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come-rendere-efficace-riunione-di-lavoro
Come rendere efficace una riunione di lavoro

Ti sei trovato molte volte a partecipare a una riunione, una di quelle solite e noiosissime sedute lunghe ore e ore, senza peraltro arrivare mai a una conclusione concreta. Ora, però, che devi organizzarla tu, vorresti non cadere nello stesso errore. Fai bene: il modo per rendere efficace una riunione di lavoro esiste!

Sono molte le aziende che hanno ormai rinunciato alle riunioni come strumento strategico per l’aggiornamento e l’organizzazione delle attività. È un grave errore, dato solo dalla mancanza di alcune fondamentali basi per condurre un buon meeting di lavoro.

Siamo qui per aiutarti a fare un passo avanti, conoscere i segreti del mestiere e organizzare la riunione perfetta. Sei pronto?

 

A ogni riunione di lavoro il suo team

 

È sempre bello avere compagnia, ma come nella vita: meglio pochi ma buoni. Puoi seguire questo stesso principio anche per l’organizzazione di una riunione.

L’errore più comune è infatti abbondare negli inviti, chiamare a presenziare persone che potrebbero trovare utili o interessanti gli argomenti trattati ma che di fatto non possono fare la differenza.  Sì, siete tutti una grande squadra, ma è proprio in casi come questo che sono fondamentali i ruoli. Per ogni riunione richiama l’attenzione solo delle figure decisionali, in base allo scopo della stessa.

Puoi facilitare le cose se distingui tra 4 grandi tipologie di riunione:

  • le riunioni decisionali, per prendere delle scelte che conducano a un’azione pratica;
  • le riunioni di coordinamento, per dirigere i lavori e tenere aggiornati i membri del team;
  • le riunioni formative, per condividere concetti e informazioni importanti;
  • le riunioni analitiche, per risolvere un problema analizzando i dati in possesso.

Per ognuna di queste tipologie ci sono figure che possono rispondere meglio allo scopo specifico. Bene, parti proprio da qui per selezionare i collaboratori che dovranno essere presenti per portare un contributo effettivo alla riunione e contribuire a raggiungere il risultato che vuoi.

 

Riunione di lavoro: non sottovalutare l’ordine del giorno

 

Eccoci arrivati a un altro grande luogo comune: l’ordine del giorno – o ODG, se preferisci – non è solo una formalità e nemmeno una fastidiosa incombenza. Dovrebbe rappresentare il motivo per cui vi ritrovate tutti riuniti in una sala ed essere una valida guida nella gestione dei temi e del tempo.

Per prima cosa, quindi, rendi ben chiaro che l’ordine del giorno che stai condividendo è l’elenco ordinato degli argomenti che tratterete e che ogni punto dovrà essere presentato e argomentato dal diretto responsabile (che puoi anche specificare, per chiarezza). In questo modo, da pura formalità, l’ODG diventerà un tuo potente alleato per organizzare lo svolgimento della riunione e coinvolgere in modo attivo e proficuo i colleghi.

Alcuni consigli per creare un buon ordine del giorno:

  1. Non esagerare con i punti: anche qui puoi far valere la regola del “pochi ma buoni”. In questo modo tutti ricorderanno i temi da trattare e concentreranno le informazioni importanti.
  2. Invia l’ODG con un buon anticipo, così i colleghi potranno organizzarsi per preparare il materiale necessario alla discussione e farsi già un’idea della propria opinione sugli altri punti.
  3. Comunica la durata della riunione (mai superiore alle 2 ore) e, soprattutto, gli obiettivi che dovrete raggiungere. Indicazioni specifiche e misurabili motivano infatti i partecipanti alla collaborazione e all’efficacia del colloquio.
  4. Chiedi ai partecipanti di condividere alcune informazioni di base necessarie alla discussione con qualche giorno di anticipo, cosicché tutti possano presentarsi preparati a trovare una soluzione, non a farsi una full immersion culturale.

 

Trasforma il tempo da nemico ad alleato

 

Non parliamo in questo caso di luoghi comuni, ma di una triste realtà: alle riunioni si sa quando si entra, ma non si sa mai quando si uscirà. Il fatto che questo punto debole delle riunioni sia un dato condiviso sottolinea che è un aspetto a cui devi prestare molta attenzione nell’organizzazione e soprattutto nella gestione del colloquio.

