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Blog Archives

contratto stagionale
Contratto stagionale: diritti e doveri

Applicato a specifiche mansioni e attività, legate alla stagionalità ma non esclusivamente all’estate, il contratto stagionale è molto diffuso soprattutto nelle località turistiche.

Le mansioni che vengono regolarizzate con questo tipo di contratto vedono l’intensificarsi dell’attività in alcuni periodi, in risposta a fattori climatici o alle caratteristiche stesse del servizio o prodotto venduto.

Ma quali sono le attività che possono essere considerate “stagionali” e come i relativi contratti vengono trattati dalla legge italiana?

Attività stagionali: quali sono?

Le attività stagionali sono quelle attività che mostrano un aumento della domanda o necessitano di personale solo in periodi specifici dell’anno, a causa di fattori come le condizioni climatiche o la natura dei servizi o prodotti offerti.

Per essere considerata stagionale, un’attività deve registrare un periodo di chiusura di almeno 70 giorni consecutivi o 120 giorni non consecutivi durante l’anno. I settori a cui solitamente appartiene sono principalmente quello turistico, della ristorazione, dell’ospitalità e del settore alimentare.

  • Qualche esempio di attività stagionale:
  • Chiosco sulla spiaggia
  • Gelateria in località balneare
  • Albergo, b&b, resort
  • Raccolta frutta o verdura
  • Produzione alimentare specifica
  • Organizzazione di fiere, festival, concerti
  • Scuola di sci
  • Pesca commerciale
  • Manutenzione del verde

Contratto stagionale: cos’è e come funziona

Il contratto stagionale regolarizza le attività lavorative sopra descritte limitandole a un periodo specifico dell’anno, eliminando allo stesso tempo la continuità tipica di un lavoro a tempo indeterminato.

Il contratto di lavoro stagionale è una forma di contratto a termine che conserva gli standard e gli obblighi tradizionali ma che, a differenza dei contratti a termine convenzionali, non prevede una durata massima di 24 mesi. Il contratto stagionale può inoltre essere prorogato fino a 4 volte o rinnovato senza interruzioni, senza la necessità di un periodo di “stop and go” tra la fine di un contratto e l’inizio del successivo.

In alcuni casi, i contratti stagionali possono anche includere il vitto e l’alloggio o un’indennità corrispondente a queste spese.

Ferie, permessi e limiti d’orario

Chiunque svolga un lavoro stagionale gode di tutele per salvaguardare la propria salute fisica e psicologica. Queste protezioni includono ferie, permessi, riposo settimanale e limiti sull’orario di lavoro, previsti sia dalla legge che dalla contrattazione collettiva.

Il periodo di ferie e permessi è retribuito e calcolato come qualsiasi altro tipo di contratto, ma il monte ore dev’essere proporzionato in base ai periodi effettivamente lavorati. Il lavoratore può goderne durante il periodo di lavoro o farselo liquidare in busta paga al termine del contratto.

Il D. Lgs. 66/2003 prevede che i lavoratori con orario di lavoro superiore a 6 ore giornaliere abbiano diritto a una pausa retribuita, solitamente disciplinata dalla contrattazione collettiva.
In mancanza di accordi contrattuali, la pausa minima è di 10 minuti consecutivi. Tuttavia, se l’orario di lavoro giornaliero è “spezzato”, la pausa può essere inclusa nella sospensione dell’attività lavorativa, come nel caso della “pausa pranzo.”

È inoltre previsto un periodo di riposo settimanale, generalmente ogni 7 giorni, con una durata minima di 24 ore consecutive. Questo riposo si aggiunge al riposo giornaliero di 11 ore consecutive. Essendo il concetto di ” 7 giorni” flessibile, la normativa viene rispettata anche se, nei 13 giorni precedenti al riposo settimanale, ci sono state altre 24 ore consecutive di astensione dall’attività lavorativa.

Anche l’orario giornaliero deve rispettare determinati limiti. Oltre alle 11 ore consecutive già citate, il lavoratore non può eccedere le 48 ore di lavoro in 7 giorni, straordinari inclusi.

