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Ammortizzatori sociali: quando scattano e a quanto ammontano

pubblicato il 30 Settembre 2021

Quante volte hai sentito parlare di sussidi e cassa integrazione? Per quanto siano termini ormai d’uso nel mondo del lavoro, sono davvero in molti a non sapere come sono regolati e a chi spettano.

Aiutare aziende e dipendenti a comprendere come usufruire dei benefici dello Stato, a supporto di chi non ha lavoro o si trova in un momento di stallo, è importante. Oggi abbiamo deciso di aprire le porte anche a te che ci stai leggendo, per supportarti nella raccolta di informazioni sugli ammortizzatori sociali.

Cosa sono? Quando si attivano? Quanto si può percepire con gli ammortizzatori sociali? Rispondiamo subito assieme a queste importanti domande.

 

Cosa sono gli ammortizzatori sociali

 

Per spiegare di cosa stiamo parlando ci affidiamo a una metafora più comune. Tutti sappiamo cosa sia una bicicletta e quale sia la sensazione durante la guida. Anche quando la strada è dissestata e ci sono tante buche, la bicicletta subisce un urto molto minore grazie a delle molle che, al momento dell’impatto, sostengono la struttura. Queste molle prendono il nome proprio di ammortizzatori.

Come un ciclista su una strada dissestata, quindi, anche tu come lavoratore hai diritto in Italia ad ammortizzatori in grado di supportarti in momenti di difficoltà. Questi prendono il nome di ammortizzatori sociali e sono previsti sia per te in qualità di lavoratore, sia per le aziende che offrono lavoro.

Ma andiamo sul concreto: in cosa consistono questi ammortizzatori? Nello specifico parliamo di integrazioni al salario riservate ai lavoratori che hanno perso (del tutto o in parte) il lavoro, in modo da aiutarli ad “attutire” l’impatto di un cambiamento spesso repentino e inaspettato. Grazie a questo aiuto, infatti, molti lavoratori hanno modo di rimettersi in sesto e trovare un nuovo impiego senza una totale sospensione delle entrate.

Avrai già sentito parlare di cassa integrazione, di fondi di solidarietà e di indennità. Queste sono le forme di integrazione previste per i lavoratori dipendenti.

Gli ammortizzatori sociali non sono però dedicati unicamente ai lavoratori: esistono delle misure che permettono anche alle aziende di accedere a degli aiuti per mantenere la forza lavoro anche in periodi di difficoltà finanziaria. Per le aziende si parla generalmente di contributi statali e sgravi contributivi, a favore della forza lavoro.

 

Quando scattano gli ammortizzatori sociali

 

Gli ammortizzatori sociali richiedono determinate condizioni per l’attivazione.

Partiamo dalle agevolazioni che spettano alle aziende. I datori di lavoro possono accedere a queste misure di sostegno in caso di gravi difficoltà del mercato, ma anche se decidono di riservare opportunità d’impiego a determinate categorie di lavoratori, come ad esempio giovani, donne, disoccupati e soggetti svantaggiati che faticano a reinserirsi nel mercato del lavoro o sono a rischio esclusione sociale.

Per i dipendenti, invece, gli ammortizzatori sociali possono essere riassunti attraverso due diverse sigle:

  • NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego), il sostegno riservato a tutti i lavoratori dipendenti che non hanno più un impiego. Si può accedere a questo aiuto, però, solo se si può dimostrare un’attività lavorativa continuativa. Esistono dei parametri specifici per poterlo indicare: un minimo di 18 giornate lavorative negli ultimi 12 mesi e minimo 13 settimane di contributi negli ultimi 4 anni;
  • DIS-COLL (Disoccupazione per i Collaboratori). Si tratta degli aiuti che spettano ai disoccupati con contratto co.co.co. Anche in questo caso, per usufruire del sostegno statale è necessario dimostrare che quella persa era un’occupazione continuativa, quindi con almeno 3 mesi di contributi versati a partire dal 1° gennaio dell’anno precedente.

 

A quanto ammontano gli ammortizzatori sociali

 

Come abbiamo visto, i principali ammortizzatori sociali previsti dallo Stato italiano sono due: il NASpI e il DIS-COLL. Ognuno di essi ha modalità diverse di rilascio dell’aiuto economico, oltre che differenti soglie economiche.

Partiamo dagli aiuti previsti per i lavoratori con contratto dipendente generico. In questo caso il sostegno riconosciuto è calcolato in base alla retribuzione dell’ultimo lavoro, ma comunque non superiore ai 1.300€. La cifra, versata al 100% nei primi mesi, viene progressivamente ridotta del 3% a partire dal quarto mese.
Questo ammortizzatore sociale prevede anche alcuni limiti. Esistono infatti una durata massima, calcolata dimezzando il numero delle settimane di contributi versati negli ultimi 4 anni, e una condizione fondamentale per l’accesso al contributo, ovvero la ricerca attiva di nuove opportunità lavorative.

Le condizioni che riguardano il DIS-COLL sono, invece, leggermente diverse. Il contributo previsto, come per il NASpI, è rapportato al reddito percepito durante l’attività lavorativa e diminuisce progressivamente dopo il quarto mese. A fare la differenza, però, è la durata: in questo caso l’aiuto economico non può superare i 6 mesi di erogazione ed è vincolata all’impegno del lavoratore nella ricerca di un nuovo impiego.

 

Speriamo che queste informazioni ti possano aiutare a fare chiarezza e, in caso, a ottenere gli aiuti che ti spettano.

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