
Nella nostra quotidianità professionale ci troviamo spesso a dover chiarire le dinamiche del contratto a chiamata, non certo semplice nelle sue direttive. Se da un lato permette di regolare rapporti saltuari e flessibili, dall’altro può non accontentare pienamente il lavoratore.
Di certo si tratta di una tipologia che richiede un approfondimento: ecco perché, in questo articolo, abbiamo voluto riunire tutte le principali informazioni sull’argomento.
Vediamo, dunque, di fare chiarezza e capire come funziona un contratto a chiamata (detto anche intermittente).
Il contratto a chiamata, chiamato formalmente contratto intermittente ma anche all’inglese Job on call, è definito così dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale:
“Il contratto a chiamata o di lavoro intermittente è una forma di lavoro flessibile introdotta nel nostro ordinamento dalla Legge Biagi (D. Lgs. n.276/2003, artt. 33-40), la cui normativa è stata successivamente materia di riordino con il Decreto Legislativo 81/2015.”
La citata Legge Biagi introdusse una modalità contrattuale innovativa in Italia, che per la prima volta permetteva al datore di lavoro di proporre un contratto anche quando non poteva definire in anticipo i tempi della prestazione. Questa necessità arrivava – e così è tutt’ora – da alcuni settori stagionali come il turismo, ma anche da quelle attività che possono registrare momenti di maggior affluenza in determinati periodi, giorni o orari della giornata. Si chiama infatti “a chiamata” perché l’azienda può sfruttarlo in base alle proprie necessità, servendosi di una disponibilità prefissata.
A questo proposito, è bene specificare che come lavoratore puoi scegliere tra due diversi tipi di lavoro a chiamata:
A parte queste peculiarità – anche se importanti – le altre caratteristiche del contratto a chiamata sono equiparabili a quelle dei più comuni accordi lavorativi. Si tratta infatti di un contratto di lavoro subordinato e firmandolo sarai a tutti gli effetti un dipendente dell’azienda; in secondo luogo, come molti altri contratti, il Job on call può essere sia a tempo indeterminato che a tempo determinato, in base alla proposta del datore di lavoro.
Per lungo tempo questo tipo di contratto è rimasto aperto all’intera popolazione, ma con il Jobs Act del 2015 il pubblico si è ristretto notevolmente. Ad oggi il contratto di lavoro intermittente è riservato ai lavoratori che non abbiano compiuto i 25 anni oppure che abbiano superato i 55 anni di età.
Esistono inoltre alcune regole che riguardano le aziende che possono stipulare questo contratto. Nello specifico non possono accedere a questa formula la Pubblica Amministrazione e le aziende che non hanno ancora eseguito la valutazione dei rischi per la sicurezza sul posto di lavoro.
Tutti i casi che esulano da queste due condizioni sono ammissibili e possono quindi procedere a sottoscrivere un contratto di lavoro valido a tutti gli effetti.
Le basi sono ora senz’altro più chiare ma, come dicevamo all’inizio di questo percorso, è facile perdersi nelle insidie di questo contratto se non lo si conosce in modo approfondito. Eccoci arrivati quindi al momento di scavare un po’ più in profondità e conoscere tutto ciò che devi sapere sul contratto a chiamata.
Con queste informazioni siamo sicuri che saprai valutare le prossime proposte di contratto di lavoro intermittente, forte di tutti i dettagli che abbiamo visto assieme.
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