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lavorare-come-centralinista-mansioni-e-competenze
Lavorare come centralinista: mansioni e competenze

Ci sono alcuni lavori che, per la loro diffusione negli ultimi anni, sono sottovalutati e ritenuti non adatti a chi ha ambizione. Ecco una delle prime affermazioni che vogliamo confutare con questo approfondimento dedicato a uno dei lavori più offerti ma meno compresi nel mercato del lavoro.

Nel nostro lavoro abbiamo a che fare ogni mese con professionisti e aziende di tutti i settori, con annunci che riguardano anche la ricerca di centralinisti. Si tratta di un lavoro che richiede di essere conosciuto e approfondito per comprenderne appieno le opportunità, le mansioni e le competenze.

Se stai valutando una proposta di lavoro o stai cercando impiego come centralinista, capiamo insieme come iniziare con il piede giusto!

 

Chi è il centralinista

 

Sempre più spesso, se diciamo “centralinista” pensiamo alle chiamate promozionali che si ricevono ogni giorno oppure a grandi centri di smistamento delle telefonate. Ma il lavoro del centralinista non si risolve solamente in queste due opzioni, esistono infatti diverse altre configurazioni che rientrano sotto questo titolo.

Chi è, quindi, il centralinista? Una figura professionale davvero storica, che risale addirittura agli albori della comunicazione su filo. Negli anni ‘20 erano centinaia le donne nelle centrali telefoniche che si cimentavano in questa professione per direzionare le chiamate in entrata verso l’apparecchio ricevente. Da allora le cose sono profondamente cambiate, la tecnologia ha portato a nuove evoluzioni, ma il ruolo del centralinista è rimasto fondamentale nella gestione delle comunicazioni in entrata.

Oggi questa professione si articola principalmente in due filoni. Li abbiamo voluti riunire qui di seguito, per aiutarti a distinguerli meglio, individuare quello a te più affine o che già ti riguarda.

  • Centralinista d’azienda. Anche detta front-office, questa professione prevede la gestione dei contatti in entrata in imprese, società ed enti pubblici, con lo scopo di direzionare in modo veloce ed efficace le richiese alla persona o all’ufficio competenti. In questo caso il professionista è assunto direttamente in azienda e vi si trova fisicamente per lo svolgimento del lavoro.
  • Centralinista di call center. Si tratta di un professionista assunto da un’impresa di servizi che opera a nome di altre aziende e ne gestisce i contatti in entrata e le principali richieste. A differenza del caso precedente, il centralinista che lavora in call center può operare per diverse aziende e lo fa da una sede esterna.

 

Le mansioni del centralinista

 

Ma cosa deve fare un centralinista? Se pensi che si occupi solamente di dire “pronto” a un telefono, ti sbagli. Una volta alzata la cornetta, il lavoro è solo all’inizio!

Vediamo insieme come si svolge l’attività di un centralinista:

1. arriva una chiamata;

2. il centralinista risponde cordialmente, comprende chi sta chiamando e la sua richiesta;

3. se di sua competenza, offre subito una risposta chiara ed esaustiva, spesso seguendo delle linee guida condivise dall’azienda;

4. se la telefonata lo richiede, individua prontamente l’ufficio o la persona cui reindirizzare la chiamata;

5. in caso di assenza della persona cercata, prende nota della richiesta in modo chiaro ed esaustivo;

6. compila il report delle chiamate in entrata, segnando il modo in cui sono state gestite e i recapiti di chi ha chiamato.

Era questo che ti aspettavi dal lavoro di un centralinista? Chiaramente questa è una timeline generica e ci possono essere altre varianti a completamento, in base al tipo di attività dell’azienda in cui è inserito o dell’attività che ha appaltato il servizio.

Accanto alla gestione efficace delle chiamate in entrata, possiamo trovare anche altre mansioni che caratterizzano questa professione. Ad esempio, occupandosi in prima persona del primo contatto con l’impresa, il centralinista si occupa anche dell’aggiornamento della rubrica condivisa e assiste in alcune mansioni amministrative, snellendo i processi interni. Inoltre, ha il compito di monitorare le domande frequenti e di organizzare il centralino elettronico in modo da fornire subito le risposte più comuni e diminuire quindi i tempi di gestione delle chiamate in entrata.

