
Il lavoro ti impegna per gran parte del tempo durante la giornata. E quando le circostanze ti richiedono di essere disponibile altrove, per motivi privati?
Nel nostro lavoro siamo costantemente in contatto con i lavoratori e conosciamo molto bene le dinamiche che governano il rapporto dipendente-azienda. In molti sanno che esiste la possibilità di prendersi dei permessi, ma non tutti sanno che questi sono retribuiti e che esistono diverse motivazioni per poterli richiedere al datore di lavoro.
È arrivato il momento di fare chiarezza: quali sono i permessi retribuiti e quando puoi richiederli? Siamo pronti a chiarire ogni tuo dubbio, iniziamo!
Partiamo dal caso più generico, quello che ti permette di richiedere fino a un massimo di tre giorni all’anno di permesso retribuito per motivazioni personali e familiari. Si tratta di una definizione dai confini molto sottili, ma all’interno dei quali puoi far rientrare ogni casistica che sia oggettiva e ragionevole.
A differenza degli altri casi di permesso retribuito, questa particolare casistica ti permette di utilizzare i tre giorni anche separatamente e per motivi diversi. L’unico obbligo è sfruttare l’intera giornata, non solamente qualche ora e nemmeno la mezza giornata lavorativa.
Se da un lato esiste tanta flessibilità per te, dall’altro anche il datore di lavoro ha la facoltà di poter dire la sua in merito. Basandosi su un riferimento di correttezza e buona fede, il tuo capo potrebbe non concederti il permesso se concorrono motivazioni importanti di tipo organizzativo che prevalgono sulla tua richiesta.
Insomma, si tratta di tre giornate lavorative retribuite che puoi sfruttare come meglio credi, ma con la stessa facilità potrebbero non esserti concesse. Una lama a doppio taglio – potresti pensare – ma anche un’effettiva possibilità di prenderti del tempo libero dal lavoro per motivazioni importanti e senza dover rinunciare a parte del tuo stipendio.
Passiamo a una casistica più concreta, anche se qui possono rientrare diverse possibilità.
Il matrimonio può essere civile o religioso, ma anche entrambi, e magari suddivisi in diverse giornate.
Partiamo quindi da alcuni punti fermi:
Il periodo che ti è riconosciuto è piuttosto consistente e anche le modalità di fruizione sono abbastanza flessibili. Nemmeno il tuo capo può opporsi alla tua richiesta di permesso retribuito! Quest’ultimo, infatti, se il matrimonio si è effettivamente celebrato, non può negarti il permesso, nemmeno se ci sono delle particolari motivazioni lavorative e organizzative. Se tu lo richiedi, ti deve essere concesso, nel periodo da te richiesto.
Passiamo ai casi un po’ più complessi: se il tuo matrimonio si è svolto in momenti diversi per la celebrazione civile e religiosa, puoi usufruire del permesso una volta sola e puoi scegliere tu per quale dei due eventi far valere questo tuo diritto.
Nel caso invece che tu ti sia già sposato in passato – usufruendo del permesso – e che tu abbia ottenuto successivamente il divorzio o tu abbia perso il tuo partner, il diritto di usufruire del permesso retribuito in caso di nuovo matrimonio è valido.
La formazione è un tema che nel mondo del lavoro si cerca di tutelare. Anche in merito ai permessi retribuiti c’è un monte di otto giorni in un anno che puoi utilizzare per preparare e partecipare a concorsi o esami.
Qualsiasi percorso tu decida di intraprendere, anche non per forza inerente al tuo attuale ambito professionale, puoi usufruire del permesso retribuito senza alcuna possibilità di rifiuto da parte del datore di lavoro. Ti basterà presentare una documentazione ufficiale del percorso di studi per far valere la tua domanda.
In merito alla fruizione di questi permessi, ci sono delle altre condizioni che devi tenere a mente:
Una casistica speciale è riservata ai casi di lutto, per il quale è previsto un permesso retribuito di 3 giorni consecutivi. Non è molto – potrai dire – ma si tratta di tre intere giornate che potrai comunque sommare a permessi di altra natura e che ti permettono di avere queste giornate cuscinetto senza alcuna perdita sulle tue entrate.
I casi di decesso riconosciuti riguardano i parenti entro il secondo grado – quindi genitori, figli, fratelli e sorelle, ma anche nipoti e nonni – e parenti affini di primo grado quali suoceri, nuore e generi. Allo stesso modo rientrano anche i conviventi (presentando la documentazione anagrafica che lo testimoni) e i coniugi (tranne per i già divorziati).
Come nei casi visti precedentemente, anche qui il datore di lavoro non ha possibilità di replica: deve concedere il permesso retribuito come richiesto dal lavoratore, anche se ciò può arrecare danno all’azienda o all’organizzazione della stessa.
Attenzione però ai tempi di fruizione del permesso. I tre giorni riconosciuti tengono in considerazione anche le giornate non lavorative e le festività, ma hai la possibilità di chiedere il tuo permesso retribuito a partire dal giorno che preferisci e non per forza associato al giorno del decesso. Questo ti permette di usufruire appieno dei giorni che ti vengono riconosciuti, a tua discrezione.
Speriamo di averti fornito tutti gli strumenti di cui avevi bisogno per usufruire del tuo diritto al permesso retribuito, come riconosciuto per legge dal Contratto Collettivo Nazionale per il Lavoro.
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