Periodo di prova, proroga, rinnovo, cessazione e diritto di precedenza

I contratti stagionali prevedono un periodo di prova, durante il quale entrambe le parti possono recedere senza motivazione.

I contratti stagionali possono anche essere prorogati o rinnovati, purché non superino il tetto delle 4 proroghe ciascuno. Nel caso le superino, è necessaria la loro conversione a tempo indeterminato a partire dalla quinta proroga.

La cessazione si verifica con la scadenza naturale del singolo contratto, a meno che non si verifichi un’eccezione grave che determini un’interruzione anticipata dello stesso.

Infine, è diritto del lavoratore godere della precedenza rispetto ad altri nel caso il datore di lavoro apra una posizione a tempo determinato per la stessa attività stagionale.

Sei alla ricerca di un lavoro stagionale? Selezioniamo diversi profili ogni mese per le nostre aziende clienti, in diversi ambiti: scopri subito gli annunci di lavoro presenti sul nostro sito oppure inviaci il tuo CV per essere sempre aggiornato sulle nuove posizioni aperte.

 

15 Settembre 2023
scatti di anzianità
Scatti di anzianità: cosa sono e come funzionano

In un contesto aziendale, uno degli aspetti cruciali per garantire la stabilità e la fidelizzazione dei lavoratori è rappresentato dagli scatti di anzianità. Per quanto spesso possano essere associati a un costo, in realtà rappresentano un vero e proprio investimento per il futuro dell’azienda stessa.

Gli scatti di anzianità, che generalmente variano da 5 a 15 nel corso della carriera di un dipendente, hanno un impatto significativo sulla sua motivazione ed efficienza e, più in generale, sulle performance dell’intera azienda. Ma cosa sono, quando maturano e, soprattutto, come si calcolano?

Cosa sono gli scatti di anzianità?

Gli scatti di anzianità, noti anche come aumenti periodici di anzianità, rappresentano un elemento essenziale nella retribuzione dei lavoratori. Si tratta di aumenti salariali che variano in base all’anzianità del dipendente all’interno dell’azienda, premiando la sua fedeltà e la sua permanenza nel tempo presso lo stesso datore di lavoro. In pratica, gli scatti di anzianità determinano un aumento in busta paga in relazione agli anni di servizio svolti presso la stessa azienda.

Tali aumenti periodici sono stabiliti dalla contrattazione collettiva nazionale, che definisce il numero massimo di scatti e il periodo di tempo entro cui devono essere concessi. Ogni contratto collettivo può prevedere scatti di anzianità con cadenza biennale, triennale o quadriennale, a seconda delle specifiche condizioni negoziate.

Quando e come maturano?

Il primo e fondamentale requisito utile alla maturazione degli scatti di anzianità è la continuità del lavoro presso la stessa azienda. Non è infatti possibile accumulare gli scatti di anzianità considerando esperienze lavorative con datori di lavoro diversi, poiché il calcolo di tali incrementi è specifico per ciascun rapporto di lavoro e la loro concessione è vincolata alla continuità dell’impiego presso l’azienda di origine.

Considerato questo importante requisito, gli scatti di anzianità spettano a tutti i lavoratori, part-time e full-time, e la loro maturazione non viene interrotta da eventi come malattie, ferie, infortuni, congedi o aspettative, nemmeno dai periodi di cassa integrazione.

In termini di valore, uno scatto di anzianità generalmente rappresenta il 4% della paga minima contrattuale stabilita per il contratto specifico applicato. Questo aumento, basato sull’anzianità del lavoratore, è un modo tangibile per riconoscere e premiare la sua dedizione e fedeltà all’azienda nel corso degli anni.

Quando non maturano?

È importante sottolineare che in alcune circostanze specifiche gli scatti di anzianità potrebbero non maturare o non essere applicabili. Uno di questi casi si verifica quando un dipendente viene promosso a una qualifica superiore all’interno dell’azienda. In questa situazione, lo scatto di anzianità che il lavoratore avrebbe accumulato viene spesso assorbito dal nuovo aumento associato alla promozione stessa. Ciò impedisce l’accumulo di un doppio aumento nella busta paga del dipendente e contribuisce a garantire una gestione salariale equa e coerente.