 

Le skill più richieste per essere centralinista

 

Quello del centralinista è un lavoro che può sembrare semplice dall’esterno, ma che presenta alcune complessità che ora hai certamente più chiare. Proprio per questo motivo, al momento di candidarti per un lavoro come centralinista, dovresti tenere presenti alcune competenze fondamentali per dimostrare di essere il candidato perfetto.

Ecco per te un aiuto davvero pratico: una lista delle quattro competenze più richieste per un lavoro come centralinista. Se ti riconosci, non dubitare e inseriscile subito nel tuo Curriculum Vitae!

1. Predisposizione per i rapporti sociali. Certo, tra te e l’interlocutore c’è un telefono e molta distanza, ma è fondamentale che tu sia in grado di eliminare ogni barriera e dimostrare empatia verso l’altro. Possedere questa caratteristica è fondamentale per un centralinista, resa ancora più difficile proprio dal fatto di non poter vedere fisicamente l’interlocutore e capirne in modo più immediato le intenzioni e le reazioni.

2. Problem solving. Se ci pensi, ogni chiamata è un potenziale problema da risolvere! Se ti distingui per avere una spiccata predisposizione a trovare soluzioni e a gestirne la risoluzione, questo è senz’altro un punto a tuo favore che non puoi non giocarti.

3. Conoscenza di lingue straniere. Non solo nelle aziende, ma soprattutto nei call center, essere in grado di parlare altre lingue e gestire chiamate dall’estero è una caratteristica differenziante e che ti dà accesso prioritario alla professione. Un centralinista con queste competenze permette al datore di lavoro di ottimizzare il centralino e, quindi, di ridurne i costi.

4. Doti organizzative. Il centralinista è il primo punto di contatto e le informazioni che arrivano sono davvero moltissime! Per questo motivo, il centralinista deve essere in grado di organizzare bene il proprio lavoro, per rendere efficace il suo operato e per facilitare anche quello degli altri. Se ti riconosci in questo, non dimenticare di metterlo bene in evidenza nella tua candidatura.

Sei alla ricerca di nuove opportunità professionali? Ogni giorno selezioniamo diverse figure per le nostre aziende clienti e abbiamo spesso posizioni aperte anche per centralinisti. Guarda subito tra le offerte di lavoro presenti se c’è quella che stai cercando, oppure invia qui il tuo CV per essere sempre aggiornato sulle nuove opportunità.

 

28 Aprile 2023
buoni-pasto-come-funzionano-a-chi-spettano
Buoni pasto: come funzionano e a chi spettano

Sei un lavoratore dipendente e ti trovi in mano dei buoni pasto che non sai come sfruttare? Oppure stai valutando un nuovo contratto in cui sono inseriti come benefit i buoni pasto? Questi particolari voucher hanno un valore nell’economia del tuo stipendio, ma ti è sicuramente utile saperne di più per poterli utilizzare al meglio e per poter valutare eventuali nuove proposte lavorative.

Nel nostro lavoro abbiamo spesso a che fare con domande sui benefit aziendali e tra questi anche i buoni pasto. Sono moltissime le imprese che li inseriscono nei contratti dipendenti e altrettanti gli erogatori tra i quali devi imparare a destreggiarti. Ma niente panico! Capiamo insieme di cosa si tratta, a chi spettano e come puoi usufruirne presso i supermercati e i punti ristoro.

 

Cosa sono i buoni pasto

 

Partiamo dalle basi: i buoni pasto sono ticket con un valore prefissato, consegnati dal datore di lavoro in formato cartaceo o elettronico per darti la possibilità di acquistare un pasto durante la pausa oppure di usufruire di un credito direttamente al supermercato convenzionato.

Puoi pensarlo, quindi, come un valido sostituto della mensa aziendale qualora non fosse presente nel tuo luogo di lavoro, ed è proprio così che viene concepito oggi da moltissime imprese. C’è infatti chi sceglie di organizzare una mensa aziendale autogestita o affidata in appalto, chi individua invece una mensa esterna alla propria struttura, oppure chi riconosce un’indennità sostitutiva alla mensa. Il buono pasto rientra in quest’ultima categoria.

Ora che hai chiaro cosa sono i buoni pasto, passiamo in concreto alla loro forma. Abbiamo accennato che possono avere due diverse nature: cartacea o elettronica.

I buoni pasto cartacei sono quelli senz’altro più conosciuti, raggruppati in carnet e che ti vengono consegnati fisicamente da utilizzare nel punto ristoro o supermercato convenzionato. Il valore di solito va dai 5€ ai 10€ l’uno.