Diversi studi hanno provato che l’attenzione non solo tende a calare, ma lo fa in tempi molto ristretti. In media una persona in buone condizioni psico-fisiche può mantenere l’attenzione per 40 o massimo 45 minuti. Concentrare la riunione in questo lasso di tempo sarebbe ottimo, ma forse non sufficiente per raggiungere il tuo obiettivo (motivo in più per limitare il numero di partecipanti e i temi da affrontare).

Come risolvere questo importante problema? Ti basterà richiamare due parole che abbiamo già usato: organizzazione e gestione.

Prima di tutto organizza la riunione suddividendo il tempo necessario per ogni tematica e comunicando questa ripartizione ai partecipanti nell’ordine del giorno. Durante la riunione, poi, sarai tu a guidare le danze, quindi ricorda a tutti le regole (o sarebbe meglio dire: i tempi) e aiutali a rispettarle.

Tempi chiari e ben cadenzati permettono alle persone che partecipano alla riunione di prepararsi di conseguenza, facendo una selezione delle informazioni da presentare e arrivando prima al cuore del discorso. Sicuramente questo contribuirà al successo della riunione.

 

Parola d’ordine: rispetto

 

Un ultimo punto è importante e vale la pena approfondire. Una riunione si fonda sul rispetto: il rispetto del momento, dei colleghi, dei tempi e delle opinioni altrui.

Sembra scontato, ma spesso è proprio questo il principale ostacolo che non permette di far connettere e collaborare le persone tra loro. Ci sono molti motivi per cui questo può succedere all’interno di un’azienda (invidie, paure, negligenza), ma è tuo compito anche creare un ambiente imparziale durante la riunione.

Forse può sembrarti complicato, ma seguendo alcuni consigli puoi aiutare i partecipanti ad essere collaborativi e a contribuire al risultato comune:

  • nel tempo dedicato a una tematica prevedi uno spazio per gli interventi dei partecipanti, in modo che ognuno si senta chiamato in causa e invitato a dare il suo contributo. Una riunione, dopotutto, altro non è che un momento di confronto e così deve essere;
  • riduci al minimo gli strumenti di supporto alla riunione. Molte volte succede che l’attenzione si concentri più sulla presentazione alla lavagna interattiva o sugli appunti da scrivere al PC. Elimina ogni possibile distrazione (cellulari, tablet, laptop, blocchi per appunti, ecc.) e l’attenzione del tuo gruppo aumenterà;
  • ricorda anche di promuovere il rispetto per il vostro lavoro indicando un piano d’azione alla fine della riunione. Senza una svolta operativa che senso avrebbero tutte le vostre parole? Ogni collaboratore deve uscire avendo ben chiaro quali sono i suoi compiti e le prossime scadenze. Così sì che avrai fatto centro!

Ora sei davvero pronto a rendere efficace e produttiva la tua prossima riunione!

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22 Maggio 2020
Smart-working-consigli
Smart working: 4 consigli per essere più produttivi nel lavoro da casa

In tempo di Coronavirus il lavoro in smart working è diventato la quotidianità per molti. Non è però facile districarsi tra famiglia, casa e lavoro. Gli spazi non sono sempre quelli più adatti a svolgere le mansioni giornaliere, senza dimenticare distrazioni e continue interruzioni.

Conosciamo bene l’importanza di creare un equilibrio stabile nella propria quotidianità lavorativa e come professionisti del settore abbiamo assistito molte aziende nel passaggio da lavoro tradizionale a telelavoro. Nonostante il cambiamento crei inevitabilmente confusione e renda tutto più instabile, ci sono delle buone pratiche da seguire per vivere al meglio il lavoro da casa e aumentare la produttività.

Abbiamo raccolto per te 4 consigli pratici sullo smart working, per rendere più produttivo il tuo lavoro.

Punto uno: prenditi il tuo spazio

Ebbene sì. Se già ci hai provato, ti sarai reso conto che senza uno spazio fisico adeguato e senza uno tempo definito da dedicare al lavoro non puoi uscirne vivo.

Siamo chiari: non basta avere un tavolo – magari anche da condividere – per poter lavorare. Certo, sarebbe sufficiente per qualche giorno, ma quando devi organizzare la tua vita da smart worker nel lungo periodo è il caso di pensare a uno spazio dedicato.

L’influenza del contesto sul proprio lavoro è confermato da molti studi, si ritiene sia persino uno degli aspetti con più peso sulla produttività. Quindi non commettere l’errore di sorvolare su questo: hai bisogno di uno spazio tutto tuo, un piccolo “ufficio” in cui avere tutto il materiale che può servirti e un ambiente sereno in cui concentrarti.

