potrai comunque sommare a permessi di altra natura e che ti permettono di avere queste giornate cuscinetto senza alcuna perdita sulle tue entrate.

I casi di decesso riconosciuti riguardano i parenti entro il secondo grado – quindi genitori, figli, fratelli e sorelle, ma anche nipoti e nonni – e parenti affini di primo grado quali suoceri, nuore e generi. Allo stesso modo rientrano anche i conviventi (presentando la documentazione anagrafica che lo testimoni) e i coniugi (tranne per i già divorziati).

Come nei casi visti precedentemente, anche qui il datore di lavoro non ha possibilità di replica: deve concedere il permesso retribuito come richiesto dal lavoratore, anche se ciò può arrecare danno all’azienda o all’organizzazione della stessa.

Attenzione però ai tempi di fruizione del permesso. I tre giorni riconosciuti tengono in considerazione anche le giornate non lavorative e le festività, ma hai la possibilità di chiedere il tuo permesso retribuito a partire dal giorno che preferisci e non per forza associato al giorno del decesso. Questo ti permette di usufruire appieno dei giorni che ti vengono riconosciuti, a tua discrezione.

Speriamo di averti fornito tutti gli strumenti di cui avevi bisogno per usufruire del tuo diritto al permesso retribuito, come riconosciuto per legge dal Contratto Collettivo Nazionale per il Lavoro.

Se la tua carriera professionale non ti soddisfa più, o le tue esigenze sono cambiate, cerca la tua prossima occasione con noi! Ogni giorno selezioniamo moltissimi profili per le nostre aziende clienti: guarda qui gli annunci di lavoro attualmente disponibili sul nostro sito oppure carica il tuo CV per essere sempre aggiornato sulle nuove posizioni aperte.

 

16 Dicembre 2022
rimandare-o-annullare-colloquio-di-lavoro-come-fare
Rimandare o annullare un colloquio di lavoro: come fare?

I contrattempi possono capitare. Ma quando succedono nel momento sbagliato, come ad esempio in prossimità di un importante colloquio di lavoro, come te la puoi cavare?

Rinunciare a questa opportunità non è un’opzione, devi giocare bene le tue carte per fare in modo che gli eventi esterni non pregiudichino la selezione.

Nel nostro lavoro conduciamo migliaia di colloqui l’anno e questi casi capitano non di rado. Ci sono molti modi per far sfumare un’occasione di lavoro, ma anche alcuni accorgimenti da utilizzare per fare in modo che questo non accada. Si sa, gli imprevisti capitano, e quando a governarli non sei tu è necessario sapere come correre ai ripari nel modo più corretto, per rispetto nei confronti di chi conduce la selezione e per coerenza con te stesso.

Ecco perché oggi abbiamo deciso di parlarti delle 3 regole per rimandare o annullare un colloquio di lavoro senza mandare tutto all’aria.

 

Regola numero 1: dimostra rispetto

 

Il rischio più grande che corri quando devi rinviare o – ancora peggio – cancellare un colloquio è sembrare poco rispettoso nei confronti del lavoro del selezionatore e dell’azienda che ti sta offrendo un’opportunità professionale.

La prima regola, quindi, è dimostrare di essere consapevole del disagio che puoi provocare e comunicarlo nel modo corretto.

Gli imprevisti, lo abbiamo detto, capitano a tutti. Bisogna però cadere in piedi e, soprattutto, far capire a chi ti sta dedicando del tempo il tuo reale interesse per la posizione aperta, oltre alla tua volontà di trovare un accordo per rifissare l’appuntamento.

Diverso è, invece, se proprio non ti sei presentato al colloquio. In questo caso salvare la situazione è un po’ più difficile, ma non di certo impossibile. Invece di dare tutto per perso e far finta di niente, contatta appena hai l’opportunità la persona con cui avevi appuntamento per scusarti sinceramente dell’accaduto e spiegare con onestà la natura dell’imprevisto che non ti ha permesso di presentarti e di avvisare per tempo.

Tante volte, dimostrare il rispetto per il lavoro altrui sta anche nella modalità con cui condividi la notizia di non poterti presentare al colloquio concordato. Perciò cerca immediatamente un contatto diretto, almeno telefonico, con il tuo interlocutore, per potergli parlare direttamente dell’inconveniente che non ti permetterà di presentarti all’appuntamento preso. In queste circostanze, poi, le tempistiche sono tutto: perché il recruiter possa avere modo di riprogrammare il tempo che avrebbe dedicato a te, è bene dargli comunicazione non più tardi di 24 ore prima.

