
Il ritratto di un buon candidato: serio, competente, educato, incline alla socialità ma con moderazione. Potrebbe essere abbastanza semplice dimostrare di avere queste caratteristiche in un colloquio di lavoro, ma sei sicuro che la tua reputazione digitale racconti lo stesso?
La tecnologia che avanza dà molte opportunità, però può anche toglierne se non le sfrutti nel modo più opportuno. Oggi, sempre di più, i recruiter che valutano le candidature di nuovi profili ricercano informazioni anche online, per questo è molto importante fare attenzione ad alcuni errori che potrebbero penalizzarti.
Eccone 4 da non trascurare!
Partiamo da una cosa banale, ma che nessuno fa mai. Hai provato a scrivere su Google il tuo nome? È proprio questo il modo in cui i recruiter cercano informazioni aggiuntive sui candidati. E spesso ci scappa la sorpresa.
Anche se sai di avere un profilo Facebook, Instagram, Twitter o LinkedIn, non è detto che sul web non ci siano anche altre informazioni su di te. Chissà, magari molto tempo fa hai pensato di iscriverti a un sito, inserire qualche tuo dato e addirittura pubblicare commenti o contributi. Oppure, ancora, può parlare di te il sito di un’azienda per cui hai lavorato e che preferiresti non citare, un’organizzazione con cui hai partecipato a dei progetti e che neanche più ricordavi, il locale in cui hai festeggiato con amici e che ha pubblicato foto non propriamente professionali. Tutte queste sono tracce di te, informazioni che ti raccontano e che potrebbero dare un’impressione sbagliata.
Oggigiorno è difficile tenere le fila di quel che succede sul web, ma quando sei alla ricerca di un lavoro è meglio prendere in mano la situazione e cercare di crearti terreno fertile. Per farlo ti basta seguire pochi semplici passi:
Tutto questo è un tuo diritto, ma ricorda che Google ha i suoi tempi: i contenuti cancellati oggi potrebbero rimanere ancora visibili (anche solo come anteprima) per alcune settimane. Quindi è meglio giocare d’anticipo.
La questione può farsi molto seria. Anche se hai aperto un tuo profilo social per condividere momenti e contenuti con gli amici, rimanere in contatto con familiari lontani o essere sempre aggiornato sulle ultime notizie dei tuoi brand preferiti, devi prenderti cura di come ti presenti online.
Per esserci, e farlo al meglio, esiste una sola regola: sobrietà. Nessuno ti chiede di essere perfetto, ma di soppesare i contenuti e le immagini che condividi con il resto del mondo (e quindi, potenzialmente, anche con i recruiter).
Parti dalla tua foto profilo. Su LinkedIn un’immagine professionale è d’obbligo, ma anche su tutti gli altri canali scegli foto genuine, senza mettere in evidenza situazioni di poco contegno. Nell’impostare la tua immagine di profilo chiediti sempre: “Cosa potrebbero pensare di me un selezionatore, l’azienda per cui lavoro o un cliente?”. In questo modo saprai sicuramente prendere la scelta migliore.
Le stesse considerazioni si possono applicare anche a foto e contenuti pubblicati sui social. Come dicevamo prima, quel che condividi online può rimanerci per molto tempo, quindi prima di pubblicare qualsiasi cosa pensaci bene. In generale, è preferibile evitare contenuti inopportuni o offensivi e usare sempre un linguaggio educato senza mai farsi prendere dall’enfasi. Anche esporsi politicamente o partecipare a litigi su gruppi pubblici è una mossa azzardata: ogni tua azione può essere interpretata in modo errato e potrebbe essere usata per fare supposizioni sul tuo comportamento in un contesto professionale.
I social network nascono per mettere in contatto le persone, incentivare la condivisione a distanza e permettere la circolazione di informazioni di ogni genere. Fino a che punto sei disposto a condividere la tua vita con tutti, ma proprio tutti?
È risaputo che su Facebook devi accettare le richieste di “amicizia”, che su LinkedIn invece si chiamano “collegamenti” e che su Instagram puoi scegliere se avere un profilo chiuso o pubblico. Ma oltre a queste ci sono una miriade di altre impostazioni possibili per proteggere la tua privacy e fare in modo che le informazioni siano visibili solo a chi vuoi tu.
Molti sottovalutano questo aspetto, ma in realtà può fare davvero la differenza. In questo caso, la parola da non dimenticare è “consapevolezza”. Essere consapevoli di quali informazioni rendere pubbliche e quali private è il primo passo per un utilizzo corretto dei social, anche in ottica di ricerca di lavoro.
Spesso gli utenti non se ne curano, anche solo per pigrizia, ma si tratta invece di un’operazione semplice e che richiede soltanto qualche minuto. Con una buona gestione delle impostazioni di privacy sui social potrai avere un controllo più efficace sui tuoi contenuti e sfruttare canali specifici per la ricerca di lavoro (ad esempio LinkedIn) e altri per condividere i momenti più belli con i tuoi amici.
Quanti ostacoli da evitare! A questo punto, potresti pensare, tanto vale non pubblicare niente e togliersi ogni dubbio. Niente affatto, anche questa strategia può mettere in difficoltà la tua candidatura per un nuovo lavoro.
Se ci sei, fallo con stile: approfitta del vantaggio di poterti presentare in un modo più interattivo, con contenuti validi che parlano di te nella tua quotidianità, che ti vedono magari impegnato nel sociale o che mostrano le tue passioni. Sono tutte informazioni che in un Curriculum e durante un colloquio non puoi approfondire, quindi fallo raccontare ai tuoi canali social.
Un discorso a parte lo facciamo però per LinkedIn. Qui le opportunità di metterti in mostra come professionista sono ancora di più e l’errore è proprio non sfruttarle. Oltre a curare tutte le tue informazioni e tenerle costantemente aggiornate, puoi segnalare anche i riconoscimenti che hai ricevuto, i progetti più importanti a cui hai lavorato, gli obiettivi di carriera che hai raggiunto, le opinioni di colleghi, clienti o responsabili. Questo canale è una risorsa incredibile per chi cerca lavoro o si vuole mantenere attivo per nuove opportunità professionali. Rimanere fermo sarebbe un’occasione persa.
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