Non stiamo parlando solo di luoghi isolati dal resto della famiglia, potrebbe trattarsi anche di una semplice scrivania a lato di una stanza, però arredata nel modo più congeniale e utile per te. Anche l’occhio, dopotutto, vuole la sua parte! Quindi se ti piace l’arredamento togliti lo sfizio di circoscrivere il tuo posto di lavoro personale con un tappeto, compra una sedia ergonomica che ti aiuti a essere più comodo, non farti mancare qualche cuscino, portapenne e cassettiere per i documenti, in modo da poter tenere ordine sulla tua postazione.

Non è tutto, esiste anche un altro tipo di spazio a cui devi pensare. Lo spazio temporale ha un impatto determinante sullo smart working e ha la stessa concretezza di quello fisico. Come ti ritagli un pezzo di stanza per creare un tuo ambiente di lavoro in casa, devi definire anche un tempo preciso in cui dedicarti alle tue mansioni professionali nell’arco della giornata.

Questo metodo può aiutarti ad aumentare la concentrazione e ti permetterà anche di far rispettare i tuoi spazi alle persone che vivono con te. Con tempi definiti e noti a tutti, puoi avere chiaro il tempo per lavorare concentrato e il tempo per prenderti una pausa e dedicarti anche agli altri.
Inoltre, non dimenticare che il rischio più alto per uno smart worker è rimanere schiacciato dal peso delle mansioni e della responsabilità. Ma non succederà più se parti con il piede giusto, cioè delimitando il tempo in cui il lavoro può richiamare la tua attenzione durante la giornata.

Punto due: prenditi del tempo per te

Ne abbiamo in parte già parlato, ma la gestione del tempo richiede un approfondimento per vivere in serenità il lavoro da casa.

Cominciamo da un punto fermo: nessuno ti chiede di essere un automa, neppure in remoto da casa. La principale caratteristica del “lavoro liquido” – come alcuni hanno deciso di soprannominare questa nuova dimensione – è la libertà di organizzare i momenti dedicati al lavoro. Questo ovviamente rispettando gli orari e gli impegni concordati, ma ricordandoti sempre che non ci sono catene che ti tengono legato a quella sedia.

Il modo migliore per aumentare la tua produttività, infatti, è regalarti piccoli momenti di piacere per rilassare la mente e risvegliare il corpo. Perché queste concessioni rimangano appaganti, però, circoscrivile a pause di 10-15 minuti. Il giusto tempo per distrarti, ossigenare il cervello e ritornare al lavoro più carico di prima.

In questo modo non ci sarà spazio per rimorsi o stress: ti prendi il giusto tempo per una pausa rigenerante e ripartire poco dopo con nuova energia. Dopotutto, anche in ufficio esistono la pausa caffè e i momenti di chiacchiera, non impedirti di godere di questo tempo anche in smart working. Potrebbe essere addirittura divertente condividerlo con i colleghi o con amici che lavorano anche loro secondo le stesse modalità.

Punto tre: metti chiarezza nei tuoi obiettivi

Una volta che avrai definito per bene i tempi da dedicare al lavoro, ti sarà chiaro (ancora più di prima) che la giornata non è infinita e hai bisogno di una buona organizzazione per vivere bene e rendere felice anche la tua azienda.

Il segreto, quindi, è organizzarti al meglio. Attenzione, questo non vuol dire compilare una “to do list” interminabile, sempre uguale alla precedente, se non più lunga. Mille compiti in una volta sola non potrai mai gestirli, quindi sii più pratico e fermati a un numero ragionevole di compiti al giorno che puoi portare a termine veramente. Poniti ad esempio 3 obiettivi giornalieri suddividendoli in diversi momenti della giornata. Dedicati per primo a quello più complesso, passa poi a quello meccanico ma necessario e riserva il meglio per la fine. Tutto sarà più semplice e senz’altro più efficace.