I buoni pasto elettronici sono invece l’evoluzione del ticket cartaceo. Il carnet viene sostituito da una semplice carta magnetica o una app sul tuo telefono e il credito cui hai diritto viene caricato direttamente lì. Ti basterà quindi mostrare il codice a barre presente nell’app o consegnare la tua carta per far scaricare all’esercente la somma dovuta. Molto semplice e intuitivo! Attenzione però che, anche in questo caso, possono esserci dei limiti giornalieri da rispettare. Dal 2020, infatti, l’importo detassato giornaliero può arrivare fino a un massimo di 8€ al giorno.

 

A chi spettano i buoni pasto

 

Sei un lavoratore dipendente: questo è sufficiente a pretendere il buono pasto?

Abbiamo riunito le principali caratteristiche che danno diritto al buono pasto in questi punti:

  • essere lavoratore subordinato, compresi i rapporti di collaborazione di tipo Co.co.co;
  • avere un orario di lavoro che supera le 6 ore, come stabilito dal CCNL del 30/4/1996, in collegamento all’obbligo di una pausa di 30 minuti;
  • facendo delle ore straordinarie di lavoro, raggiungi le 6 ore giornaliere;
  • lavorare 5 giorni la settimana o più;
  • fare la pausa durante l’orario lavorativo.

Soddisfi tutti questi requisiti, eppure il tuo datore di lavoro non ti eroga buoni pasto? Ebbene, è possibile. Se da una parte la pausa minima di 30 minuti è obbligatoria per legge, dall’altra l’azienda non è tenuta a riconoscere aiuti economici per i pasti. Si tratta di scelte interne che hanno un impatto sul tuo stipendio. Come? Lo vediamo subito.

 

Come funzionano i buoni pasto

 

Il buono pasto, quindi, è un atto di pura bontà? Di sicuro è una bella agevolazione, ma, oltre ad aiutare te con i costi legati alle pause pranzo, permette al datore di lavoro di gestire diversamente alcune voci della tua busta paga e di scaricarne i costi. La normativa prevede una detassazione per questi ticket, entro una certa soglia giornaliera. Ecco da dove arrivano i limiti di spesa!

A questo proposito è bene che tu sappia che il valore del buono pasto non è tassato, ma allo stesso tempo è anche escluso dai contributi.

La vita del ticket, cartaceo o elettronico, ha inizio con un accordo tra datore di lavoro ed emittente. Tu ne sei l’utilizzatore finale, ma per capire bene come funziona ti è utile conoscere tutti i diversi passaggi. Eccoli riassunti per te.

1. L’azienda acquista i buoni pasto dalla società emittente scelta secondo liberi accordi commerciali, avvalendosi di questo rapporto con un fornitore per scaricarne le relative tasse.

2. Il datore di lavoro consegna al lavoratore il carnet di buoni pasto, la tessera magnetica oppure le credenziali per poter accedere all’app.

3. Il lavoratore utilizza il ticket presso i servizi convenzionati con l’emittente, in qualità di titolare unico (non può infatti cederlo a terzi) e senza possibilità di convertirlo in denaro contante.

4. L’esercente deve rilasciare un regolare scontrino o ricevuta fiscale al lavoratore ed emettere fattura alla società emittente con cui è convenzionata.

5. La società emittente si occuperà di ripagare l’esercente.

I buoni pasto sono una risorsa molto importante e ora sai perché e come poterli usare.

Vorresti anche tu ricevere buoni pasto dalla tua azienda? Stai valutando nuove opportunità lavorative perché la tua attuale occupazione non ti soddisfa appieno? Guarda subito tra gli annunci di lavoro presenti sul nostro sito se c’è l’occasione giusta per te, oppure carica qui il tuo CV per essere sempre aggiornato sulle nuove posizioni aperte di tuo interesse.

 

21 Aprile 2023
profilo-linkedin-perfetto-come-ottimizzarlo-in-modo-efficace
Profilo LinkedIn perfetto: come ottimizzarlo in modo efficace

I social network fanno ormai parte integrante della nostra vita e, da ormai più di un decennio, anche di quella lavorativa. Parliamo di LinkedIn, la piattaforma popolata da professionisti di tutto il mondo per creare dialoghi di settore e una rete attiva, anche per l’offerta e la ricerca di lavoro.