Inoltre, vanno considerati esclusi dal calcolo degli scatti di anzianità alcuni tipi di lavoratori assunti con contratti diversi da quelli subordinati, proprio perché il concetto di anzianità è strettamente legato a un rapporto di lavoro subordinato e continuativo con il datore di lavoro. Non sono quindi inclusi:

  • Collaboratori coordinati e continuativi
  • Lavoratori autonomi
  • Tirocinanti
  • Stagisti

Perché gli scatti di anzianità sono importanti?

Oltre ad essere previsti dai CCNL, come detto gli scatti di anzianità rappresentano un investimento e non un costo per l’azienda che li riconosce. Basati sulla lunga permanenza dei dipendenti in azienda, sono un modo per riconoscerne la fedeltà e la dedizione, un premio per l’aumento delle loro competenze nel tempo. Inoltre, grazie all’esperienza accumulata, ai “lavoratori anziani” non mancano le proposte e le opportunità di lavoro esterne all’azienda; tali scatti periodici servono anche come incentivo a rimanere all’interno dello stesso contesto e contribuire alla stabilità dell’azienda.

Il dipendente gratificato è inoltre spinto a dare il massimo sul lavoro, migliorando le prestazioni aziendali e portando a benefici economici concreti.

Come calcolare gli scatti di anzianità?

La procedura di calcolo della maturazione solitamente inizia a partire dalla data di assunzione del dipendente. Tuttavia, l’aumento retributivo correlato allo scatto di anzianità non diventa effettivo immediatamente. Per esempio, se un lavoratore è stato assunto il 1° settembre 2023 e raggiunge la maturazione che gli dà diritto a uno nuovo scatto il 31 agosto 2025, questo aumento inizierà a riflettersi nella sua busta paga a partire dal mese successivo, ovvero settembre 2024.

Come fare il calcolo?

  1. Identifica la paga minima contrattuale per la tua categoria lavorativa. Il valore dello scatto di anzianità è di solito il 4% di questa cifra
  2. Moltiplica il valore della paga minima contrattuale per il 4% e ottieni l’importo dello scatto di anzianità
  3. Determina la data di riferimento
  4. Stabilisci il numero di scatti a cui hai diritto, considerando che maturano ogni due o tre anni di servizio continuativo presso lo stesso datore di lavoro

A questo punto non ti resta che valutare se e quanti scatti di anzianità hai maturato nella tua carriera lavorativa, osservando direttamente la tua busta paga. Se, invece, sei alla ricerca di una nuova opportunità professionale, ti consigliamo di non perderti le ultime offerte pubblicate sul nostro sito e di mantenere sempre aggiornato il tuo cv.

8 Settembre 2023
Secondo lavoro
Secondo lavoro per arrotondare? Ecco come fare

A volte le spese superano i guadagni, soprattutto in quei mesi in cui gli imprevisti finanziari sembrano moltiplicarsi. Altre volte, invece, per raggiungere determinati obiettivi, è necessario acquisire nuove competenze e/o risparmiare, mettendo da parte qualche euro in più. In entrambi i casi una delle possibilità a disposizione per crescere, economicamente e professionalmente, è trovarsi un secondo lavoro.

Con un secondo lavoro arrotondare è più semplice; l’importante è sfruttare al meglio le proprie abilità e gli orari liberi per trovare un’occupazione adatta. Scopriamo cosa dice la legge a riguardo e quali sono le migliori idee per potenziare le entrate.

Secondo lavoro: quando è lecito?

Prima di cercare e trovare un secondo lavoro, è opportuno sapere quali sono i confini imposti dalla legge e quando potrebbe esserci il rischio di licenziamento dal posto di lavoro principale. Secondo una sentenza della Corte di Cassazione del 2017, il datore di lavoro non può contestare un secondo impiego del dipendente, soprattutto se il reddito principale non è sufficiente a condurre una vita dignitosa.

