
L’ambiente di lavoro richiede il rispetto di diverse regole, ed è per salvaguardare proprio queste che a volte è necessario ricorrere a sanzioni legate a comportamenti scorretti sul posto di lavoro.
Ma come funziona una lettera di richiamo e cosa devi fare se la ricevi dal tuo datore di lavoro?
Noi che ogni giorno siamo a contatto con lavoratori e aziende, conosciamo le dinamiche che possono crearsi. Sappiamo però altrettanto bene che non c’è abbastanza informazione sulla fantomatica “lettera di richiamo”, quindi eccoci qui per fare chiarezza, definire di cosa si tratta e aiutarti a gestire questo ammonimento nel caso dovessi riceverne uno.
Partiamo dal principio, essenziale per capire come poter gestire questo ammonimento da parte del tuo datore di lavoro.
Per prima cosa, iniziamo col dire che la lettera di richiamo – e più in generale ogni procedura disciplinare in ambito lavorativo – è nata non tanto per permettere ai superiori di fare lavate di capo, ma prima di tutto per tutelare te in quanto lavoratore. Prima che ciò venisse disciplinato, non c’era nulla che impedisse al datore di lavoro di decidere arbitrariamente una sanzione o, nei casi peggiori, di licenziarti. Oggi questo non è possibile, ogni decisione presa nei confronti di un dipendente deve seguire, appunto, una specifica procedura disciplinare che passa anche attraverso la famosa lettera di richiamo.
Solitamente il richiamo può avvenire quando, nel tuo ruolo di dipendente, non rispetti i doveri legati alla tua mansione, oppure quando con un comportamento mini il rapporto di fiducia con il datore di lavoro. In entrambi i casi, al tuo superiore è riconosciuta la possibilità di richiamarti attraverso una comunicazione ufficiale, ma allo stesso tempo tu devi fornire una risposta valida a ciò che ti viene contestato.
Con il termine “lettera di richiamo” si possono intender, però, nel lessico comune, due diverse fasi di questo processo. Nel caso meno corretto, si fa riferimento proprio alla comunicazione ufficiale di cui stavamo parlando, quindi alla lettera che ti viene fatta avere dal datore di lavoro con l’esposizione di ciò che ti vede coinvolto. In realtà, “lettera di richiamo” identifica più correttamente uno dei provvedimenti che possono essere presi dal datore di lavoro. Tieni bene a mente questa differenza e, vedrai, sarà più facile fare chiarezza.
Ora che ti è chiaro cosa si intende quando si parla di lettera di richiamo, capiamo bene come funziona il procedimento disciplinare che può essere adottato dal datore di lavoro.
Se hai commesso un’azione che viola il tuo contratto di lavoro e, più in generale, la policy aziendale, questo è quello che potrebbe accadere:
1. consegna della contestazione scritta da parte dell’azienda. Questa deve essere scritta (per questo si tende a identificarla, appunto, come “lettera”) e arrivare al lavoratore nel più breve tempo possibile, appena il direttivo ne viene a conoscenza. Nel richiamo disciplinare, però, è necessaria molta precisione: non è possibile restare vaghi, deve essere indicato in modo molto specifico cosa è accaduto e perché viola il patto con l’azienda. Infine, presta attenzione: non può esserti fatta nessuna sanzione senza passare prima da questo documento;
2. verifica della tua risposta alla segnalazione aziendale. Come dicevamo, non si tratta di un esercizio di potere, anzi sei proprio chiamato a rispondere alla contestazione che ti viene fatta. Dovrai spiegare il tuo punto di vista oppure scusarti dell’accaduto e dare delle motivazioni valide. Ma di questo, nello specifico, ne parleremo tra poco;
3. scelta del provvedimento disciplinare da parte dell’azienda. Eccoci arrivati al punto. In seguito all’ammonimento e alla tua risposta, il direttivo potrà valutare qual è l’azione da intraprendere nei tuoi confronti, sulla base della gravità del fatto e delle motivazioni che hai dato in fase di risposta.
I casi in cui la sanzione sia irrimediabile, ad esempio il licenziamento, sono pochi (e se così fosse già sapresti di essere a rischio). In ogni caso, un atto di violazione delle regole sul posto di lavoro può essere ripreso solo con provvedimenti previsti dalla legge, ovvero:
– un richiamo verbale da parte della dirigenza. Possiamo definirlo un ultimo confronto in cui il titolare ti ricorda le regole che sei tenuto a seguire in virtù del contratto di lavoro che vi lega. In ogni caso, i toni devono essere calmi e professionali da entrambe le parti, non devi temere;
– un richiamo scritto, ovvero la lettera di richiamo. Di un tenore più alto è invece il riscontro scritto che puoi ricevere a seguito della tua risposta. Questa lettera è un ammonimento che resta nel tempo e che, presta attenzione, potrebbe giocare a tuo sfavore in futuri accadimenti;
– una multa pecuniaria. Soprattutto nel caso in cui tu abbia recato danni ad altre cose, il datore di lavoro ha la possibilità di trattenere dalla tua busta paga una somma massima pari a 4 ore lavorative. Prima di procedere in questo modo, comunque, sarai avvisato.
– sospensione professionale. Passiamo alle sanzioni più serie, derivate da comportamenti gravi sul posto di lavoro. Il datore di lavoro ha la possibilità di esonerarti dalle attività lavorative per un massimo di 10 giorni, senza percepire alcuno stipendio. Un provvedimento forte, adottato dalle aziende specialmente quando, oltre all’azienda, sono stati coinvolti anche altri collaboratori;
– licenziamento con preavviso. Se il datore di lavoro ritiene che il rapporto di fiducia non sia recuperabile, potrebbe decidere di procedere al licenziamento. In questo caso verrai avvisato e avrai diritto al periodo di preavviso secondo il tuo collocamento contrattuale;
– licenziamento immediato per giusta causa. In situazioni limite, dopo un’azione molto grave o l’ennesimo richiamo aziendale, può seguire immediatamente il licenziamento. In questi casi il datore di lavoro può appellarsi alla “giusta causa” e richiedere l’allontanamento immediato del dipendente dal posto di lavoro.
Se ti trovi in questa situazione, con una ammonizione da parte dell’azienda, qualcosa è successo. Che sia stato tu direttamente a commettere un errore oppure siano state le circostanze a portarti a trasgredire alcune regole, ora è il momento di chiarire.
Come ormai sai, l’ammonizione da parte del datore di lavoro è una preziosa opportunità per fare in modo che un avvenimento spiacevole si trasformi in comprensione e, soprattutto, che il rapporto di fiducia che sta alla base di ogni lavoro possa continuare con l’azienda per cui lavori. Ricorda: hai a disposizione 5 giorni dal momento della ricezione del documento per presentare la tua risposta.
Come fare, quindi, per rispondere correttamente a un richiamo aziendale?
Se sei consapevole di aver trasgredito alcune regole, non arrampicarti sugli specchi: la cosa migliore da fare è ammettere il tuo errore e descrivere il motivo per cui hai deciso di comportarti in quel modo. Un comportamento scorretto non è mai giustificabile, ma in questa sede hai l’occasione di descrivere il contesto in cui hai commesso l’errore, aiutando quindi il tuo superiore a comprendere la tua posizione e decidere per un provvedimento leggero nei tuoi confronti.
Altrimenti, se sei certo di non aver fatto nulla di sbagliato, ti diamo due semplici consigli:
Speriamo di esserti stati di aiuto con le nostre spiegazioni riguardo la lettera di richiamo e tutto ciò che vi gravita attorno.
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