
Durante un’intera vita lavorativa, capita di dover prendere una lunga pausa per affrontare questioni personali o familiari. Si tratta di un’opzione che va oltre il consueto congedo retribuito e che consente ai lavoratori di bilanciare meglio la vita professionale e quella privata: è l’aspettativa retribuita. Come funziona, chi può richiederla e quali sono i requisiti imposti dalla legge?
L’aspettativa retribuita rappresenta un intervallo di tempo, di varia durata, in cui il rapporto lavorativo viene momentaneamente sospeso, a fronte di una valida motivazione da parte del lavoratore che la richiede. Si tratta di una condizione che consente al lavoratore subordinato di prendersi un periodo di assenza prolungata, mantenendo il proprio posto di lavoro, senza subire conseguenze disciplinari o rischiare il licenziamento.
L’aspettativa retribuita si distingue dall’aspettativa non retribuita, che prevede che il lavoratore non percepisca la sua retribuzione durante il periodo di assenza. Interessa, ad esempio, i tossicodipendenti che necessitano di trattamenti riabilitativi, o i familiari che assistono i propri cari in situazioni di necessità. In questo caso, nonostante non percepisca lo stipendio, il lavoratore mantiene il proprio posto di lavoro.
La gestione delle aspettative è delineata da vincoli costituzionali, leggi e accordi sindacali. In particolare:
Le condizioni nelle quali è riconosciuta l’aspettativa retribuita sono:
L’aspettativa retribuita per motivi familiari, diversa dai congedi maternità e paternità, si applica quando il lavoratore ha parenti stretti con gravi disabilità, e consente un congedo massimo di due anni.
Questa opzione, soggetta a valutazione dell’INPS, richiede che il beneficiario non possa lavorare e offre un’indennità e contribuzione figurativa a carico del datore di lavoro.
Il congedo non si moltiplica se ci sono più disabili coinvolti, non può essere frazionato in periodi e la contribuzione lavorativa non può superare i 47.446 euro annui.
Durante l’aspettativa, il dipendente non accumula ferie, tredicesima e TFR.
L’aspettativa retribuita per motivi personali è piuttosto limitata, perché spesso interessa ragioni per le quali il lavoratore chiede i permessi retribuiti o di congedo. Spesso si limita ai motivi familiari o ai lavoratori invalidi civili o mutilati con capacità lavorativa ridotta oltre il 50%, garantendo loro un congedo retribuito fino a 30 giorni all’anno per prendersi cura della patologia.
Non è retribuita l’aspettativa per motivi personali che ha a che fare con la formazione, le cariche pubbliche o la tossicodipendenza.
Conformemente al D.Lgs. 80/2015, le lavoratrici del settore pubblico e privato hanno il diritto a un massimo di 3 mesi di aspettativa retribuita, da usufruire frazionatamente o in continuazione nell’arco di tre anni. Questa pausa è destinata alle lavoratrici coinvolte in percorsi di protezione dalla violenza di genere e si applica a vari tipi di contratti, inclusi apprendisti, operai, impiegati e dirigenti.
L’indennità corrisposta, pari al 100% dell’ultima retribuzione, è a carico dell’azienda, tranne per le lavoratrici stagionali e agricole, cui provvede l’INPS.
Per i dottorandi, l’aspettativa retribuita è riservata al settore pubblico e solo per dottorati senza borsa di studio.
il dipendente può usufruire delle 150 ore di permesso allo studio previste dalla legge, ma solo se necessarie per conseguire il titolo. È consigliabile verificare le direttive del CCNL di riferimento, poiché non tutti considerano il dottorato all’interno delle 150 ore di permesso allo studio.
L’aspettativa per volontariato è retribuita se per chi svolge servizio per agenzie elencate nella protezione civile, con un massimo di 90 giorni all’anno.
Se un dipendente richiede l’aspettativa retribuita per volontariato deve prima verificare l’agenzia coinvolta. Mentre l’azienda anticipa la retribuzione e i contributi, successivamente la protezione civile la rimborsa direttamente.
La procedura per avanzare la domanda di fruizione dell’aspettativa retribuita varia secondo leggi e CCNL specifici. È essenziale quindi consultare innanzitutto il tuo contratto per comprendere il processo e presentare la domanda nel modo più corretto.
Ricorda che, per motivi di salute, devi dimostrare la condizione medica all’INPS. Altre situazioni richiedono una richiesta motivata all’ufficio HR o amministrazione, specificando date, contratto, fruizione e riferimenti legali.
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