
Cercare lavoro all’estero non è un caso straordinario, piuttosto un’opportunità che molti giovani decidono di cogliere. Per ottenere un impiego, però, è necessario partire da un corretto ed efficace Curriculum Vitae in inglese.
I modelli, tuttavia, non sono uguali per tutti i Paesi: ecco perché è importante capire quali sono le principali difficoltà per chi si appresta a scrivere un CV in lingua straniera, approfondire le buone pratiche e le traduzioni più corrette.
Per redigere un Curriculum professionale ed efficace, in inglese, abbiamo raccolto per te le principali indicazioni in 4 regole d’oro.
Scrivere un Curriculum in inglese non significa solamente tradurre. La mera conversione letterale, per quanto corretta grammaticalmente, non può soddisfare i requisiti informativi richiesti per un buon CV nel mondo anglosassone.
Iniziare, quindi, dalla consapevolezza di dover partire da zero con la composizione del Curriculum è fondamentale. Solo in secondo momento potrai passare alla traduzione dei contenuti.
Una delle prime difficoltà che incontrerai riguardo i testi è quella di tradurre formule molto settoriali o istituzionali, di cui spesso non si riesce a trovare una trasposizione chiara e univoca. I titoli e le qualifiche, ad esempio, sono soggetti non solo a una traduzione letterale ma anche a una conversione in termini di corrispondenza nel mondo anglosassone.
Attenzione però: la traduzione non deve mai avvenire a tutti i costi. Rendi quindi in inglese solo ciò che ha una corrispondenza nel Paese di riferimento, per tutto il resto è più conveniente mantenere l’italiano e darne piuttosto una spiegazione in lingua.
Un ultimo accorgimento a questo riguardo: ricorda che anche le unità di misura richiedono una riformulazione, quindi informati attentamente sulla conversione esatta dei voti o di altri punteggi nel Paese in cui ti stai candidando. In caso contrario, l’informazione riportata non avrà nessun valore: un vero peccato se hai ottimi risultati accademici e lavorativi da comunicare.
Oltre alla lingua – che è la più evidente – ci sono molti altri elementi che caratterizzano i CV in altri Paesi. Facendo riferimento al mondo anglosassone, esiste in particolare un fattore che risulta totalmente nuovo a noi italiani.
Si chiama Personal statement, ovvero un riassunto breve ed efficace che racchiude in massimo 6 righe le informazioni più importanti del tuo profilo. Questo paragrafo di apertura dà modo al recruiter di avere una panoramica chiara di te ancora prima di approfondire con la lettura.
Come è facile capire, questo elemento è fondamentale per fare subito una buona impressione. Nonostante non sia obbligatorio, è ormai una prassi inserirlo, soprattutto per lavori nell’ambito della creatività.
In generale, per scrivere un buon Personal statement puoi inserire le abilità e qualità più rilevanti per il ruolo richiesto, supportate dalle esperienze pregresse. Il consiglio è quello di lasciare la scrittura del Personal statement per ultima, in modo da avere a portata tutte le informazioni contenute nel CV e poter scegliere con più chiarezza su cosa puntare.
Eccoci arrivati a un altro punto fondamentale: al pari della traduzione linguistica, il CV non può essere semplicemente convertito nemmeno per quanto riguarda il suo aspetto grafico.
Come accade in Italia, ogni Paese ha dei modelli per le candidature professionali. Utilizzare la traccia giusta ti permetterà di presentarti nel modo più corretto e coerente, senza il pericolo di creare un effetto straniante.
Per il mondo anglosassone – ma può valere per tutta l’Europa – puoi tenere in considerazione due tracce: il modello europeo e il modello creativo.
Il modello europeo è uno schema rigido che racchiude tutte le informazioni che possono essere ritenute interessanti per i datori di lavoro nei diversi Paesi. Questo schema si adatta a te, soprattutto se non sei ancora molto sicuro delle informazioni da inserire nel CV e trovi più rassicurante una griglia di domande già prefissate (attenzione, sono valide solo per l’Unione Europea!). Questo stesso pregio però è anche il suo principale limite: non è possibile, infatti, rendere molto personale questo tipo di Curriculum, e ciò sicuramente può influire nel comunicare le tue competenze ed esperienze.
L’altro modello cui puoi fare riferimento è il CV personalizzato, dove le principali categorie di informazioni rimangono, ma è poi l’impaginazione e la modulazione dei contenuti a fare la differenza. Rispetto al modello citato in precedenza, questo ti permette di comunicare in modo diretto e incisivo la tua personalità: un elemento essenziale soprattutto per i lavori che hanno a che fare con la creatività e il contatto con il pubblico.
Le insidie si nascondono nei particolari più semplici e consueti, e ce n’è uno cui devi prestare la massima attenzione.
Stiamo parlando della foto sul Curriculum in inglese. Mentre in Italia è un elemento fondamentale, che alza di molto il tasso di lettura della candidatura (qui trovi alcuni consigli per scegliere la giusta foto per il CV), nel Regno Unito e negli Stati Uniti inserire la foto allegata può essere un vero problema. La motivazione è legata alle pari opportunità, per cui non si rende necessario mostrare il proprio volto e nemmeno inserire la data di nascita: l’aspetto e l’età non devono condizionare la scelta di un nuovo collaboratore.
A supporto di questa consuetudine, esistono regolamenti e leggi (spesso anche severe) sulle informazioni richieste per le candidature di lavoro. Anche se inserisci questi dati di tua spontanea volontà, il consiglio è di rispettare questa particolare sensibilità, evitando di partire svantaggiato o addirittura dover essere escluso dalla selezione.
Insomma, se devi scrivere il tuo CV in inglese, ricordati di seguire queste 4 semplici regole.
In ogni caso, se stai cercando un nuovo lavoro, anche in Italia ci sono sempre nuove opportunità da scoprire: guarda gli annunci presenti sul nostro sito oppure carica qui il tuo Curriculum per essere sempre aggiornato sulle nuove posizioni aperte.
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