Nella nostra attività abbiamo spesso a che fare con questo social network per la ricerca e la verifica dei nuovi candidati. Ma questo non è l’unico modo in cui incontriamo questo strumento: sono sempre di più le persone che, alla ricerca di lavoro, si domandano come poter sfruttare il web e LinkedIn per proporsi nel modo migliore sul mercato.

Ebbene, un modo per riuscire nell’intento c’è, ed è ottimizzare il tuo profilo LinkedIn in modo efficace. Come farlo? Vediamolo assieme in 3 punti.

 

Punto #1: non scambiare il profilo LinkedIn per una copia del tuo CV

 

Se pensi di cavartela compilando i campi del tuo profilo con ciò che è contenuto nel tuo Curriculum, ti sbagli di grosso, per almeno tre motivi:

1. le logiche di un social network sono totalmente diverse dalla carta stampata, quindi se vuoi essere trovato è bene che non ti limiti al semplice copia-incolla;

2. LinkedIn ti dà la possibilità di includere moltissime informazioni che nel Curriculum Vitae non riusciresti a inserire per mancanza di spazio;

3. chi legge il tuo CV spesso va a curiosare anche sui social, perciò riscrivere le stesse informazioni nel medesimo modo non ti porterà alcun beneficio, anzi potrebbe farti perdere qualche punto!

Allora cosa devi fare? Le tue esperienze lavorative sono sempre quelle, ma in questa piattaforma ci sono moltissimi modi per raccontare la tua professionalità. Se sei alla ricerca di nuove opportunità, la prima cosa è raccontare le tue esperienze in una chiave orientata ad obiettivi futuri, riflettendo su cosa ogni periodo lavorativo ti ha permesso di costruire per la tua professionalità. Queste sono proprio le informazioni che ogni datore di lavoro o recruiter vorrebbe trovare!

Inoltre, hai mai notato che è possibile aggiungere allegati alle singole esperienze? Che siano documenti, slide o link, ricorda che ogni materiale che può raccontare il tuo lavoro è un tesoro da valorizzare: servirà per avvalorare le tue esperienze e ciò che descrivi a parole.

Infine, non dimenticare mai che un social è tale perché prevede l’interazione tra utenti, non puoi chiuderti dietro ad un profilo muto! Se vuoi spiccare, investi un po’ di tempo sulla piattaforma, concentrandoti sulla creazione della tua rete e sulla sua continua alimentazione, accettando collegamenti in linea con i tuoi obiettivi futuri, partecipando a discussioni di settore, condividendo notizie o riflessioni che possono interessare i tuoi interlocutori. Questo sì che fa la differenza rispetto a un Curriculum cartaceo!

 

Punto #2: ricorda che è un social professionale

 

Questo secondo punto è dedicato a uno degli argomenti più spinosi. È inutile far finta di niente: LinkedIn è un social, sì, ma di stampo professionale. E in questo modo deve essere trattato!

Potrebbe sembrare una banalità, ma non lo è per niente. Sono ancora molti i profili che vengono compilati senza particolari attenzioni e altrettanti i contenuti condivisi senza alcun obiettivo di creare interesse di tipo professionale.

Se vuoi, però, potresti leggere questa situazione come una condizione a te favorevole: cura in modo professionale il tuo profilo e saprai fare la differenza.

Per poterlo fare ti consigliamo di concentrarti su questi dettagli importanti.

  • Cura l’immagine del profilo. Lo sapevi che chi inserisce un’immagine professionale ha una probabilità di essere visualizzato di ben 11 volte maggiore? Vale la pena allora scattare una bella foto in alta risoluzione a mezzo busto, che ti renda veritiero e facilmente riconoscibile, preferibilmente con uno sfondo neutro. E attenzione! Anche l’outfit non è da sottovalutare: in base alla tipologia di lavoro e mansione a cui aspiri, scegli l’abbigliamento più adatto a rappresentarti in questo contesto professionale.
  • Personalizza il tuo profilo. Abbiamo parlato di evitare il copia-incolla dal CV, ma questa non è l’unica accortezza che dovresti avere. La tua pagina personale su LinkedIn, essendo online, è raggiungibile attraverso un indirizzo (chiamato URL): lo sai che anche questo dettaglio è personalizzabile? Ciò renderà il tuo profilo molto più professionale, oltre che facilmente raggiungibile.