Tuttavia, ci sono limiti e requisiti da considerare:

  • Si può lavorare per due aziende purché appartengano a settori differenti, in modo da evitare la competizione diretta, che potrebbe danneggiare entrambe le aziende coinvolte
  • In Italia, esiste un limite massimo di 48 ore di lavoro settimanali per ogni lavoratore; questo serve a proteggere i singoli dallo sfruttamento ed esclude la possibilità di avere un lavoro full-time e uno part-time simultaneamente
  • È fondamentale rispettare il diritto al riposo settimanale di almeno 24 ore consecutive e il riposo giornaliero di almeno 11 ore ogni 24
  • Non è consentito lavorare per aziende concorrenti, per prevenire la divulgazione involontaria di informazioni, a meno che le aziende coinvolte non siano espressamente d’accordo

Queste direttive non si applicano ai dipendenti pubblici, i quali devono mantenere un rapporto di lavoro esclusivo con la Pubblica Amministrazione.

Arrotondare con un secondo lavoro: 10+3 idee

I motivi per cui trovare un secondo lavoro sono raggruppabili in 3 categorie:

  1. Aumentare le entrate, ovvero accumulare un aiuto economico prezioso per le spese mensili e/o gli investimenti futuri
  2. Aprire nuove strade professionali, ovvero acquisire nuove competenze mentre si mantiene la sicurezza economica del lavoro principale
  3. Trasformare un hobby in passione, ovvero rendere il proprio passatempo una fonte di reddito, investendo in modo costruttivo il proprio tempo libero

Qualsiasi sia la motivazione che spinge a cercare un secondo lavoro, vogliamo fornire anche una lista di 10+3 idee pratiche per arrotondare lo stipendio.

Lavori serali e weekend

Se l’orario del tuo lavoro principale è quello che occupa la maggior parte delle persone, significa che le fasce orarie serali e festive sono per te disponibili. Ecco come puoi occuparle:

1.Consegne a domicilio/rider

2.Baby sitter/baby parking

3.Addetto/a al guardaroba nei locali

4.Barman/barlady

Lavori online

A prescindere dall’orario della tua attività, puoi occupare le ore libere, siano diurne o notturne, con un lavoro da svolgere da remoto con il PC. Ad esempio:

5.Trascrittore/trascrittrice
6.Data entry
7.Dare lezioni online (strumenti, materie scolastiche, formazione specifica, ecc.)

Lavori relazionali

Se ti piace il contatto con altre persone, infine, puoi valutare l’ooportunità di trovare un secondo lavoro che includa i rapporti interpersonali e che abbia il requisito dell’occasionalità. Tra questi sicuramente spiccano:

8.Hostess/steward
9.Guida turistica
10.Animazione per bambini

3 lavori extra

Le ultime idee per arrotondare con un secondo lavoro, pur provenendo da ambiti diversi, sono accomunate dalla caratteristica di essere più inusuali rispetto a quelle appena citate:

1.Mystery shopper
2. Affitto stanza
3.Pet sitter

Secondo lavoro: rischio licenziamento?

Se il secondo lavoro rispetta tutti i punti elencati a inizio articolo, è evidente che l’attività sia lecita e non possa comportare un licenziamento.

Il rischio licenziamento per secondo lavoro avviene invece quando anche solo uno dei punti sopraelencati non è rispettato.

Ricorda che il lavoratore che accetta un secondo lavoro deve rispettare la riservatezza delle due aziende. Per quanto sia spontaneo per tutti raccontare le proprie esperienze quotidiane, anche professionali, in questo caso più che mai è importante non condividere notizie che potrebbero costituire un pregiudizio per una delle due aziende. A tal proposito, è l’art. 622 del Codice Penale che sottolinea come la violazione dell’obbligo di riservatezza costituisca reato. E chi, trovandosi un secondo lavoro, adotta comportamenti considerati gravi, può essere licenziato per giusta causa, in tronco e senza preavviso.

Stai cercando un secondo lavoro? Dai un’occhiata agli annunci pubblicati sul nostro sito e tieni sempre aggiornato il tuo profilo.

 

1 Settembre 2023
congedo di maternità e congedo di paternità
Congedo di maternità e congedo di paternità: come funzionano

Se il congedo di maternità permette alle madri di recuperare, almeno in parte, il proprio benessere psico-fisico e adattarsi alla nuova fase, il congedo di paternità offre ai padri l’opportunità di partecipare attivamente alla cura del neonato. Questi periodi, spesso retribuiti, rappresentano un passo avanti verso l’equità di genere e il benessere familiare.