Bene, dirai. E come risolvere il problema di riunioni interminabili o dell’ennesima telefonata del capo con la nuova urgenza del secolo? Per questo ti servirebbe una sfera di cristallo, ma anche quella forse non saprebbe darti garanzie. Quello che può aiutarti, però, è un’organizzazione trasparente delle tue attività. Ci sta che alcuni giorni tu non riesca a portare a termine ciò che ti eri prefissato, ma per evitare poi pressioni dall’alto puoi rendere nota la tua agenda, rimodulandola ogni volta che incombe la riunione fuori programma o il problema da risolvere subito. In questo modo avrai un elenco completo di tutte le attività che hai svolto e delle scadenze che ti sei prefissato per i giorni successivi. Se questo piano di battaglia sarà a disposizione di tutti, renderai la vita più semplice prima di tutto a te, ma anche ai tuoi colleghi e ai tuoi superiori.

Punto quattro: conta sui numeri

Hai a che fare con un capo particolarmente assillante e maniaco del controllo? Oppure senti il bisogno di dare prova del tuo lavoro da casa?

Lavorare in questo modo non è facile e nemmeno sano. La pressione non aiuta nessuno, ma puoi attivare alcuni strumenti per essere più tranquillo e vivere con serenità il tuo lavoro in remoto.
Come dicevamo prima, un calendario delle tue attività può tornare utile anche per dare prova del lavoro svolto e del controllo sulle mansioni nel lungo periodo. La buona organizzazione è rassicurante e saprà anche dare prova del tuo impegno.

Se ciò non basta, puoi pensare a supportare queste informazioni con un report periodico dei dati sul tuo lavoro. Certo, questo diventa più complesso, quasi una mansione in più! Ci sono però degli strumenti online che possono aiutarti a tenere traccia delle tue attività e a condividere i dati sul tuo lavoro in modo automatico. Questo ti farà risparmiare molto tempo e soprattutto ti eviterà inutili ansie.

Lavorare in smart working non è come lavorare in ufficio, ma ricorda che la chiave di tutto è una buona comunicazione. Se sei trasparente con superiori e colleghi, partecipando attivamente alla vita aziendale anche se in differita, è la strada giusta per crearti un futuro felice di lavoro da casa.

Con questi consigli puoi davvero fare la differenza in smart working!

Se stai pensando di cambiare lavoro e cerchi nuove opportunità, le nostre porte sono aperte.

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15 Maggio 2020
Colloquio-lavoro-inglese
Colloquio di lavoro in inglese: come prepararsi al meglio

Il colloquio è sempre una grande incognita. Abbiamo già parlato di come affrontare un colloquio conoscitivo, ma se fosse in inglese?

Cambia la lingua ma non cambiano le regole: puntualità, padronanza di sé, buona presenza, interesse per l’azienda. E una buona dose di coraggio.

Nella nostra attività professionale abbiamo notato la volontà di un numero sempre maggiore di imprese di assumere nuovi collaboratori con alti livelli di conoscenza della lingua inglese (e non solo). Per questo alcune di esse richiedono espressamente che il colloquio avvenga in lingua e tu, quindi, dovrai prepararti per un primo incontro di lavoro dal respiro internazionale.

Come fare a prepararsi al meglio per un colloquio di lavoro in inglese? Ecco alcuni consigli preziosi per puntare al tuo nuovo posto di lavoro.

 

Le domande più comuni in un colloquio in inglese

 

Qualsiasi sia la lingua, l’interesse di ogni candidato ricade inevitabilmente sulle domande più comuni che potrebbero essere poste. Questo può essere un buon punto di partenza per conoscere i punti nevralgici del colloquio e famigliarizzare con alcuni termini.

Abbiamo selezionato per te le 4 domande più spinose in un colloquio in inglese per aiutarti con qualche consiglio efficace.

  1. Where do you see yourself in 5 years?
    (Dove ti vedi tra 5 anni?)
    Assumere un nuovo dipendente significa spendere tempo e risorse per formarlo e integrarlo all’interno dei processi aziendali, per questo l’azienda vuole assicurarsi che tu abbia intenzione di rimanere una volta assunto.
    Per questo puoi preparare una risposta aperta e sincera, che prenda in considerazione i vari aspetti della tua vita, ma ricorda di mostrarti già fedele alla posizione offerta.
  1. Tell me about an achievement that you are proud of.
    (Raccontami un successo di cui vai fiero.)
    Con questa domanda ti viene chiesto di dimostrare la tua propensione al risultato e di farlo con un esempio particolarmente significativo.
    Individua quindi un successo oggettivo, tralasciando luoghi comuni e traguardi ovvi. Se non hai nulla da mettere in evidenza, ricostruisci un esempio unendo una buona pratica e fatti realmente accaduti.
  2. Why should we hire you?
    (Perché dovremmo assumerti?)
    Non è un trabocchetto, ma un’ottima opportunità. Questa domanda ti permette infatti di mettere in luce le qualità più affini al lavoro per cui ti stai candidando.
    Isola tra le tue migliori caratteristiche professionali quelle che rispondono direttamente all’annuncio pubblicato dall’azienda, prepara poi un discorso completo che risalti le tue attitudini e competenze senza mai perdere di vista l’obiettivo dell’azienda.
  3. Why do you want to work with us?
    (Perché vorresti lavorare con noi?)
    Per dimostrarti profondamente motivato a ottenere il posto di lavoro c’è una sola regola: studia più che puoi la società che hai di fronte, approfondisci i prodotti o i servizi offerti, cerca alcune connessioni significative tra te e questa realtà. In questo modo saprai affrontare adeguatamente la domanda, ma aiuterai anche te stesso a capire se l’azienda fa per te.