 

Punto #3: sfrutta le caratteristiche di LinkedIn

 

Hai capito bene: il fatto che questa piattaforma sia un vero e proprio social network e non un semplice portale è ciò che fa la differenza e di cui devi tenere conto se vuoi che il tuo profilo sia davvero efficace.

Hai mai sentito parlare di algoritmi legati ai motori di ricerca? Anche LinkedIn può essere visto come un enorme database in cui la ricerca degli utenti è fondamentale per individuare i giusti profili da mostrare. Ecco, se anche tu vuoi comparire tra i risultati proposti da questo social è bene che adotti alcuni accorgimenti importanti.

Come prima cosa, completa tutte le sezioni del tuo profilo, perché l’algoritmo di LinkedIn lo riconosca come un risultato valido da mostrare ai suoi utenti. Nello specifico, sono considerati requisiti queste informazioni:

  • settore e località;
  • posizione lavorativa attuale aggiornata;
  • almeno due posizioni lavorative precedenti;
  • percorso formativo;
  • almeno tre competenze;
  • foto profilo aggiornata;
  • almeno 30 collegamenti.

Altre informazioni che non devono assolutamente mancare sono le raccomandazioni dai tuoi collegamenti. LinkedIn prevede la possibilità di richiedere e ricevere conferma delle tue competenze. È uno strumento molto efficace per avvalorare le informazioni che hai inserito e fare in modo che siano percepite come davvero oggettive.

Un altro aspetto da studiare bene è la headline del profilo. Facci caso: sotto il tuo nome compare uno spazio personalizzabile con un massimo di 120 caratteri e che deve contenere il tuo titolo professionale (se vuoi anche il nome dell’azienda per la quale lavori). Perché è fondamentale? Sicuramente perché è una delle prime informazioni che saltano all’occhio all’apertura del profilo, ma soprattutto perché questa governa i termini per i quali LinkedIn ti assocerà alle ricerche sulla piattaforma. Per ottimizzarla, quindi, ti suggeriamo di controllare quali sono le parole utilizzate dai principali esponenti del tuo settore (a parità di ruolo) per descriversi professionalmente e di prendere questi come termini indicativi tra cui scegliere.

Ecco come si costruisce un profilo LinkedIn davvero efficace!

Sei alla ricerca di nuove opportunità lavorative? LinkedIn non è l’unica strada per cercare lavoro: guarda subito tra gli annunci disponibili sul nostro sito se c’è l’occasione che stai cercando, oppure invia qui il tuo CV per essere sempre aggiornato sulle nuove posizioni aperte.

 

14 Aprile 2023
tirocinio-e-apprendistato-differenze
Tirocinio e apprendistato: quali sono le differenze?

Ogni grande storia parte da un inizio e quando si tratta di lavoro sono due le strade che puoi percorrere: tirocinio o apprendistato. Ma come scegliere tra i due e, soprattutto, quali sono i rispettivi vantaggi?

Nella nostra attività accompagniamo i lavoratori dall’inizio della loro carriera, anche cominciando con contratti di tirocinio e apprendistato. I dubbi a questo proposito sono molti e riguardano le più svariate caratteristiche di questi particolari contratti, dalla durata ai loro prerequisiti, dalle mansioni agli obblighi formativi.

Allora non perdiamo tempo! Chiariamo tutti questi aspetti insieme, così potrai valutare quale contratto fa al caso tuo.

 

Cos’è l’apprendistato

 

L’apprendistato è un contratto di lavoro a tempo indeterminato ma con l’obbligo di formazione, come disciplinato dal Testo Unico sull’Apprendistato. È particolarmente indicato per chi è alle prime esperienze lavorative o si avvicina a un nuovo settore.

Sostanzialmente, dopo un periodo iniziale di formazione, il rapporto lavorativo evolve a contratto a tempo indeterminato, a meno che una delle parti decida diversamente.

La caratteristica che contraddistingue l’apprendistato è la commistione tra lavoro e formazione. Quest’ultima, in particolar modo, riveste un ruolo fondamentale e porta a differenziare l’apprendistato in:

  • apprendistato per la qualifica e il diploma professionale (15-25 anni). Dedicato a chi deve ancora completare un percorso di studi, come ad esempio gli studenti di istituti professionali che aderiscono all’alternanza scuola-lavoro;
  • apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere (18-29 anni). Rivolto a chi viene assunto con il vincolo di formazione per conseguire una specializzazione, regolamentato dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL);
  • apprendistato di alta formazione e ricerca (18-29 anni). Indicato per il raggiungimento di un traguardo formativo, sia esso il diploma di maturità o un dottorato di ricerca.