Il decreto legislativo n. 151 del 26 marzo 2001, Testo Unico di maternità e paternità, riconosce il diritto di astensione dal lavoro per le neomamme e i neopapà, a specifiche condizioni. Quanto durano e come funzionano i congedi spettanti?

Congedo di maternità obbligatoria

Il congedo di maternità è il periodo imposto dalla legge italiana che assicura alla madre l’astensione dal lavoro e il riconoscimento dell’indennità in sostituzione alla consueta retribuzione.

Tale congedo corrisponde alla cosiddetta maternità obbligatoria, che si distingue dalla maternità facoltativa; quest’ultima consente alla madre di prolungare il periodo di congedo, mantenendo il proprio posto di lavoro, ma percependo una percentuale di indennità inferiore rispetto a quella ottenuta durante la maternità obbligatoria.

Hanno diritto al congedo di maternità sia le lavoratrici dipendenti sia quelle autonome, parasubordinate o libere professioniste, anche disoccupate o sospese.

Congedo di maternità: durata e importo

Il congedo di maternità, finanziato dall’INPS, si estende per cinque mesi. Questo periodo inizia due mesi prima della data prevista del parto, ma può essere anticipato in caso di gravidanze a rischio o di mansioni incompatibili. Dopo il parto, è previsto un ulteriore periodo di congedo della durata di tre mesi.

La legge consente di posticipare l’avvio del congedo obbligatorio fino al nono mese di gravidanza, purché il nascituro non sia a rischio. In aggiunta, è possibile richiedere il congedo di maternità anche dopo il parto, ma seguendo criteri specifici.

L’importo dell’indennità della maternità obbligatoria è pari all’80% dell’ultima retribuzione giornaliera, ma può arrivare anche al 100% per le lavoratrici dipendenti i cui contratti collettivi prevedano un’integrazione del datore di lavoro.

Congedo di paternità obbligatorio

Il congedo di paternità è il periodo imposto dalla legge italiana che assicura al padre l’astensione dal lavoro e il riconoscimento dell’indennità sostitutiva della retribuzione.

Dal 2021 il congedo obbligatorio è passato a 10 giorni lavorativi, retribuiti al 100%, e interessa tutti i lavoratori dipendenti e autonomi, anche coloro che si trovano in cassa integrazione e in mobilità, tranne i lavoratori dipendenti della pubblica amministrazione.

Il congedo di paternità obbligatorio può essere richiesto dai due mesi precedenti la data presunta del parto fino ai cinque mesi successivi alla nascita. Può essere goduto anche in contemporanea con il congedo di maternità della neomamma.

Congedo di paternità: casi eccezionali

Se la neomamma non è in grado di fruire del proprio diritto di maternità, il periodo di congedo obbligatorio è riconosciuto completamente al neopapà. Nello specifico avviene nei casi di:

  • Morte o grave infermità della madre
  • Abbandono del figlio o mancato riconoscimento del neonato da parte della madre
  • Affidamento esclusivo del bebé al padre

In questi casi, il congedo di paternità dura cinque mesi.

Domanda di congedo di maternità e paternità

La domanda di congedo di maternità dev’essere presentata all’INPS entro i due mesi precedenti la data presunta del parto; il termine ultimo è fissato al massimo entro un anno dalla fine del periodo indennizzabile.

La domanda di congedo di paternità dev’essere inviata, sempre tramite i canali ufficiali dell’INPS, entro i due mesi precedenti la data del parto fino ai cinque mesi successivi alla nascita.

Vuoi saperne di più sul mondo del lavoro? Continua a seguirci e non dimenticare di aggiornare il tuo profilo con il tuo cv e di dare un’occhiata agli annunci pubblicati sul nostro sito.

 

25 Agosto 2023
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JOB Just On Business è un’agenzia del lavoro con quasi vent’anni di esperienza nel settore e una rete di unità operative attiva su tutto il territorio nazionale.

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