 

Le frasi utili per un colloquio in inglese

 

Ora che sai quali sono le domande più difficili con cui dovrai confrontarti, è ora di passare all’azione. Il modo migliore di cominciare è senz’altro conoscere alcune frasi che ti aiuteranno in momenti difficili o ti saranno utili per fare colpo al momento giusto.

Nel colloquio una delle cose che viene più apprezzata è la gentilezza e la riconoscenza. Anche se stai dedicando all’azienda parte del tuo tempo, ringrazia per l’opportunità che ti hanno dato. Dopotutto non era scontato che ti richiamassero per fare il colloquio!
Il modo migliore per farlo senza intoppi è usare la formula “thank you very much for this opportunity” oppure, se hai dimestichezza con la lingua, “thank you for taking me under consideration for the position”.

Può capitare anche di trovarti in difficoltà, magari perché non hai compreso bene cosa intendesse dire il recruiter. In questo caso non farti problemi e chiedi subito un chiarimento. Per non screditare la tua conoscenza della lingua puoi chiedere ad esempio “Sorry, I didn’t understand you. Could you please repeat the question?” oppure, per essere ancora più delicato e evitare qualsiasi fraintendimento, “I’m sorry, I didn’t hear the last part. Could you repeat it, please?”.

Infine, abbiamo un ultimo consiglio. Non stai parlando nella tua lingua madre, quindi può succedere di non trovare subito le parole corrette per esprimere un concetto. Per tornare sui tuoi passi in modo elegante e riportare il colloquio sulla giusta strada puoi spiegarti dicendo “Perhaps I’m not making myself clear. Let me put it another way.” oppure, se ti è stato contestato qualcosa, puoi ribadire con “What I meant to say was…”.

Segui queste semplici indicazioni e il tuo buonsenso: il colloquio sarà sicuramente più facile.

 

Le domande da fare a un colloquio in inglese

 

Al termine di tutti i colloqui c’è la fatidica proposta: ha domande? O meglio, in inglese: “Do you have any question?”.

Pensare che sia una domanda retorica è un errore che non devi commettere. Indipendentemente dalla lingua, il colloquio deve essere uno scambio reciproco. Prepara quindi alcune domande da poter porre al tuo interlocutore per approfondire alcuni aspetti importanti della futura collaborazione.

Ecco per te un riassunto delle domande più apprezzate in un colloquio di lavoro in inglese:

  1. Can you tell me about the team I’ll be working with?
    (Può raccontarmi del team con cui lavorerò?)
    Ecco un altro modo per dimostrare di volere un posto di lavoro. Il tuo diretto interessamento sul personale con cui collaborerai è molto significativo per l’azienda e ti aiuterà, allo stesso tempo, a capire se la prospettiva lavorativa che ti viene presentata corrisponde alle tue aspettative.
  2. What can you tell me about your new products/services or plans for growth?
    (Cosa può dirmi sui vostri nuovi prodotti/servizi o progetti di crescita?)
    Essere lungimiranti premia sempre: approfondisci quali sono i prossimi passi che l’azienda prevede di compiere per crescere. Questo permetterà al recruiter di avere più chiaro il tuo interesse per la società e, allo stesso tempo, ti aiuterà a capire se l’azienda per cui ti candidi ha buone prospettive per il futuro (e quindi anche il tuo avvenire).
  3. Do you offer continuing education or professional training?
    (Offrite programmi di educazione continua o training professionale?)
    Se ottenere il lavoro è il tuo obiettivo, devi anche ricordare che non si è mai arrivati veramente al traguardo. Studiare, approfondire, imparare i futuri risvolti del tuo lavoro ti aiuterà a essere un professionista migliore. Ecco perché questa è una delle domande che devi assolutamente porre, per dimostrare di essere appassionato al tuo lavoro e scoprire quali saranno i benefit che potrai ottenere da questa nuova posizione.
  1. When can I expect a call back from you?
    (Quando posso aspettarmi una chiamata da parte vostra?)
    Diretto ma discreto. Ecco il modo ideale per concludere in bellezza il tuo colloquio in inglese. Non c’è niente di male nel voler sapere quando avrai un feedback dell’incontro, anzi questo ti darà un’ulteriore occasione per dimostrarti interessato alla posizione vacante.