E se proprio non riesci a raggiungerlo in tempo? Solo in questo caso puoi anticipare un’e-mail per spiegare la situazione e chiedere l’opportunità di riprogrammare il colloquio. Chiaramente, poi, una telefonata sarà comunque necessaria, ma per lo meno avrai avuto modo di avvertirlo in tempi utili.

 

Regola numero 2: condividi motivazioni valide

 

Passiamo al punto più critico, ovvero dare spiegazione del rinvio e, soprattutto, fare in modo che le tue motivazioni vengano colte come sincere. C’è sempre la paura di non essere creduto e di giocarti così un’opportunità che aspettavi da tempo, ma se l’impossibilità a partecipare è stata dettata effettivamente da cause esterne su cui non hai controllo, ti sarà facile dimostrare anche la sincerità delle tue parole.

Esiste poi un elenco di motivazioni che sono solitamente considerate valide in fase di colloquio. Non ti diciamo con questo di prendere spunto per trovare la scusa migliore (ci mancherebbe!), ma speriamo possa esserti di supporto per capire quando la scelta di un rinvio è giusta o meno.

Come motivazione valida possiamo citare:

  • problemi di salute. Una brutta influenza che ti costringe a letto e che, per correttezza, ti impedisce di presentarti in pubblico rischiando di lasciare qualcosa di te che va ben oltre la buona impressione durante il colloquio;
  • emergenze familiari. Soprattutto per chi ha figli o chi deve gestire persone non autosufficienti, il contrattempo è dietro l’angolo. Anche se potrebbe sembrarti un limite invalidante agli occhi dei recruiter, ricorda che, se la tua realtà è questa, il contesto lavorativo in cui ti inserirai dovrà prevedere un certo grado di comprensione per permetterti di vivere in modo sereno il tuo lavoro e di gestire al contempo questi piccoli stravolgimenti con professionalità;
  • incidenti gravi. Questo indica un’impossibilità oggettiva di partecipare al colloquio, valido soprattutto perché documentabile. Chiaramente, non sei tenuto a condividere con il selezionatore documenti personali a questo riguardo, ma puoi sempre metterti a disposizione per farlo su richiesta;
  • lutti vicini alla tua sfera privata. Solitamente in queste circostanze si riesce ad avere preavviso di qualche giorno per il funerale e quindi per darne avviso al selezionatore. Inoltre, essendo un avvenimento emotivamente toccante, chiedere il rinvio del colloquio può essere facilmente capibile dal recruiter, che non ti negherà una seconda occasione.

 

Regola numero 3: riparti subito con un rilancio

 

I nostri consigli terminano con quella che definiremmo “la regola delle regole”: dimostrati subito propositivo verso un nuovo appuntamento e otterrai più facilmente una seconda occasione.

Il modo migliore per dimostrare reale interesse, infatti, è essere proattivo. Non attendere quindi che sia il selezionatore a proporti nuove disponibilità, sii tu il primo a metterti a disposizione per fissare un ulteriore appuntamento dimostrandoti al contempo flessibile sulla data e l’orario. D’altronde, l’ultima volta sei stato tu a disdire, questa volta fai in modo di essere il più disponibile possibile nei confronti di chi dovrà trovare nuovamente un momento da dedicarti.

Una volta che ne hai parlato con il recruiter, ricordati di chiedergli (se non lo hai già) il suo indirizzo e-mail per potergli scrivere e ricevere conferma della nuova data di colloquio. Questo ti aiuterà ad avvicinarti di più al selezionatore e ad aiutarlo a trovare un piccolo spazio nella sua agenda da dedicarti.

 

Ti auguriamo un grande in bocca al lupo per il tuo prossimo colloquio, sperando di esserti stati utili se hai necessità di rimandare un colloquio a cui tieni molto.

Cercare un nuovo impiego non è cosa facile. Lo sappiamo bene noi che ci occupiamo di selezione ogni giorno e che siamo sempre alla ricerca di nuovi professionisti da inserire nell’organico delle nostre aziende clienti.

Stai cercando una nuova opportunità? Guarda subito tra gli annunci di lavoro già pubblicati se c’è quello che fa per te, oppure invia qui il tuo CV per essere sempre aggiornato sulle nuove posizioni aperte.

 

9 Dicembre 2022
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