
La vita lavorativa è fatta di esperienze e di cambiamenti. Nella tua carriera ti sarai già trovato a lasciare un impiego, a cambiare mansione o addirittura settore. Fino a quando, però, questi cambiamenti possono essere considerati favorevoli per il tuo curriculum?
Tra chi preferisce collaboratori fedeli al proprio impiego e chi invece dà valore a profili più poliedrici, il dibattito è sempre acceso. Nel nostro lavoro valutiamo i profili professionali di molte persone ogni settimana e sappiamo quanto possa essere delicato capire vantaggi e svantaggi nei cambi di rotta (e non) dei candidati. Il segreto sta tutto nell’equilibrio: non c’è una scelta giusta e una sbagliata, conta solo la sincerità e la prospettiva del tuo percorso professionale.
Se anche tu stai per compiere dei cambiamenti nella tua vita professionale o hai già un curriculum costellato di tante esperienze lavorative, vieni a scoprire con noi quali sono i pro e contro di cambiare spesso lavoro (Job Hopping) e qual è la strategia più giusta per farti apprezzare nel mondo lavorativo.
Che lo si voglia chiamare “rivoluzione” nel mondo del lavoro o “adeguamento” ai trend internazionali, il dato è chiaro: oggi anche in Italia i lavoratori (soprattutto gli appartenenti alla generazione dei Millennial) non hanno più l’aspirazione di restare in un’azienda per tutta la vita, ma di ricercare attivamente la propria felicità professionale, anche cambiando spesso lavoro. Ci basta fare due conti per capirne la portata: secondo una ricerca di Forbes, chi fa una scelta di questo genere cambia lavoro in media ogni 3 anni, quindi significa poter arrivare ad avere all’attivo almeno 20 diversi posti di lavoro a fine carriera.
Il termine inglese Job Hopping descrive proprio questo moto professionale continuo, in cui il lavoratore “salta” (letteralmente) da un impiego all’altro. Cosa lo spinge? Un’offerta lavorativa più stimolante, un contesto etico e valoriale più rispondente alle sue propensioni, un aumento salariale, il desiderio di mettersi al servizio di realtà che stanno cercando un profilo come il suo.
Se negli Stati Uniti questo è ormai la prassi da diversi anni – senza alcuno scandalo al momento della presentazione del CV – in Italia questo fenomeno si sta diffondendo piano piano a partire dalle generazioni più giovani, che cominciano a prendere queste scelte più per una propensione personale che per seguire un fenomeno già consolidato oltreoceano. Insomma, i giovani usciti dalle scuole o dalle università ed entrati nel mondo del lavoro da qualche anno si sentono di poter sognare un impiego soddisfacente sotto tutti i punti di vista e, se non lo trovano alle prime occasioni, si danno volentieri altre possibilità, investendo in una crescita multicanale.
Giusto o sbagliato? Dipende da chi c’è dall’altra parte a giudicare. Ci sono aziende e selezionatori fermi sui vecchi dogmi del mitologico “posto fisso”, ma ci sono anche imprese e recruiter che fiutano il potenziale di entrare in contatto con questa nuova tipologia di lavoratore, magari creando un equilibrio tra “vecchie” e “nuove” generazioni.
Se hai pensato più volte di fare il grande passo, o se di passi ne hai già fatti molti, sappi che è arrivato il momento di mettere nero su bianco tutto ciò che di buono può portarti questa scelta. E iniziamo con uno spoiler: ci sono molti motivi per cui compiacerti.
Primo tra tutti: non sei solo. Questa “rivoluzione” del Job Hopping si basa sulla consapevolezza diffusa che tutti hanno un “multipotenziale”, cioè non solo capacità specifiche e settoriali, ma un ventaglio di caratteristiche che vanno aumentando nel tempo e valorizzandosi con l’esperienza. Oggi, per farla breve, non offri al tuo datore di lavoro solo quello che sai, ma soprattutto quello che sei.