Ora sei davvero pronto per affrontare un colloquio di lavoro in inglese. E chissà, magari i tuoi prossimi selezionatori potremmo essere proprio noi…

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7 Maggio 2020
Lavorare-per-obiettivi
Cosa significa lavorare per obiettivi

Lavorare per obiettivi è diventato negli anni uno strumento strategico per molte aziende (grandi e piccole) e i candidati hanno cominciato a inserire anche questa tra le loro soft skill nel Curriculum Vitae.

Magari conosci già qualcuno che lavora per obiettivi, ma non hai mai approfondito il tema fino in fondo. Dunque, cosa significa? E soprattutto, è la modalità di lavoro adatta a te?

Con questo articolo ti aiuteremo a fare chiarezza, a capire i vantaggi e le modalità del lavoro per obiettivi, oltre a vedere come inserire efficacemente questa capacità nel tuo CV.

 

Lavorare per obiettivi: cosa significa

 

Cominciamo dal chiarire questo termine sempre più usato nel mondo del lavoro e delle aziende, ma spesso non capito fino in fondo.

Lavorare per obiettivi significa organizzare il lavoro sulla base di risultati da raggiungere in tempi programmati. I due perni sono quindi gli obiettivi e le tempistiche, che devono essere concordate in partenza, praticabili e soprattutto condivise tra lavoratore e impresa.

Abbastanza semplice come concetto, dirai: cosa c’è di così complicato? La difficoltà sta nel metterlo in pratica, non solo per il dipendente ma anche per l’azienda. Lavorare per obiettivi implica uno sforzo iniziale considerevole da entrambe le parti perché le basi del progetto o della mansione sono gli elementi fondamentali per il suo successo. Questo però non sempre viene preso in considerazione dalle aziende, che trovano nel lavoratore intraprendente e nell’assegnazione di obiettivi dei facili modi per togliersi di torno questioni spinose. Eventualmente ci rimetterà il lavoratore: “vuol dire che non era all’altezza”.

Invece no: lavorare per obiettivi significa trasparenza da entrambe le parti, prefissare obiettivi efficaci e raggiungibili, supportarsi durante le varie fasi del lavoro. È in questo modo che gli obiettivi non si trasformano in un incubo, ma rimangono un valido strumento per raggiungere importanti risultati. Insieme.

 

Il lavoro per obiettivi: vantaggio o svantaggio?

 

Le motivazioni per cui ambire a un lavoro per obiettivi sono molte, ma la vera domanda è: sei portato a lavorare in questo modo?

Per le aziende si tratta di un’occasione unica perché – se ben strutturata e affidata ai giusti collaboratori – porta grandi vantaggi sia in termini di produttività, sia in termini di guadagno. Prova a pensare: se i lavoratori si impegnano in prima persona nella predisposizione della propria attività invece di occuparsi del solo dello svolgimento, la qualità del risultato sarà senz’altro maggiore perché entra in gioco la variabile personale, che è molto potente.

Inoltre, il lavoro per obiettivi permette alle aziende di focalizzarsi molto di più sui risultati da raggiungere e quindi sulla pianificazione strategica della propria attività. Questo determina un’opportunità aggiuntiva per rendere l’impresa efficiente e ottenere maggiori guadagni, non solo economici ma anche di stabilità interna e di forza lavoro.

Se guardiamo la questione dall’altra parte, cioè dal tuo punto di vista del lavoratore, il lavoro per obiettivi ha anche qui diversi punti a favore. Per prima cosa, puoi rinunciare al controllo assillante del capo, ma devi abituarti a tenere tu stesso il controllo del tuo lavoro. La responsabilità del tuo operato è semplicemente tua, quindi nessuna occhiata furtiva al tuo computer, ma allo stesso tempo dovrai dimostrare di essere affidabile e costante nel raggiungimento degli obiettivi prefissati.

