
Sei un lavoratore dipendente e ti trovi in mano dei buoni pasto che non sai come sfruttare? Oppure stai valutando un nuovo contratto in cui sono inseriti come benefit i buoni pasto? Questi particolari voucher hanno un valore nell’economia del tuo stipendio, ma ti è sicuramente utile saperne di più per poterli utilizzare al meglio e per poter valutare eventuali nuove proposte lavorative.
Nel nostro lavoro abbiamo spesso a che fare con domande sui benefit aziendali e tra questi anche i buoni pasto. Sono moltissime le imprese che li inseriscono nei contratti dipendenti e altrettanti gli erogatori tra i quali devi imparare a destreggiarti. Ma niente panico! Capiamo insieme di cosa si tratta, a chi spettano e come puoi usufruirne presso i supermercati e i punti ristoro.
Partiamo dalle basi: i buoni pasto sono ticket con un valore prefissato, consegnati dal datore di lavoro in formato cartaceo o elettronico per darti la possibilità di acquistare un pasto durante la pausa oppure di usufruire di un credito direttamente al supermercato convenzionato.
Puoi pensarlo, quindi, come un valido sostituto della mensa aziendale qualora non fosse presente nel tuo luogo di lavoro, ed è proprio così che viene concepito oggi da moltissime imprese. C’è infatti chi sceglie di organizzare una mensa aziendale autogestita o affidata in appalto, chi individua invece una mensa esterna alla propria struttura, oppure chi riconosce un’indennità sostitutiva alla mensa. Il buono pasto rientra in quest’ultima categoria.
Ora che hai chiaro cosa sono i buoni pasto, passiamo in concreto alla loro forma. Abbiamo accennato che possono avere due diverse nature: cartacea o elettronica.
I buoni pasto cartacei sono quelli senz’altro più conosciuti, raggruppati in carnet e che ti vengono consegnati fisicamente da utilizzare nel punto ristoro o supermercato convenzionato. Il valore di solito va dai 5€ ai 10€ l’uno.
I buoni pasto elettronici sono invece l’evoluzione del ticket cartaceo. Il carnet viene sostituito da una semplice carta magnetica o una app sul tuo telefono e il credito cui hai diritto viene caricato direttamente lì. Ti basterà quindi mostrare il codice a barre presente nell’app o consegnare la tua carta per far scaricare all’esercente la somma dovuta. Molto semplice e intuitivo! Attenzione però che, anche in questo caso, possono esserci dei limiti giornalieri da rispettare. Dal 2020, infatti, l’importo detassato giornaliero può arrivare fino a un massimo di 8€ al giorno.
Sei un lavoratore dipendente: questo è sufficiente a pretendere il buono pasto?
Abbiamo riunito le principali caratteristiche che danno diritto al buono pasto in questi punti:
Soddisfi tutti questi requisiti, eppure il tuo datore di lavoro non ti eroga buoni pasto? Ebbene, è possibile. Se da una parte la pausa minima di 30 minuti è obbligatoria per legge, dall’altra l’azienda non è tenuta a riconoscere aiuti economici per i pasti. Si tratta di scelte interne che hanno un impatto sul tuo stipendio. Come? Lo vediamo subito.
Il buono pasto, quindi, è un atto di pura bontà? Di sicuro è una bella agevolazione, ma, oltre ad aiutare te con i costi legati alle pause pranzo, permette al datore di lavoro di gestire diversamente alcune voci della tua busta paga e di scaricarne i costi. La normativa prevede una detassazione per questi ticket, entro una certa soglia giornaliera. Ecco da dove arrivano i limiti di spesa!
A questo proposito è bene che tu sappia che il valore del buono pasto non è tassato, ma allo stesso tempo è anche escluso dai contributi.
La vita del ticket, cartaceo o elettronico, ha inizio con un accordo tra datore di lavoro ed emittente. Tu ne sei l’utilizzatore finale, ma per capire bene come funziona ti è utile conoscere tutti i diversi passaggi. Eccoli riassunti per te.
1. L’azienda acquista i buoni pasto dalla società emittente scelta secondo liberi accordi commerciali, avvalendosi di questo rapporto con un fornitore per scaricarne le relative tasse.
2. Il datore di lavoro consegna al lavoratore il carnet di buoni pasto, la tessera magnetica oppure le credenziali per poter accedere all’app.
3. Il lavoratore utilizza il ticket presso i servizi convenzionati con l’emittente, in qualità di titolare unico (non può infatti cederlo a terzi) e senza possibilità di convertirlo in denaro contante.
4. L’esercente deve rilasciare un regolare scontrino o ricevuta fiscale al lavoratore ed emettere fattura alla società emittente con cui è convenzionata.
5. La società emittente si occuperà di ripagare l’esercente.
I buoni pasto sono una risorsa molto importante e ora sai perché e come poterli usare.
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