 

Cos’è il tirocinio

 

Facciamo chiarezza innanzitutto su due termini che ricorrono quando si parla di questo tema: tirocinio e stage sono esattamente la stessa cosa, il primo è il termine italiano utilizzato per tradurre il suo sinonimo inglese.

Che lo si chiami tirocinio o stage, quindi, si parla sempre di un periodo di formazione professionale in azienda, con lo scopo di aiutare l’inserimento nel mondo del lavoro di giovani che stanno facendo un percorso di studi o che lo hanno concluso da poco.

Anche nel caso del tirocinio esistono diverse tipologie che ne definiscono le modalità:

  • tirocinio curriculare. Viene attivato dagli istituti di formazione (scuole secondarie superiori, università, centri formativi) con la formula alternanza scuola-lavoro. Il compenso per lo svolgimento dell’attività non è di tipo economico, ma è dato dall’assegnazione di crediti formativi necessari per completare il percorso di studi;
  • tirocinio extracurriculare. Il nome già lo chiarisce: si tratta di uno stage attivato all’esterno di un percorso di studi. Nonostante lo studente abbia terminato la formazione, però, entro un determinato periodo di tempo può continuare a usufruire della formula del tirocinio per attivare collaborazioni con aziende del settore ed entrare in contatto con opportunità lavorative. Non avendo più come scopo l’ottenimento di crediti, l’attività svolta viene ricompensata con un’indennità minima obbligatoria regolata dalla normativa regionale.

 

Ricapitolando: differenze tra tirocinio e apprendistato

 

Ora che abbiamo dato una definizione di entrambe le formule, ti sarà più chiaro comprendere anche le differenze tra tirocinio e apprendistato. Sapresti già individuarle? Per facilitarti il compito le riassumiamo insieme.

1. La natura del rapporto. Mentre l’apprendistato è vincolato a un vero e proprio contratto lavorativo, il tirocinio (o stage) è invece parte di un programma formativo in collaborazione con le aziende, regolato da un progetto formativo concordato con la scuola o l’università di riferimento.

2. La durata. Se un tirocinio dura il tempo di accumulare i crediti necessari a completare un percorso di studi (generalmente non più lungo di 6 mesi), l’apprendistato è un programma a lungo termine interno all’azienda, con lo scopo di formare potenziali dipendenti che hanno già scelto uno specifico indirizzo lavorativo.

3. L’età. A qualunque età è possibile fare un percorso formativo e allo stesso modo è quindi possibile accedere alla formula del tirocinio. Diverso invece è l’apprendistato: essendo una tipologia di contratto che incentiva l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, esiste un range ben definito di età entro le quali attivare questo tipo di contratto. Come abbiamo visto prima, il termine massimo entro cui è possibile attivare un contratto di apprendistato è tra i 25 e i 29 anni.

4. Il compenso. Un riconoscimento economico spetta a chi ha un regolare contratto di lavoro, perciò è riconosciuto a tutti coloro che attivano un percorso di apprendistato. Per quanto riguarda invece gli stage, solamente i tirocini extracurriculari hanno diritto a un’indennità.

5. I diritti del lavoro. Sempre legato alla presenza o meno di un contratto di lavoro rimane anche il diritto a maturare ferie, ottenere permessi, ricevere contributi e tutti quei diritti che sono riservati al lavoratore e non a chi sta svolgendo un percorso formativo.

 

Ti auguriamo il meglio per il tuo percorso professionale, che inizierà sicuramente con qualche consapevolezza in più ora che sai perfettamente distinguere tra un contratto di apprendistato e un progetto formativo di tirocinio o stage.

Ti senti pronto ad entrare nel mondo del lavoro e stai cercando l’opportunità giusta per te? Selezioniamo ogni mese diversi profili per le nostre aziende clienti e siamo sempre alla ricerca di nuove e interessanti candidature.

Guarda tra gli annunci di lavoro se c’è l’offerta che stai cercando oppure invia qui il tuo CV per essere sempre aggiornato sulle nuove posizioni aperte di tuo interesse.

 

7 Aprile 2023
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