Partendo da questo presupposto, ti sarà senz’altro chiaro che i vantaggi personali del Job Hopping sono davvero molti:
– aumentare il tuo raggio di competenze, grazie alle numerose esperienze e al contatto con un numero un tempo inimmaginabile di professionisti;
– rafforzare le skill nel tuo ambito di interesse professionale, andando a ricercare anche altrove, in altri settori, ciò che può rivelarsi prezioso per il tuo profilo;
– ampliare la sfera di contatti professionali, che diventano una fonte inesauribile di ispirazione e insegnamento, ma anche di nuove opportunità;
– migliorare le tue prospettive finanziarie, perché se a decidere di cambiare direzione sei tu, hai anche la possibilità di valutare opzioni più redditizie e fare sempre un passo in avanti, cambiamento dopo cambiamento.
Ciò che rende il Job Hopping interessante nel mondo del lavoro, però, è anche il fatto che questo dinamismo crea nuove opportunità anche per le aziende. Chi degli imprenditori e dei responsabili delle risorse umane aziendali ha accolto con favore questo cambiamento ha potuto apprezzare ad oggi un nuovo profilo di lavoratore, che si contraddistingue per l’ambizione, l’efficacia nel perseguire gli obiettivi che si pone, abituato a nuove relazioni interpersonali e ad avere a che fare con sempre nuove realtà. Quindi un collaboratore flessibile, in grado di portare all’interno delle mura aziendali una ventata di aria fresca e un bagaglio professionale vario, ricco di utili consigli provenienti dalle più disparate realtà produttive.
Abbiamo tessuto le lodi del Job Hopping, ma è arrivato il momento anche di darti alcune avvertenze. Come in tutte le cose, buttarsi a capofitto in una direzione senza prestare attenzione al contesto non è mai una buona scelta. Ti ricordiamo che, sebbene siano già in molti ad adottare questa “filosofia professionale”, è essenziale conoscere anche una diversa lettura di questo movimento che ti possa aiutare ad essere consapevole delle tue decisioni e forte nell’affermazione del tuo percorso professionale.
Se da un lato cambiare spesso lavoro ti consente di arricchirti come professionista e come persona, dall’altro non tutte le aziende sono esattamente contente di questi “salti”. La ricerca di personale, la formazione e integrazione del lavoratore, le informazioni trasmesse e le competenze incoraggiate sono un patrimonio di tempo e denaro che molte realtà vorrebbero rimanessero al proprio interno.
Eppure cambiare direzione non è sempre il frutto di un errore, ma una scelta consapevole per la quale non devi sentirti di certo in colpa. Per questo abbiamo riunito in una breve lista tutte le motivazioni che frenano ancora molte aziende e recruiter. In modo da aiutarti a conoscere queste diverse posizioni e a sviluppare una tua personale risposta.
1. La percezione di una minore affidabilità del lavoratore, che cambiando spesso lavoro dimostra di non essere fedele alla realtà aziendale in cui trova impiego.
2. Il dubbio sulle capacità professionali e interpersonali del candidato, perché la scelta di cambiare lavoro può essere dovuta anche ad attriti o difficoltà con il direttivo e i colleghi.
3. La mancanza di determinazione nel candidato, che invece di migliorare all’interno del contesto aziendale preferisce cambiare direzione.
4. Tempi brevi di permanenza in una realtà, che potrebbero non essere sufficienti a raggiungere un alto grado di conoscenza del settore, delle dinamiche professionali e delle competenze tecniche.
Queste sono tutte posizioni rispettabili e anche comprensibili, se ci rifletti. La tua, però, non deve essere una guerra contro il sistema, pensa piuttosto a come rendere credibile il tuo storico di esperienze e a costruirti un futuro professionale di tutto rispetto.
Non ti diremo per quanto tempo devi forzatamente rimanere legato a un’azienda per non minare la tua reputazione, non c’è una regola valida per tutti. Quello che, in qualità di esperti nel settore delle risorse umane, possiamo darti come consiglio è di cogliere da ogni esperienza lavorativa il massimo che puoi ottenere, senza fretta di esserti soffermato troppo a lungo e senza paura di lasciarti scappare opportunità più allettanti. Dai alla tua professionalità il tempo di crescere e porre basi solide, che sapranno sicuramente dare valore al tuo storico professionale, per quanto lungo sia.
Speriamo di averti dato utili spunti di riflessione per i tuoi prossimi passi nel mondo del lavoro.
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