L’altro grande vantaggio è senz’altro l’elasticità di orario. All’estero questa pratica è entrata in uso prima rispetto al nostro Paese e ti sembrerà un sogno – finalmente – poter andare in ufficio quando vuoi e fare la pausa pranzo senza l’ansia di tenere controllato l’orologio. Bisogna però essere onesti: questo è vero per metà. Lavorare per obiettivi non significa non lavorare, anzi, vuol dire adoperarsi in prima persona per raggiungere i risultati e organizzare il proprio lavoro per poterci riuscire. Quindi, certo, in molti casi al lavoro per obiettivi è associato un orario elastico, ma avrai bisogno di organizzare molto bene il tuo tempo (lavorativo ma anche privato) per mantenere un certo equilibrio e ottenere i risultati che si aspettano da te.

Insomma, per ogni lato positivo c’è una controparte di responsabilità. In questo tipo di lavoro la libertà è quella che ti scegli e i vantaggi sono tali solo se sei portato a lavorare in questo modo.

Se tutto questo fa per te, ora ti diamo qualche consiglio per lavorare per obiettivi ottenendo risultati.

 

Lavorare per obiettivi: da dove cominciare?

 

Lavorare per obiettivi, lo avrai capito, non è per tutti. Ma se pensi di essere la persona giusta, ecco qualche utile spunto su come lavorare per obiettivi ottenendo risultati e senza incorrere negli errori più comuni.

  1. Chiarisci gli obiettivi.
    Sono il punto fondamentale del tuo lavoro, quindi non aver timore di fare qualche domanda in più o di approfondire la questione con il tuo superiore: capire a fondo qual è il risultato che ci si aspetta da te (in termini qualitativi e quantitativi) è il primo passo per raggiungerlo.
  2. Individua i tuoi sotto-obiettivi quantitativi.
    Il modo migliore per procedere con metodo ed evitare spiacevoli sorprese è suddividere le mansioni giornalmente e per fascia oraria. In questo modo potrai avere sotto controllo l’andamento del tuo lavoro e capire quando hai bisogno di accelerare per non sforare.
  3. Distingui anche per sotto-obiettivi qualitativi.
    Quando il tempo scarseggia è difficile ottenere il miglior risultato. Eppure, questa è una condizione perenne in molte aziende, quindi il modo migliore per fare bene è fissare degli obiettivi qualitativi in linea con le aspettative. Non è sempre necessario fare il 110%: parti attenendoti a quanto richiesto dall’azienda e, se ti rimane del tempo, dedicati ad apportare delle migliorie.

4. Sfrutta il lavoro di squadra.
Sì, il lavoro per obiettivi è tipicamente al singolare, ma il confronto con i colleghi è sempre un asso importante da giocare. Anche se si stanno occupando di altri compiti, puoi ricavare interessanti spunti per il tuo lavoro. Inoltre, il sostegno sociale è fondamentale a livello psicologico: correre per un bene comune dà la forza di superare anche i più grandi ostacoli.

 

Lavorare per obiettivi: come inserirlo nel curriculum

 

Ora che hai tutte le informazioni per poter lavorare per obiettivi, parliamo un momento di come spendere questa competenza nel Curriculum Vitae.

Come abbiamo già detto, inserire questa voce nella propria presentazione è ormai quasi banale: è davvero raro non trovarla in ogni CV per qualsiasi offerta di lavoro, eppure non dovrebbe essere affatto una banalità. Come uscire quindi da questo dilemma?

Devi assolutamente inserire il lavoro per obiettivi tra le tue soft skill, ma fallo in modo personale. Evita di dirlo esplicitamente e fallo capire attraverso la descrizione delle posizioni ricoperte e dei risultati ottenuti. Cerca di fare la differenza riferendoti a casi concreti che puoi approfondire in sede di colloquio per rafforzare la tua presentazione.

Questo è senz’altro il modo migliore per non sprecare una competenza così centrale per le aziende di oggi e per avvicinarti al lavoro dei tuoi desideri.

Sei alla ricerca di una nuova opportunità lavorativa? Guarda subito gli annunci pubblicati sul nostro sito, oppure carica qui il tuo CV per essere sempre aggiornato sulle ultime posizioni aperte.

6 Maggio 2020
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